Il conflitto israelo-palestinese, l’Europa e il prezzo del gas

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in foto Giorgia Meloni e Benjamin Netanyahu

La notizia è ufficiale, in ottobre il prezzo in bolletta del gas è aumentato del 12%. Non è cosa da poco, stante il fatto che quel combustibile viaggiava giá su quotazioni sostenute. L’Arera, l’ente che monitora l’andamento dei prezzi delle energie in Italia, sabato ha fatto sapere che tale incremento si è verificato per la concomitanza di diversi eventi negativi, tra cui un guasto alla conduttura di quel combustibile che attraversa i Paesi Baltici. Si sarà chiesto a quel punto l’insegnante di Forlimpopoli come ciò sia potuto accadere. Più precisamente, come sia possibile che nell’anno di (dis)grazia 2023 un evento che si può definire senza esitazione marginale (un guasto tecnico), possa riuscire a condizionare, seppure non da solo, il prezzo di qualcosa di uso diffuso e comune sia a livello familiare che a quello industriale. Come tale incidente di… percorso, la definizione calza a pennello, abbia potuto assumere la valenza innanzi descritta, induce a trarre la conclusione che il Paese è ancora lontano da una conclusione della sua crisi energetica. Ciò nonostante il particolare impegno del Governo e dell’ ENI nell’ultimo triennio per allentare il vincolo della dipendenza energetica dalla Russia. Allo stato esso è ancora pesante e tale condizione induce a formuiare alcune considerazioni che, se non mettono ansia, arrivano piuttosto vicine a quell’ effetto. Un altro motivo di agitazione, probabilmente più forte e quindi da cercare di prevenire per tempo, è originato dall’ altra guerra in corso, quella di Israele contro Hamas. Come per l’ “esercitazione militare speciale”, così Putin definì l’invasione dell’ Ucraina, il resto del mondo si affrettò a definirla guerra nel senso più autentico del termine, così per quella che Nethanyau continua a definire “risposta” alla pur orrenda azione terrorista di Hamas del 7 ottobre si deve definirla guerra non solo nei confronti di quella organizzazione sanguinaria, ma anche dell’intero popolo palestinese. Con il passare delle settimane, chi appena stesse seguendo lo sviluppo di quella situazione, si starà convincendo che la risposta di Tel Aviv, a quasi un mese da quel tragico evento, ha fatto si che venissero riconsiderate le effettive responsabilità dei contendenti. Seppur con disappunto, è doveroso tenere nel dovuto conto che in tutto l’Occidente sta montando una forte onda di antisemitismo. In conclusione e a colpi d’ascia, non è azzardato né difficile accettare l’idea che l’opinione pubblica mondiale sia divisa in parti all’incirca uguali tra chi sostiene la causa di Israele e chi quella Hamas. Quali si stanno rivelando le conseguenze di tutto ciò sull’Occidente, più specificamente sulla EU e in particolare per l’ Italia? L’elencazione dei fatti appena esposta porta senza ombra di dubbio a una conclusione del tutto sgradevole per gli italiani e gli altri europei. Il Piano Mattei, che ha avuto proprio negli ultimi giorni il via libera del Governo, con molta probabilità troverà ostacoli sul suo percorso. E pensare che gli stessi, qualche mese fà, non erano stati presi in considerazione nemmeno per eccesso di prudenza dalla Premier Meloni e dai suoi entourage politico e tecnico. Nell’attuazione di quel piano il tempo gioca un ruolo primario. L’ inverno nel settore occidentale del pianeta è ormai alle porte e senza dubbio alcuno il fabbisogno di gas per il riscaldamento è destinato a aumentare e con esso il prezzo, nel caso nel frattempo la disponibilità di quel prodotto non sarà stata aumentata. In una contingenza del genere solo gli incrementi di fornitura che potrebbero scaturire dall’ operatività di quel Piano aiuterebbero in maniera efficace il mercato a raggiungere una sufficiente stabilità dei prezzi degli idrocarburi. Il vulnus di tale costruzione teorica è che la EU è supporter dichiarata di Israele. Non così, anche se in ordine sparso, i paesi africani e mediorientali individuati come potenziali partner del Piano Mattei. In questi casi in campagna sono soliti dire che a causare una complicazione del genere è stato qualche diavolo. Più precisamente che uno di quegli esseri malefici ha messo la coda in mezzo alla serie di eventi negativi concomitanti prima accennati. Probabilmente né per essi, né per gli eventi atmosferici anomali che stanno stravolgendo il mondo – ora sta toccando all’ Italia – la colpa è attribuibile all’opera di uno solo o della intera, ipotetica loro accolita che popola gli inferi. È molto più verosimile, i fatti lo dimostrerebbero, che si siano invertiti i termini della nota espressione: “errare è umano, perseverare è diabolico”. Non si potrebbe spiegare diversamente l’ atteggiamento assunto da Netanyahu, che definire intransigente, disumano e di non comune testardaggine non rende l’effettiva dimensione della sua dissennatezza. Quella improbabile imitazione di un padre della patria risponde picche a un invito dei leaders occidentali a far cessare il fuoco del suo esercito. Altrettanto lo stesso non accetta di essere collaborato realmente in tal senso dal resto del mondo. Sarebbe, ma purtroppo non si può, interessante venire a conoscenza dei commenti della Signora Golda Meir o del Generale Moshe Dayan sull’ operato del Premier attuale. Con buona probabilità non si limiterebbero a affermare che uomini e diavoli si sono scambiati i ruoli, ma aggiungerebbero sconfortati che, dalla loro dipartita, la cosiddetta “Questione palestinese” non ha fatto passi avanti. Anzi, ha seguito il trend che in genere adotta il genere umano: quando questo non può progredire, non resta nello stato dov’è arrivato, addirittura regredisce. Se mai succedesse, sarebbe come la ciliegina sulla torta.