Gli innocenti del Calcio

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Quattro mesi fa erano stati perdonati, per magnanimità, dagli Agnelli. Oggi, per prescrizione dei reati, sono tornati a essere illibati. L’intera società deve delle scuse. La Quattro mesi fa erano stati perdonati, per magnanimità, dagli Agnelli. Oggi, per prescrizione dei reati, sono tornati a essere illibati. L’intera società deve delle scuse. La giustizia sportiva, più celere, aveva tolto alla Juve, che finì in serie B, uno scudetto, che fu attribuito all’Inter. Dirigenti e arbitri furono sospesi dall’attività. Era il 2006. Negli anni successivi, alcune sentenze penali di primo e secondo grado confermarono che, in effetti, venivano manipolati certi incontri. Oggi, arrivate in Cassazione, tutte le condanne decadono. Forse è giusto così. Perché si trattava di piccoli imbroglioni, non di criminali, come, invece, quelli che adesso truccano le partite per speculare sulle scommesse. Agirono per orgoglio campanilistico, per eccessiva rivalità, per battere gli avversari con furbizia. Volevano soprattutto gratificare il padrone, non solo della squadra, ma, in un certo senso, allora, anche del paese. Era il periodo della corruzione diffusa e, a paragone, quella sportiva considerata un’inezia. Essendo già l’Italia un paese corrotto, era un peccato veniale alterare ogni tanto un risultato. Non si ritenevano delinquenti. Tanto è vero che, pur essendo quella tipologia la più ricercata dalla politica, nonostante la grande popolarità di cui godevano, nessuno pensò di sfruttare quelle condanne per accedere in parlamento o al governo. Eppure gli sarebbe stato facile. Che la provvidenza non ci abbandoni Quei razzisti che vorrebbero respingere spietatamente gli emigranti – come facevano qualche anno fa quando erano al governo – dovranno, poi, ringraziarli per avere risparmiato l’Italia dalla rappresaglia dell’ISIS. Hanno già dimenticato che la ricchezza del paese dipende anche dal sacrificio di molti dei nostri nonni che sono dovuti emigrare. Per fortuna non furono accolti a sassate. Quegli islamici ce l’hanno con chi li maltratta in Europa, dopo averli prevaricati nei loro paesi, non con chi gli concede diritti e solidarietà, benessere e istruzione per i loro figli. È il nostro senso di ospitalità, che i miopi ritengono esagerato e contro gli interessi nazionali, a salvarci dall’ondata di odio e crudeltà che si è scatenata contro la società occidentale. Seppure affidati a incapaci, sarà la nostra grande criticata solidarietà a salvaci. Educatori d’oggigiorno Basta tirare il sasso e nascondere la mano per avere un momento di notorietà. Tanto, poi, gli italiani dimenticano. Siamo un popolo senza memoria, quindi, senza storia. Non facciamo esperienza dei molti, troppi errori e li ripetiamo continuamente. I mediocri lo hanno capito e ne approfittano, perché sanno che li votiamo lo stesso. Gli esempi sono innumerevoli. Ne ricordiamo uno recente, a caso. Faraone, sottosegretario all’Istruzione, esalta pubblicamente la maturità politica degli alunni che occupano la scuola per migliorarla. Però, certi presidi e docenti non condividono il messaggio e si accaniscono, come a volergliela far pagare, contro alunni che si credevano sostenuti e, invece, sono impotenti. Aspettavano a loro difesa l’intervento autorevole del governo. Ma il suo rappresentante è scomparso per evitare la polemica, come pure il ministero e il provveditorato. L’educazione è affidata ai carabinieri, prima, e al giudice dei minori, poi. Sono loro a stabilire i limiti tra ragazzata e cultura, tra esuberanza e rendimento. I danni e le responsabilità sono gonfiati, il prezzo delle riparazioni esagerato. Come nelle opere pubbliche. Anche questa è una forma di corruzione. Nessuno indaga sull’operato dei violenti che si spacciano per educatori. Lo stato non può vigilare perché non c’è. Abbiamo problemi più gravi e impellenti da risolvere. Nessuno si rende conto che proprio partendo da queste ingiustizie si arriva, al degrado in cui il paese è precipitato. Faraone forse non c’entra. La colpa è di chi legittima la sua inefficienza e codardia. Difendiamoci limitando gli applausi Nonostante al Quirinale da poche settimane, Mattarella ha già capito che i ministri sono inutili se è il premier a decidere tutto. Infatti, dopo la cacciata di Lupi, definito ipocritamente dimissionario, gli ha consentito di assumere anche l’interim delle Attività produttive, oltre che degli Affari Regionali. Potrebbe dimettersi l’intero governo, tanto nessuno conta nulla. Ma le figure secondarie e minuscole sono ugualmente soddisfatte perché, seppure senza autorità, figurano tra i personaggi che, in teoria, gestiscono il paese. Non è detto, però, che, dopo l’approvazione della riforma costituzionale, non si finisca proprio con l’esautorare chiunque. Questa prospettiva ci ricorda la tragedia che un uomo solo al comando può procurare. Da principio, i nostri nonni lo applaudirono.