Guerra ed economia, lo scenario internazionale si complica

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La settimana iniziata ieri ha inviato subito segnali che lasciano ben sperare: l’arresto avvenuto lunedì mattina di un criminale sfuggito per decenni alla cattura. Un capo mafia storico che si è macchiato, tra gli altri, di delitti particolarmente infamanti che è opportuno evitare di ricordare. Sarà diversa dalle due che la hanno preceduta, perchè oramai il treno 2023 sta raggiungendo la velocità di crociera. Con la conferma però che il trend di quanto è al pezzo ancora non lascia intravedere segnali di un’ inversione di rotta. A livello internazionale lo scenario si sta complicando giorno dopo giorno, con problemi che stanno crescendo non stop per dimensioni e numero. Si sta assistendo così a un inasprimento delle posizioni di ognuna delle parti in causa. I segnali più forti di tale tendenza continuano a arrivare dall’ Ucraina, dove le stragi di civili sono tutt’ora all’ordine del giorno. Con forte rincrescimento si è portati a credere che, tra le persone di ogni ceto, formazione e provenienza, si sia formata un pò dovunque una sorta di assuefazione a quella e a altre storture che stanno tormentando da troppo tempo questo mondo. Sono comunque tanti e diversi gli eventi criminali di ogni genere che stanno affliggendo attualmente in particolare il Paese, sotto le forme più diverse. Le più eclatanti di esse sono le forme di violenza oramai senza limiti e, per di più, perpetrate per motivi futili. Lo spunto è dato dall’ ennesimo assassinio di una donna accaduto a Roma alcune sere fa. Il fatto ha coinvolto persone di una certa levatura socioculturale che hanno finito per risolvere questioni, per quanto importanti, con atti sconsiderati e sproporzionati. Fino a non molto tempo situazioni del genere erano riscontrabili con forte disappunto prevalentemente oltre oceano. Senza accampare nessuna velleità di voler cimentarsi in indagini sociologiche, una conclusione é possibile azzardarla: la barbarie, ancor più della civiltà, è contagiosa. Ciò che colpisce di più è l’efferatezza con cui vengono portate a termine certe operazioni. Volendo con ciò dire che è identica la riprovazione che si deve provare per il condominio distrutto a Kiev e gli inquilini, tutti civili, morti al suo interno, il ribelle arso vivo in Congo e la giovane avvocato uccisa a pistolettate dall’ex fidanzato ingegnere davanti all’ingresso di un ristorante di Roma. La specifica della qualità delle persone coinvolte non è gratuita, ma vuole essere una forma di testimonianza di quanto sia trasversale la volontá omicida, ormai diffusa a piene mani. L’augurio è che essa sia legata all’ epoca e non si debba escludere la possibilità che, rimossa la causa, si esauriscano anche gli effetti. Ciò che invece quasi certamente resterà sotto l’abbrivio dell’attuale periodo di stravolgimento socio economico, è il carattere di emergenza che continuerà a connotare le politiche di quei paesi con un sistema produttivo improntato al libero mercato. L’ Italia è la loro portabandiera e già nei pochi giorni trascorsi del 2023 sta subendo gli effetti della sua particolare vulnerabilità. Il problema dei rincari energetici che si innesta sulla più grave situazione della dipendenza dall’estero del Paese per ogni genere di combustibile fossile, escluso il carbone, è al momento il pungolo più fastidioso che, a ragione, sta tormentando gli italiani. Problemi del vivere quotidiano, va letto come se fosse sottolineato, si concretizzano con forza di proporzioni tali da stravolgere interi comparti economici di ogni dimensione. Si pensi al trasporto su gomma e, in maniera particolare, al ruolo che in esso giocano i cosiddetti “padroncini”, cioè i proprietari di un solo autotreno o al massimo di un paio di essi.
Stanno vivendo una situazione da incubo, travolti dalla riduzione abnorme della redditività del loro lavoro. In Italia, paese normalmente animato più dalla passione che dalla violenza, in tempi normali il problema sarebbe stato affrontato con l’impegno necessario. Allo stato attuale si sta assistendo a una guerra senza quartiere, tutti contro tutti, una forma di violenza anche essa, seppure comprensibile, mai giustificabile. L’ animosità in atto coinvolge anche istituzioni che dovrebbero operare con la massima obiettività e, quando possibile, con serenità. Il riferimento va all’attività politica in senso lato. Si viene così a conoscenza che la maggioranza di governo si è orientata a favore della riforma del MES, il meccanismo finanziario “salva stati” creato dalla EU per aiutare i paesi membri a risolvere situazioni finanziarie estremamente logorate. Perchè si sia perso tanto tempo per dare l’assenzo al funzionamento di quella istituzione, negato fino a ora solo dall’ Italia, sarebbe tutto da analizzare. Nel villaggio si dice che cosa fatta, capo ha, quindi, pro bono pacis, è preferibile andare avanti senza altre polemiche. Soprattutto perché, la ripetizione è solo un richiamo dell’ attenzione di chi legge, a ciascun inquilino della Casa Comune servirà ancora una notevole quantità di euro per completare la provvista occorrente per realizzare i programmi e i piani di sviluppo solo in parte finanziati dall NGEU. La BCE ha annunciato per tempo che a stretto giro non comprerá più titoli del debito pubblico emessi dai paesi EU, come ha fatto fin’ ora e con dovizia. Chi più di un meccanismo come il MES potrebbe subentrare a quella banca nell’ acquisto di titoli, per permettere ai paesi membri di completare la copertura finanziaria dei loro programmi non è dato sapere, probabilmente perchè non esiste. Sempre lunedì ha preso avvio l’annuale simposio di Davos, il WEF, dove, da più di mezzo secolo, si da appuntamento il Gotha della politica , dell’economia e della finanza del mondo. Le conclusioni di quei lavori fino allo scorso evento hanno fatto testo. C’ è da aggiungere che tale ipotesi di lavoro non nasce ai tavolini del dopolavoro innaffiata da birra, vino a altra bevanda alcoolica. È invece il risultato di una dotta disamina di quanto accade nel mondo condotta da eminenti economisti e maitres à penser di altre discipline. Si ritorna così alla mai risolta diatriba, sorta giá nel secolo scorso, a chi tocchi il primato del governo di una nazione, se alla politica o all’ economia. Non è lo stesso quesito, anche se può sembrarlo, quello di chi sia nato prima, se l’uovo o la gallina. E pensare che il termine economia deriva dal greco e significa letteralmente governo della casa. Aggiungendo che, nella diatriba tra Benedetto Croce e Giovanni Gentile, quella scienza veniva considerata alla fine come disciplina umanistica, mai una tecnica.