Il Bello e Ben Fatto vince nel mondo

239

Cosa sono i prodotti del “bello e ben fatto”? Sono quei beni di consumo – più di 450 eccellenze – che l’Italia esporta a prezzi medio-alti e che si contraddistinguono per design, cura, qualità dei materiali e delle lavorazioni, contribuendo a diffondere nel mondo l’immagine dello stile di vita italiano.
Sono al centro della decima edizione di “Esportare la dolce vita”, il rapporto realizzato dal Centro Studi di Confindustria con il sostegno di Sace Simest e in collaborazione con Confindustria Ceramica, Cosmetica Italia, Federalimentare e Ucina, che quest’anno si focalizza sul potenziale di questi prodotti sui mercati esteri, per comprendere su quali aree geografiche e settori le aziende devono puntare.
Per questo particolare segmento di prodotti finali, che rappresenta il 10% del nostro export ma con un valore economico del 15% sul totale, l’Italia è campione di qualità e si attesta al terzo posto nella classifica internazionale degli esportatori. Queste eccellenze del made in Italy valgono, infatti, 86 miliardi di euro di export nel mondo e sono trasversali a tutti i principali comparti. La classifica vede ai primi posti il Tessile-Abbigliamento, il Food e l’Arredo seguiti da Pelli, Occhiali e Calzature, ma anche poi da settori come la Chimica-Farmaceutica, Vetro-Ceramica, Nautica e Motoveicoli.
La novità per questi beni è che il CsC stima un ulteriore potenziale di export di quasi 45 miliardi, di cui 33,5 mld verso i paesi avanzati e 10,9 verso gli emergenti. I paesi avanzati cui le imprese devono guardare sono: Stati Uniti (8,2 miliardi di euro), Germania (3,3 miliardi), Giappone (2,6), Regno Unito (2,5 miliardi) e Francia (2,1 miliardi). Tra le economie emergenti i mercati principali risultano Cina (3,3 miliardi di euro), Emirati Arabi Uniti (1,3 miliardi), Qatar (0,8 miliardi), Arabia Saudita (0,8 miliardi) e Russia (0,6 miliardi). Stati Uniti, Cina e Germania sono quindi i principali mercati per opportunità di export delle nostre imprese.
Quali i rischi di mercato invece? I principali paesi competitor produttori di beni BBF sono la Svizzera e il Giappone per numero di beni di eccellenza prodotti e Francia e Svizzera per quota di mercato posseduta.
Anche le crescenti spinte protezionistiche rischiano di danneggiare molti comparti del made in Italy e di ridimensionare il loro potenziale di crescita verso numerosi mercati di sbocco, USA in primis. Seppure l’Italia non sia per ora tra i paesi più colpiti, alcuni prodotti legati al BBF ne sono già risultati danneggiati.
Per trasformare l’export da potenziale in effettivo sono necessarie alcune azioni: ampliare gli accordi commerciali di libero scambio perché sono le Pmi a beneficiarne maggiormente, allargare la presenza del made in Italy sulle piattaforme di e-commerce alzando la percentuale delle vendite online, e infine contrastare i fenomeni dell’italian sounding e della contraffazione che colpiscono di più proprio i prodotti BBF.