Gli intrusi della politica

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Siamo nelle mani di Davide Casaleggio, lamenta Pizzarotti. In effetti, crediamo che a decidere sia il web, senza renderci conto che il movimento è padronale. Lui ha ereditato il marchio ed è lui ora a gestirlo, come un’attività commerciale, come Forza Italia di seconda generazione. Grillo, che avrebbe un minimo di esperienza e di cultura, è solo il portavoce. Deve stare attento perché potrebbe essere esonerato anche lui. Operativi sono Di Maio e il direttorio. Come “I Ragazzi della via Paal”, dove ognuno si dava un ruolo da ufficiale. Quello era solo un gioco, eppure ci scappò il morto. Qui fanno sul serio. Non vogliono solo comandare, ma programmare pure il nostro futuro, sebbene anche loro inesperti e senza alcuna formazione. Dicono di essere onesti. Ma, seppure fosse vero, è sufficiente per affidargli le nostre vite? Se il giovane erede decidesse di vendere i diritti, il movimento passerebbe di mano a chiunque lo acquistasse. E mai possibile credere ancora al primo che si affaccia al balcone? Dopo, osiamo pure lamentarci.

Dilettanti allo sbaraglio

La Corrida era un programma TV divertente. Cantava chi era stonato, recitavano i balbuzienti, si esibivano gli imbranati. Si rideva sull’incapacità dei concorrenti, ma soprattutto sulla loro pretesa di competere con i campioni. Oggi gli stessi sprovveduti si occupano di politica. Ma non in uno spettacolo televisivo. Vorrebbero gestire davvero i problemi del paese e la vita dei cittadini. Criticano chiunque, promettono di ricostruire bilanci, si impegnano ad amministrare saggiamente il Campidoglio. Poi, sbagliano a compilare un semplice modulo, perché non sanno neppure leggere le istruzioni, e vengono esclusi. Anziché nascondersi per la vergogna, presentano ricorso. I dilettanti erano più dignitosi perché ognuno rideva del proprio ridicolo. Invece, il TAR, per quieto vivere, li rimetterà in gara, e qualcuno li voterà. Per poi lamentarsi dell’inefficienza e del degrado. Forse qualche sberleffo sarebbe educativo. Anche per gli elettori.

 

Eminenza reverendissima

È inutile precisarle che non ho alcun interesse personale per questa legge, avendo già usufruito della sua. Ma, nonostante la buona volontà profusa, non riesco a capire perché sia un giorno triste per tutti. Se due esseri umani si vogliono bene e decidono di vivere assieme, perché non farli godere degli stessi diritti – non dico il sacramento – che hanno le altre coppie? Non capisco nemmeno come il mio matrimonio possa venirne intaccato o si sminuisca il valore cristiano della mia famiglia. La dignità dipende da ognuno di noi, non dal comportamento altrui. Povere creature di Dio, già penalizzate dal non poter procreare, funzione e gioia primarie di cui la natura ci ha gratificati. Perché punirli ulteriormente? Anzi, l’unione civile può rivelarsi un efficace rimedio alla sregolatezza di cui lei li accusa. Perché le leggi si debbono rispettare oltre che goderne. Questa potrebbe mettere certe regole nella vita disordinata di chi ha un orientamento sessuale diverso. E poi, Eminenza – diciamocelo in confidenza – se cominciamo a giudicare, come possiamo guidare chi si smarrisce? Senza contare che Qualcuno Lassù potrebbe risentirsi, dato che questo ruolo appartiene solo a Lui. Per non cadere nel ridicolo, quindi, suggerisca ai suoi parroci di suonare le campane a morto se una legge ci priva della libertà, non quando ce la concede.

 

Ci sono più gay o eterosessuali?

Mémore della destituzione di Marino, che sposava chiunque, Marchini promette a Monsignor Galantino di non celebrare unioni civili, neppure se la legge lo prevede. La comunicazione fa certamente seguito a un’accurata indagine di mercato. Sappiamo, così, che sono in maggior numero i cattolici professionisti che i gay praticanti e fidanzati. Il suo rivale, con origini radicali, coglie la palla al balzo per dichiarare, invece, che ne sposerà il maggior numero possibile. La candidata grillina è in difficoltà nella scelta tra i diritti umani e quelli ecclesiastici. Le andò male quando le chiesero se fosse laziale o romanista. Neofita della politica, tentando di prendere in giro entrambe le tifoserie, disse – ma non era credibile – di tifare per tutte e due le squadre romane. Tra tendenze sessuali e preferenze sportive, si sintetizza il programma politico di chi si contende la conquista del Campidoglio e chi si occupa della salvezza delle anime. Ovviamente i problemi della città sono secondari.

 

Quando un uomo come Giacomo Rallo ci lascia

Non è un semplice decesso. È un pezzo di storia che si stacca dalla Città e impoverisce tutti. Non basta il cordoglio che si attribuisce usualmente alla famiglia. È un giorno di lutto anche per chi non gli era amico né lo conosceva. Troppo poco tramettere il dispiacere o il dolore. Bisogna parlarne, ricordarlo assieme alle sue gesta, fare in modo che i giovani abbiano un punto di riferimento e sappiano che in questa società non ci sono solo degrado e corruzione. C’è anche chi con genialità e impegno ha portato lustro e soprattutto creato lavoro. Dobbiamo esserne tutti orgogliosi. Quando muore un vero cavaliere bisogna additarlo perché sia di esempio alle nuove generazioni. Nelle scuole, nei circoli culturali, nelle iniziative municipali, negli enti pubblici si deve continuare a parlare di Giacomo Rallo e di ciò che ha creato in modo da farlo sopravvivere e portare avanti altre iniziative attraverso chi ne emulerà il comportamento. Ciao, Giacomo. Ti ho sempre apprezzato, sin da quando eravamo ragazzi. Ma tu hai superato qualsiasi previsione di successo. Hai volato ancora più in alto. E, se la città vuole, potrai continuare a farlo.

 

Ecco come utilizzare la libertà di stampa

E’ ormai rito quotidiano – con alternanza di sinistra, destra o M5S – che un sindaco venga incriminato per abuso d’ufficio. Reato dal quale, poi, il più delle volte è assolto. Giornali e notiziari televisivi, però, strombazzano la notizia come se si trattasse di corruzione, associazione a delinquere o peggio. Gli avversari, che non hanno il senso del ridicolo come pure della politica, ne reclamano le dimissioni, che gli interessati si guardano bene dal presentare. Recentemente De Luca e De Magistris a Napoli sono stati lì lì per essere castigati dalla legge Severino, quando è arrivata provvidenziale l’assoluzione. Dall’avvento della Repubblica si sente parlare di tali imputazioni. Ricordo che, quando non si ricercava lo scandalo a tutti i costi, si diceva che nessun amministratore può rispettare la complessità delle leggi che regolano quella funzione. E’, quindi, inevitabile incappare, seppure in buona fede, per semplice errore di interpretazione, in qualche inconveniente. Adesso, invece, si getta acqua sul fuoco per alimentarlo. Perché ormai, se non sono scandalistiche o allarmanti, le notizie non si pubblicano nemmeno. Siamo alla ricerca continua del sangue e del brivido. Gli attentati sono provvidenziali. Meno male che l’ISIS c’è. Mettere paura alla gente è la nuova frontiera dell’informazione. Durante le pause di terrorismo si criminalizzano i sindaci. Noi, come sempre, restiamo a guardare e subiamo, inerti.

Le mie riflessioni sono al di sopra delle ideologie e dei partiti. Se ti piacciono, divulgale, trasmettendole ai tuoi amici. Se, invece, non ti interessano o addirittura ti disturbano, non avere l’imbarazzo di farmelo sapere francamente con una email di risposta.

Più sotto la copertina del mio ultimo libro che ti suggerisco di leggere e, se ti piace, di diffondere. È anche un regalo utile da fare a un amico. In libreria costa 18€. Richiedendolo a www.ibs.it, www.armando.itwww.amazon.com, 15,30€ (spese postali comprese).

o la borsa o la vita

Un caro saluto, Roberto Tumbarello