L’Unione Nazionale dei Giudici di Pace esprime piena solidarietà nei confronti dei vice procuratori onorari e dei giudici onorari di tribunale da oggi in sciopero per l’intera settimana. Le rivendicazioni dei colleghi magistrati onorari di Tribunali e Procure sono sacrosante e condivise dai giudici di pace, già in sciopero per le medesime ragioni dal 23 al 30 novembre scorsi. Non è accettabile che in un Paese civile e democratico circa il 60% delle pratiche giudiziarie civili e penali sia trattato e definito da magistrati precari, con stipendi a cottimo ed irrisori, non rivalutati da 15 anni, senza tutele previdenziali, senza diritto alla salute e tutela della maternità e della famiglia, addirittura senza neppure l’assicurazione obbligatoria Inail per infortuni sul lavoro, un diritto riconosciuto anche alle casalinghe. Il recente incontro avuto al Ministero il 1° dicembre, pur con minime aperture da parte del Ministro Orlando, si è rilevato, al solito, assai deludente, essendo stato confermato l’inaccettabile impianto base del disegno di riforma della magistratura onoraria attualmente all’esame del Senato, il quale non solo non riconosce ai magistrati onorari elementari diritti, anche a tutela dell’indipendenza della funzione, quali la continuità del rapporto, le tutele previdenziali, il diritto ad un congruo compenso, fisso e commisurato all’alta funzione svolta, ma addirittura accentua la precarietà del rapporto, imponendo, nella sostanza, a magistrati onorari che per 15-20 anni hanno svolto a tempo pieno la funzione giudiziaria di trovarsi un nuovo lavoro. L’Unione Nazionale Giudici di Pace rammenta che è stata avviata dalla Commissione Europea una procedura di infrazione nei confronti dello Stato Italiano per violazioni reiterate di plurime disposizioni comunitarie previste in materia di rapporto di lavoro a tempo determinato. L’Italia ha il record, di certo non invidiabile, del maggior numero di procedure di infrazione avviate nei suoi confronti dall’Unione Europea. E’ quanto meno singolare, come già successo, ad esempio, nel caso dei precari della scuola o della responsabilità civile del giudice, che solo a seguito della messa in mora da parte della Commissione Europea, il Governo Italiano si conformi a nozioni consolidate e fondamentali di diritto comunitario.