Nessuna proroga da Bruxelles: opere per 100mln di euro da realizzare entro il 31 dicembre 2015 o i soldi non spesi andranno persi 96 i milioni di euro messi a gara finora ma la percentuale di cantierizzazione è ferma al 5%: Nessuna proroga da Bruxelles: opere per 100mln di euro da realizzare entro il 31 dicembre 2015 o i soldi non spesi andranno persi 96 i milioni di euro messi a gara finora ma la percentuale di cantierizzazione è ferma al 5%: la spesa rendicontata ammonta a 4,8 mln Opere per cento milioni di euro da realizzare entro il 31 dicembre 2015. Quando sei mesi fa il Commissario Ue per la politica regionale Johannes Hahnfece tappa in Campania si capì subito che l’Europa non scherza: o il Grande Progetto Pompei termina entro l’anno o i soldi non spesi saranno persi. Nessuna proroga, nessun appello. Due anni di ritardi Era il 17 luglio 2014 e fu proprio con le parole del delegato di Bruxelles che il mondo venne a conoscenza di una situazione a dir poco allarmante. In due anni era stato speso appena l’un per cento dei fondi destinati alla conservazione e al rilancio del sito archeologico, 105milioni in totale, e di questi solo il 25 per cento era stato impegnato. Dati che fecero indignare e che portarono alla realizzazione di una rigida tabella di marcia con termine ultimo proprio il 31 dicembre 2015. Il Piano d’azione Da quel 17 luglio la struttura guidata dal soprintendente Massimo Osanna e dal generale Giovanni Nistri ha fatto salti mortali per rispettare i tempi. E risultati ne son venuti, almeno per ciò che riguarda la pubblicazione dei bandi. Novantasei milioni di euro messi a gara finora equivalgono a circa il 95% del totale. Il problema è che le cifre della cantierizzazione non sono altrettanto larghe. La spesa fino a oggi rendicontata ammonta a “soli” 4,8 milioni di euro. A nove mesi dalla conclusione del Grande Progetto restano da aggiudicare gare per 51 milioni di euro ed eseguire lavori per oltre 100 milioni di euro. E l’Europa a questo parametro guarda. 44 progetti da realizzare Che servirebbe quasi miracolo lo ha ammesso il generale Nistri quando nel corso di una conferenza stampa circa un mese ha precisato di non poter raccontare “fantascienza”. Di mezzo ci sono procedure di evidenza pubblica non sempre libere da intoppi o ricorsi al tar, condizioni meteorologiche avverse e anche crolli, l’ultimo avvenuto nel giardino della Casa di Severus il 3 febbraio scorso a causa di quello stesso dissesto idrogeologico contro cui sono previsti specifici interventi nell’ambito del Grande Progetto. Insomma, la scalata è appena iniziata. Basti solo pensare che dei 47 progetti del Piano delle Opere, 16 sono ancora da bandire (10 affidati a Invitalia quale Centrale di Committenza), 44 sono quelli da consegnare entro la fatidica data di fine anno. Le preoccupazioni dell’Osservatorio “Il Grande Progetto Pompei – dice Antonio Irlando, presidente dell’Osservatorio Patrimonio Culturale – sconta un ritardo di circa due anni. Ecco perché nonostante l’accelerazione impressa da Osanna e Nistri dopo la visita del commissario europeo i cantieri conclusi si contano ancora sulle dita di una mano. L’attività di spesa è cosa diversa rispetto alla reale esecuzione dei lavori e lo si vede anche dai continui crolli, che evidenziano il ritardo accumulato sul fronte della progettazione. Per questo, anche se più fiduciosi per il nuovo corso, rimaniamo preoccupati del rispetto dei tempi”. Ottimismo dal generale Nistri Quello di dicembre 2014 comunque è stato uno step fondamentale, spiega il maggiore Raffaele Giovinazzo, per anni comandante del nucleo tutela Patrimonio culturale di Cosenza e oggi braccio destro del Generale Nistri. “Essere riusciti già a mettere a bando oltre 96 milioni di euro – dice – ci mette in condizione di guardare alla conclusione del progetto con maggiore ottimismo rispetto a quando siamo arrivati”. Tutte le gare, assicura Giovinazzo, si stanno svolgendo con un sistema diverso rispetto al passato, con commissioni impegnate h24. “I cantieri che a breve si apriranno – spiega il maggiore – hanno tutti una durata prevista di qualche mese, in linea con la tempistica dettata dall’action plan stilato a luglio. Inoltre sono stati inseriti meccanismi tali che ci permetteranno di rendere quanto più produttivo e rapido possibile il lavoro delle imprese con l’obiettivo di rimanere nei tempi prefissati”. La corsa contro il tempo Giovinazzo non nasconde le insidie, come quelle derivanti dalle piogge o da altri imprevisti, sempre possibili quando si apre un cantiere. “E’ chiaro – ammette – che se piove un po’ di più è necessario sospendere i lavori da fare in esterna. Ci si può concentrare però su altre attività come i restauri al coperto o la rendicontazione. Insomma, stiamo cercando di non lasciare infruttuoso neanche un minuto”. Il dubbio a questo punto si insinua con prepotenza: in lavori di precisione come questi, quanto la velocità si concilia con la qualità? “Anche io quando sono arrivato avevo qualche timore – ammette il Maggiore dei Carabinieri – Devo dire però di aver trovato una situazione di gran lunga migliore rispetto alle aspettative. Al lavoro qui abbiamo imprese qualificatissime sia nel campo delle opere strutturali che del restauro. Gli archeologi li conosco bene e so quanto tengano al lavoro di conservazione. Il prof. Osanna poi è una garanzia”. L’ipotesi proroga Dunque, della qualità delle opere non si può dubitare. L’unico problema restano i tempi che sono strettissimi, tanto che già si parla di possibili proroghe da Bruxelles. “Al momento nessuno ci ha prospettato soluzioni di questo tipo – precisa Giovinazzo – Ad aprile comunque avremo un altro step importantissimo e se i dati saranno positivi come quelli di dicembre potremo dare un segnale forte alla Comunità Europea. Siamo tutti coscienti che si sta realizzando qui qualcosa di straordinario che non sarà un punto di arrivo ma di partenza, qualcosa che cambierà il modo di fruizione del sito stesso e che farà conoscere Pompei come mai si è vista. Spero che di fronte a questa prospettiva si capirà che la vera notizia non è il muretto crollato”.