Il falegname che salvò la navi inglesi e ispirò il primo viaggio sulla luna

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Invitiamo gli abitanti del Bazar, piano piano, in punta di piedi, a intraprendere un viaggio in quattro tappe. Cominciamo con l’entrare nell’Inghilterra del ‘700.
Abbiamo tutti, sottobraccio, un libro scritto anni fa da una bravissima scrittrice di New York, Dava Sobel, e il libro si chiama “Longitudine – la storia di un genio solitario che risolse il più grande problema scientifico del ‘700”. L’Inghilterra allora era padrona dei mari, ma non padroneggiava il calcolo della longitudine.
 La misura era imperfetta, le navi affondavano, i carichi dispersi e il bilancio in vite umane era molto, molto pesante. Fu allora che il governo inglese decise di lanciare una gara.
Il vincitore, chi avesse trovato la soluzione adeguata, avrebbe ricevuto parecchi milioni di euro di oggi. Naturalmente, si presentarono alla competizione le persone dotate di grande conoscenza: gli astronomi, anzitutto. Nevil Maskelyne, l’astronomo reale,  fu l’arbitro della gara. Tutti i partecipanti dotati di tanta istruzione erano anche provvisti di un forte senso di responsabilità, preoccupati di commettere errori e  delle loro conseguenze.
Compulsavano le mappe della conoscenza acquisita, conducevano analisi e ricerche.
Non risolsero, però, il problema. Gli astronomi ritenevano che osservando le stelle, il movimento dei pianeti e dei satelliti fosse possibile rinvenire la soluzione.
Non fu così.
Tra i concorrenti c’era una persona formalmente poco istruita, un falegname che amava molto i meccanismi degli orologi del tempo. Si chiamava John Harrison. 
Ebbene, fu lui a trovare la soluzione, col cronometro marino: ma ci vollero decenni per ammettere che Harrison era dal lato giusto.
 Per gli astronomi, Harrison era persona poco istruita, un ignorante; non si poteva dargli credito. La forza dei fatti fu tale che Harrison vinse: intanto le navi affondavano. Neil Armstrong, non molti anni fa, in un bel discorso tenuto alla Casa Bianca in presenza del Presidente, affermava che senza Harrison e il suo cronometro non saremmo mai arrivati sulla Luna.
Quest’aneddoto, mirabilmente raccontato da Dava Sobel, porta a dire che probabilmente c’è della ragione in quello che sosteneva il grande critico e scrittore inglese William Hazlitt, che visse peraltro a cavallo tra ‘700 e ‘800.
Lui diceva che le persone poco istruite sono dotate di un’inventiva esuberante, sono libere da pregiudizi e hanno una varietà di concetti, doti che lui attribuiva a Shakespeare, persona formalmente poco istruita che fece cose mirabili; e contrapponeva Shakespeare a John Milton, l’autore del Paradiso Perduto, persona con grande sapere accademico, al pari degli astronomi che avevano perso la competizione con Harrison.