“Lo Stato Italiano resta sordo alle richieste di tutela avanzate dai Giudici di Pace, rese ancora più urgenti dall’attuale emergenza pandemica”. E’ quanto si legge nell’atto di denuncia firmato da Olga Rossella Barone e Mariagiuseppina Spanò (presidentesse, la prima, del Coordinamento Magistratura Giustizia di Pace, la seconda del M.A.GI.P.) inviato al pesidente della Repubblica, al capo del Governo, al ministro della Giustizia, alla Commissione Giustizia del Senato, al segretario generale della Commissione Ue, al presidente della Commissione Petizioni del Parlamento Ue. “Invece di adeguarsi a quanto statuito dalla Corte di Giustizia con la sentenza del 16 luglio 2020 C 658/118 – prosegue la nota -, la Commissione Giustizia del Senato discute attualmente un disegno di legge che non pone alcun rimedio ai guasti provocati con la l.n.57/16 e successivi decreti attuativi (d.lgs.n.92/16 e n.116/17), aumentandone le criticità. I Giudici di Pace, sinora titolari della Funzione giurisdizionale in base a legge dello Stato (l.n.374/91 e art.1, r.d.n.12/1941), come del resto riconosciuto dalla stessa Corte Europea, saranno tra breve defraudati di tale Funzione ed inseriti con mansioni di mero supporto ai Giudici cd. togati nell’ufficio del processo restando, ancora una volta, privi di previdenza, assistenza, maternità, ferie, tfr., oltre che mortificati anche economicamente con la previsione di indennità, da pagarsi con cadenza bimestrale invece che mensile, più che dimezzate rispetto ai compensi sinora stanziati, che attualmente ammontano ad € 72.000,00 lordi pro capite. Eppure, sino ad oggi, i Giudici di Pace sono sempre stati titolari di una competenza predeterminata per legge, in parte esclusiva per materia, in parte concorrente con il Tribunale per valore, nè hanno mai esercitato funzione di supporto o di affiancamento dei Giudici togati!”.
“I Giudici di Pace diffidano – si conclude il documento – il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Ministro Bonafede, tenuto conto dei fondi e delle linee guida del Recovery Found, a predisporre nell’imminente DPCM, o con un decreto d’urgenza, il ripristino dell’autonomia dell’Ufficio GdP, nonché a stabilizzare i GdP in regime transitorio quali giudici di primo grado, confermandoli in servizio nelle specifiche funzioni giurisdizionali finora svolte, sino al limite di età previsto per Giudici cd. togati, con previsione di espressa incompatibilità della Funzione con qualsiasi altra attività lavorativa autonoma o dipendente, e con la garanzia di un trattamento ordinamentale, retributivo, previdenziale e assistenziale nel rispetto dei principi costituzionali e della raccomandazione del 17 novembre 2010 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’EuropaCM/Rec /2010/12, idonei a tutelare la dignità della Funzione svolta e garantirne l’indipendenza”. Inoltre “segnalano
alla Commissione Europea il prosieguo del comportamento inadempiente dello Stato italiano nei confronti della categoria sollecitando l’apertura della procedura di infrazione”.
La diffida – il documento integrale