Giovani e lavoro, aumenta il numero di disoccupati in Italia

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Il 2020 non è stato un anno facile. Il Covid-19 è esploso in Cina e si è diffuso in tutto il mondo, costringendo milioni di persone ad affrontare un’emergenza sanitaria importante, inizialmente sottovalutata. La costrizione in casa ha danneggiato tutti, ma in particolar modo i giovani di età compresa tra i 14 e i 29 anni. Secondo recenti studi europei, infatti, la disoccupazione giovanile è aumentata del 21,81% rispetto ai livelli pre-pandemia.

Più disoccupati al Sud
Anche in Italia il livello dei disoccupati fa molto paura dal momento che i NEET, under 35 che non lavorano, sono in stretta maggioranza rispetto alle altre nazioni d’Europa.

Dati alla mano risulta che i NEET in Italia siano più di 3 milioni di cui 1,7 donne; mentre il Meridione registra la più alta prevalenza di giovani che non studiano e non lavorano fissa al 39%. Nel resto d’Italia, il Centro arriva al 25% mentre il Nord è diviso in Nord-ovest con una percentuale del 20% e il Nord-est intorno al 18%. Le regioni più interessate al Sud Italia sono Campania, Calabria e Sicilia mentre al Centro si trova il Lazio.

Combattere la disoccupazione giovanile significa scegliere i giusti percorsi formativi che uniscono la domanda del mercato e le proprie passioni.

Possibili soluzioni per contrastare la disoccupazione
Una strada possibile per aumentare le possibilità di trovare un’occupazione è quella di frequentare un’università telematica scegliendo la migliore tra le tante presenti in Italia e lavorando nel frattempo per pagare gli studi. Ciò significa usufruire dei diritti dello studente lavoratore che sono delle norme per agevolare un lavoratore che voglia conseguire un titolo professionale, anche in vista del futuro.

Secondo infatti una previsione dei prossimi cinque anni, la richiesta maggiore riguarderà l’area statistico-economica con esigenza dalle 36mila alle 40mila unità. Il secondo posto della classifica è invece occupato dalle dinamiche giuridiche, politiche e sociali che richiede una mobilitazione intorno alle 39mila unità. L’area sanitaria si piazza al terzo posto con 33mila laureati l’anno mentre ingegneria raggiunge il quarto posto con 31mila unità e chiude al quinto posto l’area della formazione e dell’insegnamento con 25mila laureati l’anno.

Un’altra strada percorribile è quella della professionalizzazione tramite corsi di formazione in presenza o online che possano fornire competenze pratiche ai giovani con ritorni occupazionali tecnici. Percorsi di questo tipo sono particolarmente indicati per i settori come IT e marketing, per esempio, e hanno una durata minore rispetto a quelli accademici.

È quindi importante cercare in ogni modo di mettersi in gioco e non arrendersi perché il futuro è ricco di opportunità da cogliere.