Il Governo è pronto a correggere il decreto anti rave. Sisto: Non sarà liberticida. Mulè (Fi): E’ da rivedere

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in foto Francesco SIsto, viceministro alla Giustizia

“L’intervento sui Rave party , come chiarito dal ministro Nordio, individua con molta chiarezza i beni giuridici tutelati, che sono l’ordine, l’incolumità e la salute pubblici. Se ci sarà da intervenire per rendere più chiara la tipicità della norma ed evitare così le strumentali accuse di applicabilità ai casi di legittimo esercizio del diritto di manifestare la propria opinione, questo potrà accadere nell’ambito del dibattito parlamentare. Una cosa è certa: questa non è e non sarà una norma liberticida”. Così a Omnibus, in onda su La7, il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. “Non è nemmeno immaginabile il pregiudizio, e meno che mai a mezzo di una norma penale, di diritti ampiamente tutelati dalla Costituzione. Così come riteniamo che l’eccesso di intercettazioni non sia mai uno sport edificante e, ove tale scia fosse condivisa, si potrebbe pensare ad una modifica parlamentare della pena massima per evitarle. Particolarmente interessante è, invece, la previsione del sequestro finalizzato alla confisca dei beni utilizzati ai fini del rave: è un elemento che dà alla norma una funzione di efficace prevenzione speciale”, ha concluso.
Il decreto anti-rave si può cambiare? “Se la Chiesa ha cambiato il Padre nostro, figuriamoci se non si può modificare in Parlamento il decreto del ministro Piantedosi”, risponde a La Stampa l’azzurro Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera per il quale “il decreto nasce da un’attività illegale, sulla quale lo Stato doveva dare una risposta immediata. Cera la necessità e l’urgenza. In Parlamento si ragionerà sulla pena prevista, che per noi non deve essere superiore ai cinque anni”. Resta la questione delle intercettazioni? “Il problema è la discrezionalità: la storia di questo Paese insegna che dove viene lasciata eccessiva discrezionalità al pm, questo può diventare un abuso. Quindi è giusto mettere dei paletti”. Mulè afferma inoltre di nutrire molte perplessità anche sui medici no vax reintegrati: “La stessa durezza che abbiamo mostrato sul carcere ostativo dovevamo dimostrarla sulla vita delle persone, su questo non ci deve essere nessun tentennamento. È stato dato un esempio sbagliato”.