È guerra alla moda contraffatta Delizia: “Business pericoloso”

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Contraffazione, periti tessili in primissima linea nella difesa del sistema moda di Confindustria Campania. Contro una vera e propria industria parallela e illegale che può contare Contraffazione, periti tessili in primissima linea nella difesa del sistema moda di Confindustria Campania. Contro una vera e propria industria parallela e illegale che può contare su oltre diecimila ‘occupati’, una folla sotterranea di lavoratori. È il business della contraffazione tessile che vede la Campania epicentro nazionale di un fenomeno che mette a dura prova il made in Italy ma anche la salute degli stessi consumatori. Ed è parimenti un vero e proprio esercito quello da sempre mobilitato a contrastarne l’avanzata: magistrati, forze dell’ordine, associazioni di consumatori, imprenditori sani e, soprattutto, tecnici. Esperti, cioè, in grado di analizzare fin nel più piccolo dettaglio fisico e chimico quanto finisce nelle nostre case, sulla nostra pelle, nei nostri armadi, tra i nostri vestiti. A loro si rivolgono le procure nella loro quotidiana attività di prevenzione e repressione del fenomeno della contraffazione dei tessuti ma anche le organizzazioni del sistema produttivo. E non è dunque un caso il recentissimo ingresso al Tavolo del Raggruppamento Regionale del Sistema Moda di Confindustria Campania di Corrado Delizia, perito tessile di lungo corso e consumata esperienza, componente del Direttivo del Collegio dei Periti Industriali Laureati di Napoli. Un “soldato” competente in più in quella che è da considerarsi una battaglia complessa e controversa. “Un contributo che come Collegio – spiega Delizia – abbiamo ritenuto doveroso: il fenomeno della contraffazione, che in Campania è particolarmente aggressivo, oltre ad alimentare e a rafforzare la criminalità organizzata costituisce un vulnus all’economia del nostro sistema produttivo, che è peraltro trainante del Made in Italy, e alla salute dei consumatori”. Strumenti tecnologici d’avanguardia alla mano, non poche volte lo stesso Delizia ha potuto constatare direttamente come “nella quasi totalità dei casi i capi contraffatti, e non parliamo solo della contraffazione del marchio, facciano ricorso a prodotti chimici tossici o cancerogeni”. “Realizzare una filiera produttiva sana – prosegue Delizia – ha i suoi costi e questo spiega il perché nell’industria del falso si faccia ricorso a tinture, solventi, fissanti, sbiancanti, colle o plastificanti usati per le stampe delle Tshirt particolarmente economici anche se altrettanto pericolosi”. Il pericolo, inoltre, si insinua anche dove si tenderebbe a sentirsi fuori da ogni insidia. “Persino il cotone, fibra naturale considerata ‘sicura’ – avverte Delizia – arriva spesso da colture intensive che utilizzano sostanze chimiche dannose e rischiose che restano nelle fibre anche dopo la trasformazione in tessuto. Tutte queste sostanze, va chiarito, a contatto con la pelle e in particolari condizioni, come la sudorazione, possono essere causa di dermatiti irritative, malattie allergiche o, decisamente peggio, di gravi patologie oncologiche”. Violazione delle leggi, sia europee sia nazionali, inadempienze fiscali, danni alla salute e concorrenza sleale, tra i numerosi crimini frequentemente in agguato. Un mix micidiale per il “sistema Paese” che fonda il proprio ‘made’ su principi rispettosi dell’etica, della qualità oltre che su dettami relativi allo ‘style’ e che, tuttavia, proprio nelle professioni tecniche impegnate nei sistemi di produzione e distribuzione trova i migliori anticorpi. Periti tessili, dunque, in lotta per garantire il rispetto di standard produttivi raffinati ed elevati e la salvaguardia di parametri specifici che tutelino preventivamente e a trecentosessanta gradi la salute dei consumatori. E, ancora, periti al fianco delle imprese sane e dei cittadini attenti e consapevoli che il risparmio in certi casi non è affatto tale. Periti, anche e soprattutto, al fianco di quelle istituzioni maggiormente al lavoro e in prima linea sul fronte caldo e attuale della contraffazione. Non ultime le Procure, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane. Professionisti, insomma, in grado di fare la differenza e di aggiungere un valore in più, un’ulteriore ‘etichetta’ di qualità e prestigio ai migliori brand in circolazione.