I mille volti della violenza: donne segregate in casa

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La violenza a danno delle donne per mano maschile, assume molti volti, spesso subdoli e silenziosi, che si consumano tra le mura domestiche talvolta per anni, tra la quotidianità e l’omertà. Un’altra faccia della violenza riguarda le donne segregate in casa. Prigioniere degli uomini. Prigioniere tra le mura di uno dei luoghi che dovrebbe essere di conforto e di protezione: la propria casa. Isolate dalla società. Zero rapporti affettivi. Private di ogni fonte economica. Una gabbia di dolore che imprigiona la donna. In molti casi, le donne, sono costrette a vivere nella penombra, con tapparelle continuamente abbassate: la loro presenza deve divenire ombra. Un individuo che col tempo la società dimentica, ignora nella sua esistenza. Tra le mura domestiche, la donna diviene totalmente assoggettata, soggiogata dal potere maschile, mascherato da affetto e da amore. Una violenza fisica, psicologica ed economica, senza precedenti. Aguzzini, sadici, freddi, spietati e malati. Molteplici sono le sfaccettature mentali di un uomo che imprigiona la propria compagna. Si tratta nella maggioranza di casi di un narcisismo maligno patologico. Il comportamento che viene adottato emotivamente è distruttivo, manipolatorio e seduttivo, col fine unico di prosciugare la vittima di ogni energia vitale, facendola cadere in una spirale di dipendenza affettiva e di impotenza. Totalmente assente in questo uomo il senso di colpa. Segregare e torturare, comporta anche un disturbo antisociale di personalità. Un aspetto sadico, si riscontra dove la violenza è accompagnata da torture, l’obiettivo è quello di annientare la vittima sia fisicamente che psicologicamente, con deumanizzazione della vittima e con sofferenza. Donne vittime dell’ossessione e del possesso maschile. Uomini che colpiscono le donne. La strage delle donne continua nel nostro Paese con una frequenza terribile. Il rapporto diffuso del Ministero degli Interni, conta dal 1 gennaio al 12 novembre di quest’anno 102 vittime donne, di cui 82 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 57 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. I numeri umiliano e spaventano. Otto vittime al mese nel duemilaventitrè. Aumentano anche gli accessi al Pronto Soccorso per le donne vittime di violenza, in particolare per le donne straniere giovani. Crescono i contatti al numero antiviolenza e stalking, 1522. 36.706 le chiamate al numero gratuito rivolto alle donne vittime di violenza, oltre il picco registrato nel 2021: l’anno nero della pandemia. Nella maggioranza dei casi la violenza ha il volto del marito o di un ex partner e colpisce nella maggioranza dei casi nella fascia d’età dai 31 ai 45 anni d’età. Molto spesso a chiamare sono donne che non hanno la percezione di essere vittime di violenza. Da Nord a Sud, dalle città alle periferie, il fenomeno della violenza sulle donne, connota numeri spaventosi e in continuo aumento. Persone dietro i numeri, storie individuali e uniche dietro i dati e questo non bisogna mai dimenticarlo, resta però che i dati sono impressionanti, con costi altissimi a livello sociale e sanitario. La violenza si annida anche tra gli adolescenti, la cronaca nei mesi scorsi ci ha raccontato dell’omicidio della diciassettenne Michelle a Roma, accoltellata da un coetaneo. Ci sono le leggi, che vengono spesso ridisegnate, su tutto il territorio esistono Centri Antiviolenza, strutture che accolgono le donne, e allora perché continua a crescere il fenomeno che si prova ad arrestare in ogni modo possibile? L’unico vero motivo è da ricercare nella cultura patriarcale che continua a manifestarsi, a prescindere dal luogo e dall’estrazione sociale, con la violenza e il sopruso.