Il confronto/duello tra Bush e Biden sta confermando che, se non si riesce a far progredire una vicenda, la stessa involve da sola

Nella serata tra venerdì e sabato scorsi, in Europa e dintorni, chi avesse creduto di poter assistere al remake di qualche scontro verbale a animato in USA del tipo degli “scambi di vedute” tra i Soprano o personaggi del genere, in diretta TV o in differita, sará rimasto interdetto se non, ancor più probabilmente, deluso. È evidente che il tutto prende origine dal tanto atteso duello al microfono e alla telecamera preannunciato,
e meno male,
tra i due aspiranti alla Presidenza di quel paese. Quindi, almeno per quanto si è visto e si è ascoltato, niente più e niente meno che il frasario
in uso ancora, seppure di proporzioni diverse, in SudAmerica. Ciò ha comportato la messa in scena di siparietti dove i personaggi si sono bersagliati, esprimendosi nel vago, senza ricorrere a nessuna logica. Mario Merola e Nino D’Angelo, ai loro tempi, facevano certamente di meglio. Gli elettori americani esprimeranno la loro preferenza a novembre. Quelli francesi, la settimana prossima certamente saranno accompagnati da fuochi d’artificio molto vistosi e rumorosi. È abbastanza noto che i due candidati alla presidenza più importante del mondo non godano del pieno gradimento di entrambi le parte dell’ elettorato preso nel suo insieme. Sembra che si trovino in una condizione molto simile a quella illustrata tanti anni fa dallo sciocco di un paese. Questi, dopo le elezioni, continuava a sottolineare a chi gli avesse chiesto informazioni su suo padre che era stato appena eletto sindaco, come cio fosse potuto accadere. Nel senso che quel risultato era stato determinato dalla circostanza che nelle liste non fossero presenti i nomi di persone per bene. Volendo essere quanto più è possibile obiettivi sulla disamina delle analogie con altre campagne elettorali a stelle e strisce per l’elezione del leader, quel popolo più volte, soprattutto di recente, è dovuto scendere a compromesso con sé stesso per licenziare un candidato. Quello stesso che, in quel momento storico, dava la sensazione che fosse nelle condizioni migliori
per rappresentarli. Quasi mai quindi per strategia.Il più delle volte è avvenuto perchè quel candidato era sul carro insieme a quanti si stavano muovendo con lo spirito del tempo. Se è vero che molti di quei capi di stato di oltre oceano si erano già trovati in parziale stato di guerra, anche se non in maniera diretta ma in appoggio di alleati storici o New Entry, questa volta il coinvolgimento delle grandi potenze si sta dimostrando ancora più viscerale. Quelle stesse stanno navigando ormai da qualche anno in diversi mari in tempesta e debbono di continuo correggere il tiro della loro tecnica di guerra. Ciò perchè la stessa riesca a far sì di portare a casa almeno qualche trofeo. Tenendo in ogni modo presente che, se la stagione astronomica è appena iniziata, quella politica, nazionale e Internazionale, è ancora ferma al palo. Fino a quando, non è dato saperlo, anche di massima.