E’ giunta l’ora della laurea honoris causa a Luciano De Crescenzo

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In foto Luciano De Crescenzo, a sinistra, e Paolo Pantani

Campanilismo

Nu Milanese fa na cosa? embè,
tutta Milano: – Evviva ‘o Milanese!
È rrobba lloro e l’hann’ ‘a sustenè,
e ‘o stesso ‘o Turinese e ‘o Genovese.

Roma? : – Chisto è Rumano e si è Rumano,
naturalmente vene primma ‘e te.
Roma è la Capitale! E si è Tuscano,
Firenze ne fa subbito nu rre.

Si fa na cosa bona nu Pugliese?
Bari, cu tutte ‘e Puglie, ‘o ffa sapè.
Si è d’ ‘a Basilicata o Calavrese,
na gara a chi cchiù meglio ‘o po’ tenè.

È nu Palermitano o Catanese?
tutt”a Sicilia: – Chisto è figlio a mme!
Si è n’Umbro, Sardo, Veneto, Abruzzese,
‘a terra soia s”o vanta comme a cche.

Le fanno ‘e ffeste, aizano ‘o pavese:
senza suttilizzà si è o nun è.
Nun c’è nu Parmigiano o Bolognese
ca ‘e suoie nun s’ ‘o difendono; e pecché

si è nu Napulitano, ‘a città soia,
‘o ricunosce e nun ce ‘o ddà a parè?
S”o vasa ‘nsuonno e nun le dà sta gioia.
E ‘e trombe ‘e llate squillano: ” Tetèee! ”

Qualunque cosa fa, siente: – ” E ched’è? ”
” ‘O ssaccio fà pur’io. ” ” Senza pretese. ”
E chesto simme nuie. Dopo di che,
Nun se fa niente ‘e buono a stu paese?

E tu, Napule mia, permiette chesto?
Strignece ‘mpietto a te, figlie e figliaste.
Arapencelle ‘e braccia e fallo priesto:
avimm’ ‘a stà a ” guaglione ” e simmo maste.

T’avante ‘e vermicielle, ‘e pummarole:
mmescace pure a nuie si ‘o mmeretammo.
Che vvuò ca, cu stu cielo e chistu sole,
te dammo nu saluto e ce ne jammo?

Campanilismo bello, addò sì ghiuto?
facimmolo nuie pure comme a ll’ate.
si no p’ ‘a gente ‘e Napule è fernuto,
e nun sarrammo maie cunsiderate.

Talento ne tenimmo, avimmo ingegno:
nu poco sulo ca ce sustenimmo,
cunquistarrammo chillu posto degno
ca, pè mullezza nosta, nun tenimmo.

Quanno na cosa è bbona e è nata ccà,
nu milione ‘e gente l’ha da dì.
E vedarraie po’ Napule addò va,
cu tutto ca è ‘o paese d’ ‘o ddurmì.

Raffaele Viviani

Quando penso a Luciano de Crescenzo penso sempre a questa poesia di Raffaele Viviani e ai tanti talenti nostri, mai i valorizzati dalla città. Il caso di Antonio de Curtis è emblematico, non ha avuto riconoscimenti dalla critica teatrale, fu valorizzato, in primis, da Goffredo Fofi, solo dopo la sua scomparsa.
Luciano ha novanta anni, lo conosco da sempre, sin da quando era support-marketing alla IBM, io lavoravo per concorrenza, ma siamo sempre stati amici, nelle trattative che si svolgevano nel mercato delle imprese e degli studi professionali per l’ acquisto di computers, in anni di informatizzazione selvaggia che vanno dal 1970 alla metà degli anni ’80 , si vinceva e si perdeva, ma c’era spazio per tutti.E’ sempre intervenuto agli eventi che gli proponevo,senza chiedere mai niente,anche se è una grande star:
http://aei.napoli.it/Locandine/convegno_22_ottobre_2003.pdf
Da questo convegno, dopo l’avvenuto ” sdoganamento” all’ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI, nacque l’idea di in altro convegno, quello di promuovere un riconoscimento accademico alla sua attività di divulgatore filosofico:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/10/07/luciano-la-pietra-filosofale.html
Dopo questo convegno, in un certo senso da precursori della “terza missione” della Università, quello dell’assegnare a persone illustri, che hanno operato sul campo, i riconoscimenti accademici onorifici, cominciò l’interlocuzione con l’allora preside della Facoltà di Lettere e Filosofia della Università degli Studi Federico II , il colloquio si mostrò impegnativo, nella città di Gianbattista Vico, Benedetto Croce,il quale non era laureato, ma anche di Parmenide e Zenone di Velia, qui vicino, un riconoscimento “honoris causa” in Lettere e Filosofia non è ancora mai stato dato a nessuno.In quegli anni fu dato il riconoscimento di Professore Emerito a Giuseppe Galasso, quindi la cosa strideva un po’, diciamo così.
Comunque, nacque l’accettazione dell’invito a discuterne, visto che erano comunque possibili possibili azioni di mecenatismo a favore di giovani ricercatori, secondo il preside erano molto meglio di “un monumento in vita” alla figura di Luciano De Crescenzo. Raccontai tutto a Luciano, decidemmo di incontrare comunque il preside, per almeno cominciare a parlarne, correva l’anno 2005, all’epoca Luciano aveva 77 anni. Io ero perplesso, ma da “commerciale”, fidavo molto in una cena convincente in un noto ristorante napoletano , di mercoledì, per gustare uno straordinario sartù di riso. Pensavo che la cosa si sarebbe evoluta, tutte le cose cominciano piccole, poi crescono, è naturale evoluzione. Alla cena erano presenti Luciano De Crescenzo, il preside, Renato Ricci ed io, come amici di Luciano ed io, immeritatamente, anche come organizzatore dell’Evento ” Filosofo..sia”, forse un titolo troppo ottimista.
La situazione non si sbloccò, un riconoscimento così importante non poteva essere trasformato in una “disponibilità a pagare”, sia pure per finanziare opere meritorie come corsi di master universitari per giovani ricercatori.
Alla fine Luciano era tristissimo, lo accompagnammo in taxi all’Hotel Royal, credo che qui naufragò il progetto ambizioso di realizzare una Fondazione Luciano De Crescenzo a Napoli.
Comunque , malgrato questo insuccesso, l’amicizia con Luciano è proseguita, seppi che era
” testimonial ” della associazione per i diritti del cittadino Civicrazia, di cui sono diventato primo direttore nazionale, mi occupo di politiche e strategie macroregionali.
Io ammetto, da bagnolese “eretico”ostinato, ho continuato i miei tentativi di raggiungere questo tanto sospirato riconoscimento a Luciano De Crescenzo, cambiando però gli interlocutori, dopo il sostanziale fallimento, ci ha provato inutilmente anche Nino Daniele, amico fraterno dalla giovinezza, Assessore alla Cultura a Napoli e laureato in Filosofia.
Però ci tengo a dire che, nella sua storia della filosofia greca,medioevale,moderna,( ha scritto anche questo Luciano, altro che il semplice “Bellavista”),ha dedicato alla riforma protestante solo una mezza paginetta. La riforma fu la genesi del capitalismo moderno, come sottolineò Max Weber, nel suo citatissimo “etica protestante e lo spirito del capitalismo”.
Secondo me è la lacuna più profonda di questo libro, ma non ostacola il valore divulgativo dell’opera, tutti gli italiani, del Nord e del Sud, infatti sono tiepidi vero i fattori religiosi, è un popolo antichissimo e sincretico, tutti preferiscono i punti interrogativi a quelli esclamativi, per dirla alla Luciano, adorano i santi,sono superstiziosi e scaramantici, non conoscono le sacre scritture e forse non credono veramente in niente.
Infatti, si stanno preparando in città le celebrazioni del cinquantenario della nascita dell’Ospedale Evangelico di Napoli, Villa Betania di Ponticelli, una realtà fra le più efficienti ed efficaci della sanità pubblica italiana, questo non è un caso, almeno per me che conosco con quanta abnegazione ci si lavora, è un’avventura della Fede. Comunque, non divagando, anche adesso stiamo
lavorando per questo obiettivo del riconoscimento a Luciano, grazie al caro amico professore Rocco Giordano, presidente della Giordano Editore, che mi ha presentato il Dott. Francesco Montanaro, Presidente dell’Istituto di Studi Atellani.
Francesco Montanaro, in base alla “terza missione”, ha presentato la richiesta a favore di Luciano De Crescenzo al Senato Accademico della Università degli Studi Federico II, sarà appoggiato da alcuni dipartimenti universitari, finalmente?
Stavolta uso io il punto interrogativo, che tanto piace al nostro grande amico, però la campagna quotidiana che sta facendo da molte settimane un giornale cittadino, con illustri articoli in prima pagina di tutto il “Ghota della Cultura a Napoli”, anche con qualche “autocritica postuma” e pertanto inutile, giova a questo “riconoscimento”, sono diventato anche io scaramantico, NON LO NOMINO, malgrado sia valdese: “non è vero e non ci credo” ma veramente!

Paolo Pantani