Giovani di Confindustria, Moccia: Più attenzione alle nostre Pmi, spazio a ricerca e innovazione

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Ripartire dalla valorizzazione del made in Italy, ritrovando l’orgoglio di produzioni uniche, capaci di far sognare il mondo intero. Nasce da qui il nuovo corso dell’impresa giovane italiana, dalle iniziative che i Giovani Imprenditori hanno scelto di portare avanti in tutta Italia e che proprio da Capri prendono il via facendo il punto tra il rapporto inscindibile che lega l’impresa italiana e campana ai mercato internazionali. Ne è convinta Susanna Moccia, vicepresidente degli under 40 di Viale dell’Astronomia.
 
Qual è secondo lei lo stato di salute dell’export campano?
L’export campano fa registrare, in alcuni comparti, una costante, anche se lenta, ripresa. Stentano i distretti, ma fanno meglio le imprese innovative e quelle legate ai principi guida delle produzioni made in Italy. A trainare il volume delle nostre esportazioni sono soprattutto i comparti agroalimentare e nautico. Si potrebbe fare di più, sia in termini di filiera che in termini di assistenza, soprattutto per le piccole e micro imprese, ma non bisogna dimenticare che i primi segnali positivi per l’economia della nostra regione arrivano proprio da questo indicatore.
 
Cosa serve alle imprese campane guidate da giovani per essere più competitive nel mondo?
Il primo errore da non commettere è quello di allontanarsi dalle proprie radici. Il made in Italy ha fatto grande il nostro Paese nel mondo, ha fatto sognare e fa sognare generazioni di stranieri. Il nostro compito è mantenere vivo questo sogno, un valore indispensabile per la competitività delle nostre aziende. un valore che si traduce in creatività, qualità, originalità. Oggi più che mai i giovani sono il vero fattore strategico per dare un nuovo impulso alla crescita economica del nostro Paese. La formazione, il coraggio, la tenacia e la passione che ci contraddistinguono sono elementi importanti per affrontare con successo i rischi e gli sforzi dell’attività imprenditoriale.  
 
Il Sistema Italia, inteso come assistenza a chi investe all’estero, funziona?
Il Sistema Italia ha strumenti e organismi molto utili per favorire l’apertura internazionale delle nostre imprese. In un mercato globale chiudersi è il più grave errore che si possa commettere. Molto può esser fatto per migliorare ancora, soprattutto in termini di trasformazione culturale del nostro tessuto produttivo.
 
Cosa c’è da correggere?
Bisognerebbe prestare una attenzione ancora maggiore al mondo delle piccole e micro imprese che tendono a vedere, sempre più, il mercato estero come fonte di rischio. È opportuno che ne colgano, invece, i vantaggi e le occasioni di crescita. È necessario che queste imprese inizino ad affacciarsi al mercato globale e riducano la loro tendenza a “chiudersi”, “aprendosi” alle nuove opportunità e alle sfide competitive create e imposte dall’internazionalizzazione e dalla globalizzazione. La dimensione internazionale della Campania deve rafforzarsi fino a sviluppare un effettivo radicamento, grazie anche a un efficiente sistema di accompagnamento del nostro sistema Paese che consenta di valorizzare al meglio le proprie eccellenze.
 
Aziende estere iniziano a mostrare interesse per la Campania. Siamo sulla rotta giusta?
Trasformare la Campania in un territorio capace di attrarre investimenti esteri in misura sempre più costante e crescente è un dovere. Anche in questo caso è necessario avviare un percorso di rivoluzione culturale. In tal senso negli ultimi mesi la Campania ha dato dimostrazione di sapere attrarre investitori stranieri grazie a un elemento strategico unico al mondo: il suo capitale umano. Penso, ad esempio, alla Apple Academy o alla scuola per le competenze digitali a cui l’Università Federico II e Deloitte hanno da poco dato vita. Penso a Cisco e agli altri che hanno trovato nei nostri ragazzi potenzialità uniche.  
 
Cosa pensa delle normative, Zes su tutte, che Regione e Governo stanno mettendo in campo per accrescere l’attrattività della Campania all’estero?
Ben vengano tutte le iniziative volte ad attrarre maggiori investimenti stranieri e a migliorare la situazione aziendale. In merito, la Polonia rappresenta uno degli esempi più citati poiché, grazie alle zone Zes, il suo Pil è cresciuto notevolmente. 
 
Italia all’estero ma il mercato interno? E’ un capitolo definitivamente chiuso?
Assolutamente no. Il mercato interno e il rilancio dei consumi restano due priorità. La Campania è caratterizzata dalla dinamicità del tessuto economico-produttivo, da numerose potenzialità del territorio e da risorse umane altamente formate e qualificate che devono essere investite prima di tutto nel mercato locale. C’è però da sottolineare che la ridotta crescita del mercato nazionale e la continua espansione dei mercati emergenti impone alle aziende di guardare oltre i confini nazionali per sopravvivere e crescere.
 
Come accrescere la competitività delle imprese italiane all’estero?
Le imprese dovrebbero investire maggiormente nelle attività di Ricerca e Sviluppo per accrescere le loro conoscenze interne e per focalizzare la loro attenzione sullo studio di innovazioni tecnologiche volte a migliorare i prodotti già esistenti o a crearne di nuovi. L’innovazione è essenziale per la crescita della competitività e rappresenta il futuro del nostro Paese. Un altro elemento su cui far leva è la formazione, a partire dalle lingue straniere. 
 
Enzo Senatore