I florovivaisti campani: Si riaprano i cimiteri. E chiedono aiuto al cardinale Sepe

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“Tra i provvedimenti della cosiddetta Fase 2 dell’emergenza Covid-19, contenuti nell’ultimo Dpcm del governo, vi è anche la riapertura dal 4 maggio dei parchi e dei giardini pubblici, nonché delle chiese e dei luoghi di culto, per permettere anche la celebrazione dei funerali, il tutto nel rispetto delle indicate misure di sicurezza e di distanziamento sociale. In tal senso chiediamo ai sindaci della Campania, perché di loro esclusiva competenza, di riaprire il prima possibile anche i cimiteri cittadini, ovviamente nel rispetto della normativa di igiene, sicurezza e distanziamento sociale, disponendo se ritenuto anche misure volte a evitare assembramenti di persone”. È la richiesta del Consorzio produttori florovivaisti campani. “Ci auguriamo – si legge nella nota del Consorzio – che in tempi ragionevoli i sindaci della nostra Regione possano firmare le loro ordinanze di riapertura così come già fatto per esempio dal comune di Gragnano o come farà nelle prossime ore il primo cittadino di Aversa e di altri comuni del Cilento e del casertano”.
I produttori florovivaisti nei giorni scorsi hanno inviato una lettera al Cardinale Sepe chiedendo di farsi portavoce della richiesta del comparto: “Oltre che a un dramma economico siamo davanti a un dramma sociale che potrebbe avere risvolti devastanti. Ma il coronavirus oltre che sconvolgere noi tutti toglie anche gli addii. Quegli istanti preziosi che possono pacificare la separazione, quando siano vissuti bene. Quanto varrebbe oggi ancora di più avere la possibilità di recarsi sulla tomba dei propri cari? Rinnovare quel rito spirituale e di preghiera che caratterizza le nostre comunità? Portare fiori sulla tomba del proprio caro significa, soprattutto, tendere la mano a chi non c’è più. Ma rappresenterebbe anche un tendere la mano verso noi produttori e commercianti per avere una piccola speranza per guardare al futuro in modo diverso”, hanno concluso i produttori florovivaisti nella lettera inviata all’Arcivescovo di Napoli.