I mutamenti del clima e le oscillazioni del mercato

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“Non ci sono più le mezze stagioni”, osservava la casalinga di Voghera fino alla fine del secolo scorso. Gli ha fatto eco dall’inizio dell’anno l’idraulico di Latina. Questi ha affermato che è come se le stagioni fossero finite in quegli apparecchi da cucina che, in breve tempo, riducono i prodotti versati nel loro contenitore in una forma di denso impasto. Di esso non si riesce a comprendere da quali sostanze sia stato ottenuto. Il senso di tale introduzione è che, attualmente, stanno scomparendo anche le 4 stagioni, da tempi lontani legate a fenomeni climatici. Gli stessi che andavano ripetendosi nel tempo con i lori caratteri distintivi, confermati di anno in anno, talvolta addirittura più evidenti.
È facile immaginare che quanti si dedicassero alla produzione e al commercio dei prodotti della terra, molte volte facendone il proprio testimone generazionale, avevano messo a punto strategie che permettevano loro, tutto andando bene, di ricavare il massimo dalle loro colture. Come ogni bel gioco, anche quello appena descritto da qualche anno ha iniziato a far trasparire le sue debolezze. Oggi, se si fa una disamina seria, ci si accorge che neanche le cosiddette “epoche”, di solito tre, in cui, a seconda della varietà, si stabiliva la raccolta di uno stesso prodotto vengono più rispettate. Per ciascuna delle varietà che producevano il meglio non nella stessa epoca, si organizzava il lavoro tenendo ben presenti i vari mutamenti del clima, considerando e tenendo conto che l’evento atmosferico straordinario poteva presentarsi spesso senza alcun preavviso. La descrizione di come siano andate fino a ora le cose, ha ricevuto diversi approfondimenti. Tenendo volutamente da parte le considerazioni sugli snaturamenti organolettici che conseguono agli andamenti accennati, è fondamentale approfondire in maniera scientifica quali siano le storture provocate dai fenomeni legati alla domanda e all’offerta secondo le richieste del mercato. Arrivata a tal punto l’analisi, gli agricoltori non possono augurarsi altro che una divinità lì assista. Più volte dallo spazio dedicato dalle pubblicazioni all’agricoltura e alla conservazione dell’ambiente, chi era di turno a condurre la tribuna o qualcosa di equivalente, non si è trovato sempre a suo agio. Riaffermando che l’ordine naturale di ogni fenomeno, se distorto, porta danni considerevoli all’interno delle popolazioni.
Celebrati i riti scaramantici, si adoperi per riportare il mondo a un livello più umano, quindi semplice e certamente più adatto per essere vissuto.