Ieri si è fatto riferimento ai recentissimi dati dell’Open Society Barometer, Settembre 2023 nell’articolo de il denaro.it. Democrazia e diritti umani, equità e giustizia: le priorità delle persone, potere e politica (qui)
Per saperne di più: osf.to/OpenSocietyBarometer
TEMI TOCCATI ieri
- DEMOCRAZIA E DIRITTI UMANI – DIRITTI UMANI SONO ANCORA VALIDi
- EQUITÀ E GIUSTIZIA – POCHI PROGRESSI
- LE PRIORITÀ DELLE PERSONE – È PERSONALE
- POTERE E POLITICA – UNA SPINTA ALL’INCLUSIONE
Lanciato nel settembre 2023, il Barometro della Società Aperta serve a verificare la realtà a livello globale, interrogando ogni anno le persone sulle questioni che interessano la loro vita, le loro comunità, i loro Paesi e il mondo intero e su come affrontarli al meglio.
Si è visto che l’indagine di quest’anno si basa su sondaggi rappresentativi in 30 Paesi, che tengano conto della diversità geografica, economica e politica, questi Paesi hanno una popolazione complessiva di 5,5 miliardi di persone. In ogni Paese, è stato sondato un campione statisticamente rappresentativo di 1.000 persone adattando le domande ai contesti nazionali, laddove appropriato, e fornendo le definizioni di parole chiave come “salute” e “sicurezza”, fornendo definizioni di parole chiave come “democrazia” e “autoritarismo”.
- Oggi, invece, come si evince dal titolo, si fa riferimento alla realtà italiana estraibile, per quanto possibile, da un’ indagine focalizzata per il mondo intero, seguendo il percorso che, in maniera riuscita, è stato operato, pochi giorni fa, dalla comunicazione specializzata, da il Sole 24 Ore, a firma di Angelica Migliorisi, che, per così dire, naviga, ancora più in profondità per scrutare come gli italiani/e dei “millenials” – dal 1981- e dei “centennials” – dal 1997 – come vedono la democrazia secondo l’open society barometer di settembre 2023. Quelle due generazioni sono “più inclini a un leader forte rispetto ai genitori e ai nonni e meno convinti che i sistemi democratici siano preferibili ad altri”, personalmente secondo un visione ottimistica, oppure è un vero e proprio tonfo secondo una visione che non lo è. Comunque tra i giovani il gradimento della democrazia “vacilla”
da Il Sole 24 Ore (Angelica Migliorisi):
“Can Democracy Deliver?” (tradotto, “La democrazia può dare risultati?”), promosso dal think-thank Open Society e diffuso oggi, 12 settembre. Tra maggio e luglio scorso, i sondaggisti di Savanta, società inglese di spicco nel settore delle rilevazioni, e il suo partner ucraino, Gradus Research, hanno intervistato 36.344 persone nell’ambito di un gruppo rappresentativo di 30 Paesi in tutto il mondo con una popolazione complessiva di oltre 5,5 miliardi, con l’obiettivo di tracciare un quadro dei loro atteggiamenti, preoccupazioni e speranze per il futuro.
I tre prossimi paragrafi sunteggiano con grande perizia la situazione
- I giovani e la democrazia
Tra le rilevazioni più interessanti del Barometro spicca la forte correlazione tra età e fiducia nella democrazia. In Italia, tra gli over 56enni, il 26% è favorevole a un leader forte che elimini assemblee ed elezioni. Nella fascia 36-55 anni, la percentuale sale al 32% e tra i giovani (18-35) arriva, addirittura, al 33%. Tuttavia, va sottolineato che, in tutte le fasce di età, prevalgono i favorevoli ai sistemi democratici. I ragazzi, inoltre, appaiono meno convinti (57%) degli adulti (71%) che la democrazia sia preferibile a qualsiasi altra forma di governo.
Di generazione in generazione si abbassa, poi, la percentuale di quanti giudicano positivo vivere in un sistema democratico: 75% per gli over 56, 74% per i 36-55enni, 72% per i 18-35enni. I ragazzi italiani, poi, sono più propensi dei loro padri e nonni all’imposizione della legge marziale: il 23% si dice favorevole a questa possibilità, contro il 18% della fascia 36-55 e il 10% degli over 56 (i contrari sono rispettivamente il 44%, il 55% e il 73%). - La democrazia resiste
Nei Paesi selezionati, i sistemi democratici continuano a esercitare un certo fascino, ma la convinzione sulla loro capacità di produrre effetti concreti inizia a scricchiolare. Mediamente, l’86% del campione vuole vivere in uno Stato democratico, ritendendolo in grado di generare soluzioni per le sfide comuni: di fronte a 10 item, tra cui la costruzione di scuole e ospedali, la protezione dell’ambiente e la riduzione della criminalità, gli intervistati non hanno dubbi: i regimi autoritari sono meno abili delle democrazie nella soddisfazione di questi bisogni, fatta eccezione per un 20% che li giudica in grado di “fornire ciò che i cittadini vogliono”. In Italia, è il 91% degli intervistati ad affermare l’importanza di vivere in un Paese democratico. - Un intervistato su due teme la fame
Sul fronte dei diritti umani la situazione non è molto diversa. Il 72% li considera una “forza per il bene” nel mondo e il 71% concorda sul fatto che “riflettono i valori in cui credo”. Tuttavia, a essere messa in discussione è soprattutto la capacità dei leader di ottenere risultati a livello nazionale, in una fase storica in cui un intervistato su due (49%) si dice preoccupato di non riuscire a mettere il cibo in tavola. Un’angoscia, quest’ultima, che per il 14% degli italiani, lo scorso anno, è stata quotidiana”.
I punti chiave (individuati da il Sole 24 Ore)
* I giovani e la democrazia
* La democrazia resiste
* Un intervistato su due teme la fame
*Lo spettro della violenza politica
*Italiani più sforzi per i Paesi poveri
* Corruzione, climate change, povertà: le grandi paure di questi anni