Si può essere competitivi nonostante la crisi? Uno studio realizzato dal dipartimento di ingegneria civile, edile e ambientale dell’università Federico II di Napoli risponde affermativamente. E dimostra come, in un contesto Si può essere competitivi nonostante la crisi? Uno studio realizzato dal dipartimento di ingegneria civile, edile e ambientale dell’università Federico II di Napoli risponde affermativamente. E dimostra come, in un contesto economico votato ormai alla recessione, dall’inizio della grande crisi (2007) a oggi realtà come Napoli e Caserta riescono a migliorare il proprio profilo competitivo. La ricerca, realizzata nell’ambito del progetto “Smart energy master – Per il governo energetico del territorio” e curata da Stefano Franco e Laura Russo (responsabile scientifico Carmela Gargiulo), analizza sei macroaree: capitale umano, economia, governance e ambiente, infrastrutture, produttività, ricerca e innovazione. Nella graduatoria delle città italiane Napoli è al 13mo posto (a inizio crisi era al numero 33), Caserta passa dalla posizione 67 alla 41, Avellino dalla 81 alla 73, Benevento dalla 96 alla 94 e Salerno, l’unica a perdere competitività, dalla 66 alla 80. “Abbiamo analizzato e combinato dati di Banca d’Italia, Istat e Istituto Tagliacarne – dice Franco – ed abbiamo definito delle aree di analisi. È venuto fuori che, nonostante la crisi, la Campania progredisce dal punto di vista della competitività e lo fa, nello specifico, principalmente in settori come le infrastrutture e la ricerca finalizzata all’innovazione”. Viene da chiedersi, però, come mai se la competitività cresce, occupazione e prodotto interno lordo continuano a puntare verso il basso. “Il nostro studio – spiega uno dei due estensori – tiene conto di diversi parametri che ci dicono se una città o una macroarea migliorano, faccio degli esempi specifici, in quanto a numero di imprese per migliaia di abitanti, investimenti in ricerca, consumo di elettricità per le produzioni industriali, capacità di spesa della pubblica amministrazione, qualità dell’aria, depositi bancari, finanziamento interno, reddito pro capite, raccolta differenziata. Ecco, sulla base della valutazione complessiva di questi dati si evince una crescita in quanto a competitività”. Quanto al lavoro “qui bisogna tenere conto di altre dinamiche – precisa Franco – e comunque se analizziamo l’indice di produttività, direttamente collegato a questo discorso, ci accorgiamo che è negativo”. Lo studio analizza infine il rapporto tra città competitiva e smart city. “Premettendo che il concetto di smart city può essere legato tanto alla qualità della vita quanto allo sviluppo dell’Ict e ai servizi al cittadino se andiamo a vedere quali sono le migliori realtà smart d’Europa, da Barcellona a Londa, da Copenaghen a Helsinki, ci rendiamo conto che questo è un modello verso quale tendere se si vuole superare definitivamente la crisi in atto o almeno avere una maggiore possibilità di riuscirci”.
Due campane nella Top 50 L’indice delle province 1 Firenze 17,513 2 Milano 16,783 3 Trieste 15,701 4 Bologna 14,585 5 Cremona 13,171 6 Roma 12,493 7 Padova 11,813 8 Bolzano 11,728 9 Parma 11,090 10 Verona 10,318 13 Napoli 8,051 41 Caserta 1,379 73 Avellino -3,880 80 Salerno -4,953 94 Benevento -7,188 103 Vibo Valentia -15,584001 Balzo in avanti della regione Le variazioni di posizione delle province Cremona ?41 Frosinone ?39 Siracusa ?39 Arezzo ?30 Biella ?27 Ragusa ?27 Caserta ?26 Aosta ?25 Sondrio ?25 Massa-Carrara ?24 Napoli ?20 Avellino ?8 Benevento ?2 Salerno ?14 In alto la classifica nazionale e la posizione delle cinque province locali. Qui sopra l’avanzamento, in termini di posizioni, dal 2007