Giulio Giorello, un pensiero libero

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in foto Giulio Giorello

di Vincenzo Olita

Non è agevole parlare di Giulio, amico da un quarto di secolo, senza incorrere nel già detto e nella fredda retorica da necrologista che avvolge ogni illustre scomparsa. Non lo ricorderemo come filosofo della scienza, epistemologo, matematico o scrittore, vogliamo ripercorrere l’uomo con il suo carattere, il suo entusiasmo, la sua ira e la sua dolcezza, spesso impastate di scetticismo. E sì, Giulio al di là dell’innata signorilità, della disponibilità verso l’altro non aveva un carattere facile, sarebbe piaciuto a Sandro Pertini sostenitore che un buon carattere non si coniuga con l’averlo un carattere.
Una mattina arrivò alla Triennale di Milano come relatore ad un convegno su Popper, ci salutammo nel tardo pomeriggio con l’impegno di ragionare sullo stato del liberalismo in occidente. E così fu, nel 1997 era tra i fondatori di Società Libera, componente del suo comitato scientifico e per me l’inizio di un’amicizia non comune. Incuriosito da un suo conciliabile dualismo, apprezzava filoni del liberalismo ma non amava i liberali di professione, uomo non violento ammirava la lotta del popolo basco e dei cattolici irlandesi dell’IRA, da non cristiano ha dialogato con rispetto e profonda intensità con il cardinale Martini, non amava i cattolici ma riusciva ad essere tollerante con il mio di cattolicesimo. Interessato al sud del mondo e alle sue culture era affascinato dall’Irlanda e dalla sua bevanda nazionale di cui era vero intenditore e a cui, da maestro, piaceva di iniziarmi, ma, per mia incapacità, con scarsi risultati.
Ecco anche questo è stato Giulio e il suo pensiero libero.
Società Libera gli deve l’aver conosciuto la sofferenza e la resistenza del popolo Uyghuro in Cina, me ne parlò con tale calore e convinzione che il23 ottobre 2010 a Roma, con grande sconcerto dell’ambasciata cinese, la 3°Marcia Internazionale per la Libertà dei popoli fu guidata da Giulio e dalla leader spirituale degli Uyghuri Rebiya Kadeer. La partecipazione a tante marce di Società Libera, con il suo andare dinoccolato e soddisfatto,resterà nella memoria di tanti, ma ancor più nella storia di un alto e nobile intellettuale che, con umiltà e in puro spirito di servizio, ha saputomarciare silenziosamente e anonimamente testimoniando passione eimpegno per la libertà, non solo raccontati ma anche praticati.
Gli siamo grati per essere stato pietra angolare nella costruzione di tante edizioni del Premio Internazionale alla Libertà, abbiamo individuato insieme personaggi eccellenti da premiare, da Edoardo Boncinelli a Giacomo Rizzolatti, da Nicola Cabibbo a Ferdinando Scianna a Giovanni Reale.
E che dire del suo interesse alla convivenza e al dialogo conamici quali Nicola Matteucci e Dario Antiseri, sensibilità liberali parallele ma non coincidenti, un team che ha onorato la nostra concezione del liberalismo.
Arrivederci Professore, troppo velocemente sei entrato nel Pantheon a noi caro.