Giurisprudenza, alla Federico II gli studenti protagonisti in udienza

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Avvicinare l’università al mondo del lavoro e orientare gli studenti nel placement post laurea. Questo l’obiettivo dell’associazione “Giovani Menti”, dell’Ateneo “Federico II” di Napoli, che organizza incontri al Tribunale per gli studenti del Dipartimento giuridico, ormai ex Facoltà di Giurisprudenza. Visite in udienza, accompagnati da avvocati e magistrati, per comprendere la professione che i prossimi laureati si accingono ad affrontare.

Il progetto è strutturato in una serie di appuntamenti. Le studentesse e gli studenti possono avere una panoramica completa del lavoro degli uffici giudiziari, dal Tribunale ai più noti giudici speciali, fino alla Suprema Corte di Cassazione. A coordinare i lavori e le udienze è l’avvocato penalista Vincenzo Dostuni.

È sicuramente poco produttivo – spiega Stefania Russo, consigliere di dipartimento e componente della commissione didattica – relegare una professione dinamica qual è quella dell’operatore giuridico, un prossimo avvocato, magistrato, dirigente o poliziotto, esclusivamente entro i limiti di un testo”.

Un’iniziativa nata cinque anni fa, dal gruppo studentesco presieduto attualmente da Valentina Pellegrino, per sostanziare lo studio teorico con casi pratici, e sopperire alle carenze di una formazione esclusivamente dottrinaria. Un modello universitario blindato ormai dal 2005, che sembra essere poco attuale rispetto ai modelli europei e alle presenti esigenze del mercato del lavoro. Laurea magistrale in cinque anni, un’infarinatura generalista e troppo poca la pratica, relegata ai diciotto mesi successivi al conseguimento del titolo. Un meccanismo che rallenta l’acquisizione di esperienza professionale e la possibilità di realizzazione personale del laureato in Giurisprudenza, rendendolo meno competitivo rispetto ai colleghi di altri Paesi.

È infatti nelle intenzioni dello stesso Ministero dell’Istruzione un prossimo restyling del corso di laurea, in seguito ad un serrato confronto col consiglio universitario nazionale. Uno dei principali risultati da raggiungere sarebbe l’applicazione della riforma forense (legge 247/12) che consentirebbe l’anticipazione di 6 dei 18 mesi di praticantato durante il percorso di studi.

Ad anticipare i tempi a Napoli, i primi a credere nell’importanza e nella modernità di questo approccio proposto dagli studenti federiciani, sono stati gli avvocati Giuseppe Ricciulli ed Aldo Cafiero. “È necessario integrare la didattica universitaria – conclude Russo – con esperienze pratiche. E’ per questo che sentiamo il dovere di fornire strumenti formativi alternativi, seppur in via decisamente limitata, rispetto a quanto si potrebbe ottenere istituzionalizzando tali percorsi”.