Il binomio Arte & Impresa raccontato dal curatore Marco Tagliafierro, come volano culturale, etico e sociale

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in foto Marco Tagliafierro foto di Matteo Azzali

di Azzurra Immediato

Arte & Impresa è una diarchia le cui radici affondano nell’epoca moderna e che, oggi, sta tornando di grande attualità grazie alle intuizioni capaci di fondere un certo tipo di committenza e gli artisti. La Campania, senza dubbio, si afferma tra i luoghi topici legati a tale tradizione che, nel tempo, è andata perdendosi in parte. Tuttavia, proprio da un curatore lombardo ma di origini campane, tale visione ha ripreso una forma importante, di vera e propria fucina di un nuovo dialogo tra artisti ed imprese. Marco Tagliafierro – il cui nome svela la sua genesi familiare – opera in questa dimensione da moltissimi anni: critico d’arte e curatore indipendente, il suo percorso di ricerca si è focalizzato sul rapporto tra arte contemporanea ed impresa, gemmando collaborazioni con diverse aziende tra cui, Audi, Cartier, Vivienne Westwood, solo per citarne alcune, in collaborazione con Nicoletta Rusconi Art Project. L’attenzione per le ricerche intraprese dai giovani artisti ha sempre assunto una totale centralità all’interno della sua attività curatoriale, sfociando anche nella collaborazione con premi per l’arte e nel ruolo di curatore televisivo per SKY e riviste di settore, come Abitare, Dove, GQ o quotidiani quali La Repubblica, ed Avvenire, mentre oggi approfondisce l’universo arte per Artforum, Flash Art, Zero Magazine. In occasione di alcuni suoi nuovi progetti, tra cui alcuni legati a quella che definisce “la possibilità di interagire con lo straordinario caleidoscopio di culture che Napoli esprime, insieme con gli architetti Simona Marzoli e Fabrizio Bertero” abbiamo scelto di porgli alcune domande per comprendere meglio la dimensione complessa ed affascinante che lega il mondo delle imprese con quello dell’arte.
Azzurra Immediato: Marco Tagliafierro, Lei ha votato una ampia parte della sua ricerca curatoriale guardando al mondo delle aziende, sviluppando progetti in grado di unire armoniosamente l’arte con le imprese. Due universi apparentemente distanti che, al contrario, Lei è riuscito a far dialogare. Ci racconti come è nata questa felice comunione.
MarcoTagliafierro: Affascinato dalla vastissima letteratura che testimonia l’assidua frequentazione da parte degli artisti di laboratori artigianali e di strutture produttive industrializzate, ho deciso, più di dieci anni or sono, di impegnarmi in prima persona in un percorso volto all’attivazione di occasioni di interscambio tra arte e impresa, un confronto diretto da cui scaturiscono idee e si mettono a frutto punti di vista diversi; questo a patto che l’artista e l’azienda siano interessati alle medesime materie.
A.I.: In che maniera un progetto che anima la dimensione Arte & Impresa si relaziona con gli artisti ed il più ampio ‘sistema artistico tradizionale’?
M.T.: La collaborazione tra un gruppo di artisti e un’attività produttiva, sia di tipo artigianale, sia di tipo industriale, può risultare proficua se intesa come azione volta all’esplicitazione delle proprietà latenti della materia oltre la disponibilità del materiale. Del resto, originariamente, l’azione dell’artista riuniva tutte le attività umane frutto di ingegno e di abilità manuale e tecnica rivolta alla materia. L’arte è di fatto un’interfaccia perfetta tra pensiero e τέχνη (téchne), tra indicibile e abilità tecnica o tecnologica. Per uno o più artisti il rapporto con l’azienda può essere importante non solo come confronto esperienziale ma anche e soprattutto come confronto culturale tra diverse modalità operative organizzate intorno a un focus diretto sulla materia.
A.I.: Il legame Arte & Impresa entra a far parte di una sfera che sembra afferire al concetto di ‘Art Thinking’. Lei, in veste di curatore, come riesce a far dialogare le imprese, il mondo imprenditoriale con il pensiero artistico? Quali sono le dinamiche che pone in atto?
M.T.: Nell’ambito di una modalità operativa come questa le aziende mettono in gioco tutto il loro know how nel confronto con gli artisti, allo scopo di mettere alla prova la loro tecnologia investigandola da punti di vista inediti, da angolature inusuali, quelle proposte, appunto, dagli artisti che riescono sempre a sbloccare meccanismi produttivi che si sono andati ossidando nel tempo.
A.I.: Tra i progetti che sta portando avanti in questo periodo, certamente vi è la mostra 10×100 per la Giovanardi Spa, ce ne racconti di più.
M.T.: “10×100” è un progetto che porta a maturazione un processo di consapevolezza sulla necessità di un confronto tra arte e impresa, una presa di coscienza che ho acquisito nel corso degli anni e che ho accettato di co-curare con la dottoressa Martina Cavallarin, su proposta di Massimo Giovanardi. “10×100” esprime un focus interessante circa il concetto di interdipendenza tra intuizione creativa e ricerca tecnologica; questa mostra può essere intesa come un esperimento volto ad analizzare più da vicino ciò che sappiamo ormai da molto tempo ma che deve essere esperito fino in fondo: ovvero che l’atto creativo dipende spesso da una scoperta scientifica e viceversa. Si tratta di universi paralleli che entrano osmoticamente in contatto. L’azienda Giovanardi è un laboratorio perpetuo e per gli artisti mettere in risonanze le loro idee con tutto quel sapere è stata un’ esperienza galvanizzante.
A.I.: Il futuro dell’arte è nel binomio ‘Arte & Impresa’? Quali sono i progetti prossimi futuri che la vedranno impegnato in prima persona?
M.T.: Il futuro si configura senz’altro nella tensione volta ad attivare con gli artisti delle aree ricerca e sviluppo permanenti all’interno delle imprese. Gli artisti sono in grado di apportare un contributo innovativo incomparabile. Grazie all’alterità di sguardo che sono in grado di mettere in campo.
Ecco, dunque, che nel solco di quanto, spesso, il pensiero comune ha diviso, così come talune scelte politiche, oggi, Marco Tagliafierro dimostra la fattibilità di quanto potrebbe apparire un’utopia e che, naturalmente, grazie al potere dell’arte, si configura come una strada, un percorso salvifico, etico e sociale, capace di generare un ripensamento del nostro vivere, mediante la liaison non pericolosa, tra Arte & Impresa, in quella che è la favolosa Campania Felix e non solo.

Marotta & Russo
Welcome to Someday, 2019
Una solida struttura in acciaio sostiene le lettere in acciaio specchiante che si rendono perimetralmente luminose attraverso un impianto d’illuminazione a led gestito da un temporizzatore
700 x 200 cm
Courtesy gli artisti
Opera prodotta da Giovanardi Spa
Crediti fotografici Fosca Piccinelli
Daniele Milvio
Altare per divinità storicizzate, 2019
D’apres illustrazioni di Tiger Tataishi su progetto grafico di Ettore Sottsass
Base in acciaio predisposta a contenere acqua. Struttura in acciaio lucido e spazzolato.
Impianto elettrico schermato e isolato che alimenta 3 tubi al neon circolari blu concentrici e 5 lampadine a incandescenza colore rosso.
Sono presenti nell’opera anche due scompartimenti “segreti”
120 x 110 x h 200 cm
Courtesy l’artista e Galleria Federico Vavassori.
Opera realizzata da Giovanardi Spa su progetto di Daniele Milvio
Credito fotografici Fosca Piccinelli