Giselle illumina il San Carlo
che formidabile Zakharova

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A Napoli non si parla d’altro, almeno dall’ultima rappresentazione natalizia de Lo Schiaccianoci nella versione coreografica di Alessandra Panzavolta del Teatro di San Carlo. Il principe Giuseppe A Napoli non si parla d’altro, almeno dall’ultima rappresentazione natalizia de Lo Schiaccianoci nella versione coreografica di Alessandra Panzavolta del Teatro di San Carlo. Il principe Giuseppe Picone di quelle bellissime serate invernali sono ora solo un lontano ricordo a tutto vantaggio della splendida primavera di Giselle e, forse ancor più, della stella delle stelle del firmamento coreutico internazionale Svetlana Zakharova. Dicevamo che in città c’è gran fermento, i sold out si sono registrati da un bel po’ di tempo fa e la Zakharova è stata invitata a raccontarsi in pubblico, nel foyer del Teatro di San Carlo mercoledì scorso, proprio per andare incontro a tutti gli appassionati del sud d’Italia rimasti delusi per non aver trovato il posto all’Eldorado del balletto. A loro sarà bastato a malapena sentirla parlare del proprio nuovo lavoro editoriale dal titolo, manco a dirlo, Svetlana Zakharova, a dimostrazione che il marchio di fabbrica funziona e funzionerà sempre. Giselle è il balletto del repertorio romantico più importante della storia, interpretato meravigliosamente in passato, anche sul palcoscenico sancarliano, dalla diva Carla Fracci accompagnata dagli illustri Albrecht di Paolo Bortoluzzi, Erick Bruhn e Rudolf Nureyev. Ma quella è un’altra storia, sono ricordi che appartengono al passato illustre del titolo scritto da Teophile Gautier, coreografato nella prima rappresentazione parigina del 1841 da Jean Coralli in coppia con Jules Perrot sulle musiche di Adolph Adam. In questa settimana partenopea si è rivissuta la tragica storia di Giselle, giovane contadina malata di cuore innamorata del suo Lois. Una volta sconfessate, dal suo spasimante Hilarion, le mentite spoglie del proprio amato, in realtà il principe Albrecht promesso sposo alla nobildonna Bathilde, Giselle impazzisce e muore in una delle scene più drammatiche dell’intero repertorio ottocentesco e cavallo di battaglia di Carla Fracci. Nel secondo atto, ambientato nel cimitero dove riposa l’anima della protagonista, vivono le villi (anime di donne morte per amore, ndr) guidate dalla regina Mirtha chiamata a punire tutti gli uomini che hanno fatto penare in vita le donne morte per amore, per l’appunto. Il turno di Hilarion al cospetto della morte anticipa quello di Albrecht che, per amore della danza e del meraviglioso pas de deux che ne segue, è salvato dall’opposizione della villi Giselle che aiuta il proprio amato a sopravvivere. Quello sarà l’ultimo incontro tra i due protagonisti prima dell’alba salvifica. La Zakharova, in coppia con l’altro astro russo Ruslan Skvortsov, a dire il vero non entusiasmante nell’interpretazione di questi giorni, ha interpretato la Giselle nella coreografia di Ljudmila Semenjaka nelle migliori condizioni possibili. Il corpo di ballo del Massimo napoletano ha reagito benissimo alla presenza dell’etoile in scena, scaldando gli animi prima delle variazioni e dei pas de deux emblematici dell’antica tradizione ballettistica di chiara impronta romantica. In particolar modo Edmondo Tucci e Luisa Ieluzzi hanno garantito il giusto peso artistico e tecnico alla stella Zakharova, interprete mai doma ma non tantissimo nelle corde quanto Il lago dei cigni o La Bayadere. Ma questi sono altri discorsi, la verità è che si è parlato tanto in città di Giselle e la Giselle di Svetlana è valsa la pena vederla e rivederla. Che poi in mente torni ancora l’icona Carla Fracci va bene lo stesso, del resto parliamo di miti e leggende del balletto per cui il conto torna sempre.