Guerre, epidemie? Il vero flagello è l’incompetenza

Sono molti i cultori della materia che, fin dalle prime manifestazioni violente del Covid, hanno messo in guardia dai pericoli indiretti che esso avrebbe causato. Il più grave sarebbe stato il disagio psichico della popolazione, prima marginale, poi sempre più marcato. Il Covid, è noto, pur essendosi ridimensionato come patologia, ha generato un’onda lunga che, in parte, è ancora in alto mare. La stessa ha tuttora forza 7, anche perché è supportata da tante altre negatività (guerre, calamità e eventi dello stesso genere) che sono oramai diffuse e facilmente riscontrabili. Solo ad abundantiam, ieri la Bce ha lasciato invariato il livello dei tassi Cvd, annunciando che riprenderà la trattazione dell’argomento a settembre. L’ umanità sta provando i disagi di un vero e proprio “tempo di guerra”, con tutti i risvolti che esso porta. Per quanto riguarda il tema di questa nota, sarà sufficiente soffermarsi solo su alcuni punti di tale disagio. È bene comunque far cenno a quanti, fino a oggi, non sono riusciti a ritrovare la propria identità di prima di quei fatti, divenendo un peso sociale. Molto più spassionatamente, uno dei fenomeni di quella serie che nel Paese sta contribuendo a alimentare un fenomeno di per sé già più che dannoso, è una forma più che perniciosa di apatia. Essa allontana, soprattutto i più giovani, anche dalla sola idea di prendere o riprendere la ricerca di un’attività lavorativa. È evidente che il primo e maggior danno lo creano a loro stessi e a chi vive con loro, venendo a mancare una entrata, spesso l’unica, del suo nucleo familiare. Come spesso accade per i fenomeni sociali e anche economici, i singoli episodi non aggregati contano per il loro peso unitario, senza strascichi ulteriori. Se il numero degli stessi diventa considerevole, allora viene a crearsi qualcosa con vita propria che ricorda un’onda anomala, pericolosa come quella reale. Ferma restante tutta la validità che si deve riconoscere ai dati forniti periodicamente dall’ Istat. Esso attribuisce una crescita consistente quanto inattesa del numero degli occupati in ogni settore, soprattutto di quelli a tempo indeterminato. Non si può tralasciare di puntualizzare almeno un aspetto, tra quelli più che importanti, del mondo del lavoro. Si tratta del sottile filo che separa chi non trova lavoro da chi non lo cerca affatto. Buona parte della crisi italiana, non solo economica, affonda le radici in questo articolarsi della vicenda.Tale situazione, essendo molto variegata, in diversi casi legittima il ricorso a più tipi di ammortizzatori, sociali, talvolta cumulabili, che innescano una mole di lavoro non legale, che già per il rendere non attendibili i dati sul lavoro stesso è di gran danno per l’intera popolazione. Fatta la legge, creato l’inganno. Anche se, in casi come quello accennato, vede nel tempo lo stesso ritorcersi su se stesso.