Il (debole) muro della politica industriale

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Nella sala cinematografica del Bazar delle Follie si continua a proiettare “La grande illusione della politica industriale”. Nel film di Jean Renoir, “La grande illusione”, il capitano Boëldieu e il tenente

Nella sala cinematografica del Bazar delle Follie si continua a proiettare “La grande illusione della politica industriale”. Nel film di Jean Renoir, “La grande illusione”, il capitano Boëldieu e il tenente Maréchal, riescono a fuggire dal campo di prigionia tedesco. Le nostre imprese saranno altrettanto audaci e fortunate nella loro sortita dal campo di concentramento che la politica industriale è lì sempre pronta a predisporre? Le forti raffiche di vento dell’innovazione hanno causato violentissime mareggiate che hanno spazzato via tante imprese. Per salvare questo o quel settore, nei circoli della politica, delle associazioni di categoria e dei sindacati si è ripresa a coltivare l’illusione che la politica industriale con la presenza dello Stato azionista sia il muro antivento da costruire. L’approccio italiano alla politica industriale prefigura la triangolazione degli interessi tra i decisori politici e le parti sociali. Il consenso maturato tra costoro farebbe emergere le linee guida per tracciare i percorsi che i settori industriali coinvolti nel negoziato dovrebbero battere. La natura organica dell’innovazione resta preclusa a quest’approccio. Ciò che è in gioco, in nome dell’innovazione, è la spartizione della spesa pubblica tra gli interessi forti. Esperti di settore in veste di consiglieri dei gruppi politici e in quanto consulenti dei gruppi di interesse si appropriano dei benefici collaterali. Rimediare ai fallimenti privati sostenendo gli imprenditori improduttivi col denaro pubblico è il modo di conciliare, raggruppandoli insieme, gli interessi dei politici con quelli delle cosiddette parti sociali portatrici di interessi particolari. La voce di tutti costoro è così forte da occultare la realtà. L’illusione porta a credere che l’approccio top-down della politica industriale con i suoi burocratici interventi regolatori sia in grado di governare l’innovazione sottomettendola alle sue direttive. La realtà fa vedere corpi estranei, mai vista prima, che entrano nei tessuti imprenditoriali trasformandoli radicalmente. Si tratta di imprese, sorte dal nulla, come, tanto per citare i nomi più famosi, Apple, Amazon, Uber, and Airbnb. Questi imprevedibili attori sono gli invasori che in modo contro-intuitivo, sfruttando enormi opportunità non intraviste dalle imprese esistenti, penetrano nei settori industriali ridefinendoli. Il muro antivento della politica industriale è un’illusoria salvaguardia dell’economia. Mentre la creatività e la passione dei singoli invasori funzionano come un mulino a vento che sfrutta le forti raffiche dell’innovazione per dare nuova energia all’imprenditorialità.