Il Consiglio Ue ai Paesi membri: Avviare strategie di economia sociale. Parere positivo dal Cnel

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L’Assemblea del Cnel ha approvato nella seduta odierna un parere positivo sulla Raccomandazione del Consiglio europeo dedicata allo sviluppo delle condizioni quadro dell’economia sociale. È un tema che l’Unione europea ha da tempo sotto osservazione, a partire dall’Action Plan del dicembre 2021. Con la Raccomandazione del Consiglio Ue si sollecitano ora gli Stati membri a sostenere l’Action Plan, per sfruttare appieno il potenziale dell’economia sociale.
Relatore del parere in Assemblea è stato il consigliere del Cnel Bruno Molea, che ha sottolineato il valore dell’accordo politico raggiunto nell’ottobre del 2023 tra i ministri dell’Ue, da cui è nata la Raccomandazione e che hanno fissato in 24 mesi il tempo perché ciascun governo nazionale adotti o aggiorni una propria strategia di economia sociale. “L’applicazione di questa Raccomandazione – ha dichiarato Molea – è una grande opportunità di trasformazione per l’intero sistema dell’economia sociale. E non solo per i soggetti che ne fanno parte. Infatti, la vera forza dell’economia sociale risiede nella sua capacità di influenzare il sistema Paese. Per questo sostenere l’economia sociale significa sostenere la coesione sociale delle comunità”.
Il parere del Cnel sottolinea la necessità di comprendere su quali ambiti è necessario intervenire, anche individuando un soggetto specificatamente incaricato. A questo proposito la situazione italiana è deficitaria, poiché le competenze in materia sono divise tra almeno tre amministrazioni centrali. Serve inoltre, aggiunge il Cnel, un quadro normativo adeguato, mediante una legge-quadro. A mancare è anche un filo rosso per unire le tante pratiche all’interno di una chiara e unitaria visione, una cornice senza la quale ogni intervento finisce per essere episodico e parziale.
“L’economia sociale – ha sottolineato il consigliere Cnel Domenico Pantaleo – ha una grande rilevanza per le politiche di inclusione, contribuendo a superare le crescenti disuguaglianze. Nel nostro Paese operano 360 mila associazioni, 4,6 milioni di volontari, 860 mila occupati. È una delle realtà più avanzate in Europa, che genera partecipazione, fiducia e capitale sociale importante per le comunità. Occorre però un piano nazionale, coinvolgendo gli enti del terzo settore e le loro rappresentanze al CNEL”. Gli obiettivi del piano dovrebbero partire dalla definizione dei soggetti “basata – ha evidenziato Pantaleo – sui criteri di sussidiarietà, solidarietà e mutualità. Serve anche un quadro normativo favorevole e poi promozione e competenze. Il piano dovrebbe anche affrontare il nodo delle politiche fiscali, a partire dalla soluzione del problema Iva, così come vanno affrontati i temi dell’innovazione, dello sviluppo sostenibile e dell’inclusione sociale e territoriale”.