Ice, domani la missione imprenditoriale guidata da Gentiloni in Tunisia

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Si apre domani, lunedì 9 maggio, la missione imprenditoriale italiana in Tunisia guidata dal ministro degli Esteri della Cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni. L’evento – organizzato da Confindustria, Ice-Agenzia, Ani e gli altri membri della Cabina di regia per l’internazionalizzazione, con il patrocinio dei dicasteri dello Sviluppo economico e degli Affari Esteri – vuole essere un’importante occasione di rilancio ed approfondimento delle opportunità commerciali e di investimento che il mercato tunisino offre alle imprese italiane. L’iniziativa economica è rivolta nello specifico ai settori dell’agricoltura, meccanica agricola e tecnologie per la trasformazione alimentare; infrastrutture e costruzioni; energie da fonti rinnovabili. L’obiettivo della missione sarà quello di approfondire le opportunità di imprese offerte dal mercato tunisino in queste filiere, non solo in termini commerciali ma anche di partnership industriali e di investimenti. 
L’arrivo della delegazione è previsto questa sera, domenica 8 maggio, mentre i lavori avranno inizio a Tunisi la mattina di lunedì 9 maggio, con l’organizzazione di sessioni tecniche di approfondimento sulla legislazione tunisina e sui settori oggetto della missione; seguirà il Business Forum Italia-Tunisia, dedicato alle relazioni politico-economiche tra i due Paesi ed alle opportunità di collaborazione e di investimento offerte dal mercato tunisino. Nel pomeriggio saranno previste sessioni di incontri bilaterali volti ad avviare contatti operativi e ad esplorare possibili aree di cooperazione. Secondo i dati diffusi dall’istituto assicurativo-finanziario Sace, la bilancia commerciale italiana registra un attivo stabile verso la Tunisia. 
Nel 2015 le esportazioni italiane hanno superato i 3 miliardi di euro ma si sono ridotte del 7,8 per cento rispetto al 2014. I settori principali dell’export italiano sono stati moda (19 per cento), prodotti della raffinazione (16 per cento), prodotti siderurgici (15 per cento) e della meccanica strumentale (11 per cento). Le importazioni dalla Tunisia sono aumentate del 4,4 per cento, costituite per lo più da prodotti tessili e alimentari. L’Italia è tra i principali investitori stranieri in Tunisia, insieme a Francia, Germania e Gran Bretagna. Nel paese sono presenti circa 750 imprese italiane, attive soprattutto nel settore tessile e dell’abbigliamento. Da segnalare anche la presenza di gruppi industriali italiani nel settore energetico, del trasporto, della metallurgia, delle costruzioni. 
Il 2016 si è aperto con un rimpasto di governo che ha consolidato l’alleanza tra laici di Nidaa Tounes e islamisti moderati di Ennahda. Le difficili condizioni dell’economia tunisina sono alla base dei ricorrenti scioperi e dell’inasprimento delle tensioni sociali. Rimane alta l’allerta terrorismo dopo i tre attentati del 2015. La perdurante instabilità in Libia, infine, provoca una costante situazione di tensione lungo la frontiera ed espone il paese a rischi di infiltrazioni terroristiche nel proprio territorio. La serie di shock – attentati terroristici, tensioni sociali, incertezza politica – che il paese ha subito recentemente hanno rallentato la stabilizzazione economica tunisina. La crescita economica ha subito un rallentamento nel 2015 per il calo dell’attività nel turismo, la bassa domanda manifatturiera e mineraria. La disoccupazione resta elevata, attorno al 15 per cento, con ripercussioni negative anche in termini di consenso verso l’attuale governo. 
Il deficit di partite correnti è stimato al 9 per cento del Pil nel 2015. Il deficit pubblico è invece stimato oltre il 4,5 per cento con previsioni di miglioramento a partire dal 2017. La Tunisia ha concluso positivamente a dicembre uno stand-by arrangement con il Fondo monetario internazionale (Fmi). Un nuovo programma di sostegno dell’Fmi da 2,8 miliardi di dollari è in corso di approvazione. Lo stato, inoltre, è impegnato nell’adottare gli interventi necessari al rafforzamento del sistema bancario. Le principali criticità riguardano la debole qualità degli asset e i livelli di capitalizzazione limitati, in particolar modo per quanto riguarda le banche pubbliche. La strategia di consolidamento di queste ultime prevede la creazione di una “Bad Bank” preposta all’assorbimento dei prestiti no performanti dai bilanci bancari. Tradizionalmente il paese ha un atteggiamento favorevole verso gli investimenti esteri e il quadro operativo è positivo. Burocrazia e corruzione restano ostacoli significativi, soprattutto nei rapporti con il settore pubblico. Le violenze in Libia potrebbero produrre ricadute negative sul contesto di sicurezza soprattutto nelle aree frontaliere 
Nel corso del 2015 la Tunisia ha subito tre gravi attentati terroristici. Il primo il 18 marzo al Museo del Bardo: due giovani, armati di kalashnikov, sono entrati nella struttura che si trova vicino all’Assemblea dei rappresentanti del popolo tunisino (Arp), il parlamento di Tunisi. Il bilancio dell’attentato è di 24 morti tra cui quattro cittadini italiani. A rivendicare l’attacco è stato Daesh (acronimo arabo per Stato islamico in Iraq e Siria). Il secondo attentato è avvenuto il 26 giugno, quando un giovane armato e addestrato nei campi dello Stato islamico di Sabrata, al confine tra Libia e Tunisia, ha vuotato il caricatore del suo fucile nella spiaggia dell’albergo Marhaba Riu, nel resort turistico di Susa (Souse), sparando a sangue freddo contro i presenti. Il bilancio è stato di 38 morti, tutti turisti stranieri. Il terzo attentato terroristico è avvenuto il 24 novembre a Tunisi, a pochi metri dal ministero dell’Interno, ai danni della Guardia presidenziale: un kamikaze si è fatto esplodere al passaggio dell’autobus che stava trasportando le forze di sicurezza, provocando la morte di 12 persone. 
Più recentemente, un gruppo di oltre 50 terroristi ha lanciato un attacco contro Ben Guerdane, ultima città tunisina prima della frontiera libica. Secondo l’ultimo bilancio ufficiale dell’attacco, 19 persone sono morte tra agenti di polizia, militari e civili e altre 17 sono rimaste ferite. Circa 49 terroristi sono stati uccisi e altri nove catturati, secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno e della Difesa. Lo scorso 22 marzo le autorità hanno prolungato di altri tre mesi lo stato di emergenza su tutto il paese, proclamato dopo l’attacco suicida di novembre. Durante il periodo di stato di emergenza le autorità possono limitare “la circolazione di persone e autoveicoli”; vietare scioperi e manifestazioni; introdurre nuove regole sul permesso di soggiorno, vietandolo a tutti coloro che intralciano l’azione delle pubbliche autorità; e procedere al fermo di persone o al sequestro dei loro beni, per garantire la sicurezza della nazione. 
Lo scorso primo aprile le autorità degli Stati Uniti hanno emesso un nuovo avviso relativo alla Tunisia in cui invitano i propri cittadini a non recarsi in alcune zone del paese. La nota del dipartimento di Stato Usa è stata diramata dopo la serie di attacchi terroristici avvenuti lo scorso mese nell’area di Ben Guerdane, al confine con la Libia. “L’ambiente di sicurezza in alcune città e governatorati è fluido e imprevedibile”, riferisce il dipartimento di Stato, indicando le aree al confine con l’Algeria (Jenouba, Le Kef e Kasserine), con la Libia (Ben Guerdane e Medenine) e della Tunisia centrale (Gafsa e Sidi Bouzid) come particolarmente pericolose. “Viaggiare in queste zone è permesso solo con l’autorizzazione del personale del governo degli Stati Uniti”, sottolinea l’avviso, invitando i cittadini statunitensi a prestare attenzione anche a eventuali sequestri di persona.