Omicidio stradale, servono punizioni severe

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Sull’isola di Ischia, più precisamente sulla sua famosa superstrada, è stato ucciso un ragazzo albanese da una donna alla guida di un’autovettura.
La vittima si era recata sull’isola napoletana per passare qualche giorno con la sorella. Ma il suo ‘’destino’’ ha preso una piega inaspettata per mano di una donna che già in precedenza aveva posto fine alla vita di un carabiniere in pensione, con la stessa modalità.
La sua punizione allora fu solamente quella del sequestro di patente per la durata di dodici mesi: Finiti questi, la donna è potuta tornare a piede libero.
Che cosa ha determinato questa decisione? Troppa fiducia o poca giustizia? Questa è una domanda ricorrente quando veniamo a conoscenza di situazioni così controverse. Perché non si parla di fatti superficiali, al contrario. E il problema è indovinare la giusta condanna.
Mi sono soffermata maggiormente su chi ha commesso il reato poiché non c’è neanche il bisogno di ricordare lo strazio per chi lo ha subìto: un ragazzo che non sapeva di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato, che aveva preso una nave per trascorrere del tempo con una delle persone a lui più care e che si è trovato a vivere un incubo che gli ha stroncato la vita.
Questo è uno degli esempi in cui si evidenzia che puoi usare tutte le precauzioni che vuoi, ma non puoi misurare e prevedere le azioni di chi hai la sfortuna di incontrare sulla tua stessa strada.