Torre del Greco è stata messa in ginocchio dal tracollo della Deiulemar, la compagnia di navigazione locale, con 13.000 risparmiatori colpiti dal “buco” oggi stimato in 800 milioni, realizzato attraverso quello che la magistratura ha identificato nella distrazione sistematica dei fondi raccolti dalla società campana: 40 milioni attraverso emissioni supportate da “prospetto Consob” e 760 milioni da emissioni “pirata”, il tutto per quasi 40 anni. Il mezzo di raccolta “abusiva” era il “carato”: la ripartizione fra investitori privati locali, spesso il personale di navigazione stesso e le loro famiglie, attraverso la sottoscrizione di quote di proprietà delle navi, i carati, previsti all’art. 258 Cod. Navigazione.
Le navi sono state trasferite (e le relative modalità sono sotto osservazione della magistratura) a società estere non facilmente “attaccabili”e quindi oggetto di confisca, cosa che rende quasi impossibile il recupero delle navi stesse (e non è noto dove esse siano al momento, se alla fonda in acque nazionali o internazionali), che nel caso di recupero probabilmente saranno vendute come “ferrivecchi”. Una distrazione che assume i contorni della truffa, nella valutazione del comitato dei creditori, che sta considerando una azione legale collettiva (“class action”) contro Consob e KPMG, il revisore. “Non si comprende – dice l’avvocato che cura gli interessi dei creditori – come sia stato possibile consentire ad una società, per oltre 40 anni, di raccogliere capitali sul territorio, in uffici posti al centro della città (…) senza che vi fossero adeguati controlli da parte degli organismi a ciò deputati”. I ferrivecchi del mariuolo sempre in azione. Corrado Griffa Fondatore Griffa&Associati tratto da www.smartweek.it