di Giuseppe Delle Cave
Duccio Travaglini è un influencer, co-founder di Greencome e LinkedIn Top Voice NextGen. Ai Green Green Blue Days di Napoli, partiti oggi al complesso Ravaschieri in via Chiaia, porterà la visione dei giovani, diversa da quella di molti altri, né negativa né trionfalistica, ma consapevole. Il format che contribuirà ad alimentare è il World Cafè Rete Giovani, in programma domani nella Sala 2 a partire dalle ore 15. Con lui Rossana Vulcano, avvocato agroambientale, e Daniele Taurino, membro dell’European Youth Parliament.
Duccio, al World Cafè Rete Giovani dei Green Blue Days di Napoli parlerai dell’impatto indiretto delle scelte che compiamo ogni giorno in qualità di consumatori e di fruitori dell’ambiente. Puoi anticiparci qualcosa?
In realtà mi sono sentito con gli organizzatori e lo speech toccherà temi diversi. Perché siete change-maker nel vostro contesto: un focus sulle vostre esperienze; Quali sfide e opportunità vedere per la transizione green e blu a sud. Parlerò di come il nostro approccio ai cambiamenti climatici e il nostro stile comunicativo possa generare impatto e cambiare le carte in tavola, determinando un cambio di paradigma di cui abbiamo fortemente bisogno. Infine, faremo una piccolo approfondimento sulle sfide e le (tantissime!) opportunità che presenta il sud Italia in termini di transizione green and blue.
Da co-founder di Greencome stai lottando per una corretta comunicazione sulle tematiche ambientali, una comunicazione basata sull’equilibrio, di che si tratta?
Con Greencome stiamo cercando di sviluppare uno stile comunicativo che si basa sulla positività e sulla propositività. Parlare in modo catastrofista e allarmista di cambiamento climatico non porta risultati, anzi crea immobilismo. Noi invece vogliamo trovare un modo efficace per sensibilizzare le persone su questi temi e avvicinarle alla nostra causa: vincere la sfida climatica. Un approccio catastrofista e allarmista, invece, allontana le persone e crea polarizzazione. Noi non facciamo finta che tutto vada bene, perché non è così. Ma cerchiamo di equilibrare notizie negative e positive, lasciando sempre uno spiraglio di speranza nelle persone. Senza speranza si crea ecoansia ed ecoparalisi.
Il vostro progetto, nato spontaneamente sui social, diventerà una società vera e propria. A che punto siete?
Ci stiamo preparando per fare il salto verso ottobre-novembre. Siamo tutti molto carichi e contenti perché sentiamo che sia il momento giusto per concretizzare il nostro progetto. Come si fa ad “allenare” e tener viva costantemente l’attenzione verso l’ambiente in una community, la vostra, che oramai supera i 40mila utenti? Correzione: più giusto dire ha superato i 35mila. Non è semplice, ma noi ci teniamo molto a creare un rapporto solido con la nostra community. Cerchiamo di rispondere sempre a tutti, sia a chi commenta che a chi ci scrive in chat. Ci scrivono persone per ringraziare, per criticarci, per chiederci ulteriori informazioni su alcuni contenuti che pubblichiamo e altri addirittura ci hanno chiesto consigli per la tesi. Entro la fine dell’anno vorremmo cercare di creare dei momenti off-line per incontrare di persona la nostra community, conoscerla meglio e interagire in modo più diretto con loro. A breve ci saranno molte news!
Economia e ambiente devono camminare insieme perché si abbia concretamente un impatto sulle nostre vite. Avviene così anche per gli obiettivi dell’Agenda 2030? E’ sbagliato l’approccio? Cambiereste qualcosa?
L’Agenda 2030 è stato un faro importantissimo per iniziare a delineare la strada verso uno sviluppo realmente sostenibile che non compromettesse la vita delle generazioni future. Tuttavia, diverse nazioni hanno livelli di sviluppo, capacità istituzionali e condizioni socioeconomiche diverse, il che richiede una considerazione più approfondita del contesto nazionale. In alcuni casi, inoltre, gli SDG potrebbero entrare in conflitto tra loro, ad esempio, l’obiettivo di crescita economica potrebbe entrare in conflitto con l’obiettivo di preservare l’ambiente. Per questi motivi, penso che sia necessario rivedere l’agenda 2050 utilizzando un approccio più olistico.
Una curiosità personale, come si affronta una sfida così impegnativa – non quella dell’ambiente ma quella che ti pone davanti la notorietà da te già raggiunta sui temi dell’ambiente – da studente universitario? Le motivazioni restano alte? E le aspettative rispetto all’accademia e al modo di comunicare che utilizza?
La notorietà per me è soltanto un mezzo, non un obiettivo. La notorietà deve servire a far arrivare ancora più lontano il nostro messaggio. Mantenendo questo approccio e cercando di non creare personalismi attorno alla sfida più importante della nostra era, penso che sia possibile rimanere focalizzati sull’obiettivo.