Francesco Palumbo, presidente del gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Campania, analizza il quadro economico generale da una prospettiva molto lucida. Partendo dalle proposte che il Governo vorrebbe attuare con la Legge di Bilancio.“Lo dico francamente, non mi convincono perché a mio modo di vedere non stimolano la produttività ma hanno solo un valore assistenzialistico, come nel caso del reddito di cittadinanza. Mi aspetterei piuttosto delle misure in grado di aiutare le aziende a produrre di più, ad esportare e ad assumere nuovo personale. Questa è l’unica strada per pensare di dare una spinta al prodotto interno lordo e, conseguentemente, abbattere il debito pubblico”. A Capri, nella due giorni del Convegno dei Giovani Imprenditori, ci sarà modo di confrontarsi su questi ed altri temi e magari anche di fare un raffronto tra le politiche nazionali e quelle locali. “Se vogliamo parlare delle politiche regionali – dice Palumbo – che direttamente mi interessano visto il ruolo che ricopro posso fare un ragionamento asettico e apartitico: basta vedere i dati relativi al prodotto interno lordo regionale, che negli ultimi anni è sensibilmente aumentato.Questo significa che determinate politiche, penso per esempio al credito d’imposta a beneficio delle aziende che investono, hanno pagato. Lo stesso si può dire degli interventi a sostegno dell’occupazione giovanile, che si sono tradotti in un effettivo aumento di impiegati contribuendo ad accrescere la ricchezza delle famiglie. Ecco,se continuiamo ad an- dare in questa direzione e utilizziamo i fondi europei per generare vero sviluppo credo che siamo sulla strada giusta per rilanciare davvero l’economia locale. Spero solo che questi provvedimenti non vengano vanificati da una politica nazionale che va in tutt’altra direzione”.
Cos’è che proprio non vi convince?
Le cito l’esempio di Alitalia e Autostrade, che si vuole tentare di riportare in mani pubbliche.E’ un ritorno al passato con tutto ciò che ne consegue, perché lo Stato come gestore di aziende si è dimostrato del tutto inefficiente. Sinceramente non capisco, e qui il mio discorso si fa generale, come possa una classe dirigente che non ha mai lavorato pensare di creare occupazione,non vedo le competenze necessarie per realizzare degli interventi a effettivo supporto della crescita economica.
Quindi gira tutto intorno alle aziende?
I numeri ci dicono che insistendo su misure che consentono alle imprese di produrre di più e acquisire nuove posizioni sui mercati,soprattutto a livello internazionale,si riesce a favorire l’occupazione, ad aumentare il gettito fiscale e a realizzare una crescita strutturata e duratura.
Veniamo all’Europa, tema centrale del Convegno 2018.
E’ un tema che non abbiamo scelto a casa perché vogliamo ribadire che noi imprenditori siamo pienamente dentro le dinamiche europee e vogliamo se mai contribuire a migliorare sempre di più le istituzioni continentali. Diciamo no alle contrapposizioni e siamo con- vinti che il processo europeo debba compiersi definitivamente. In questo contesto il ruolo dell’Italia può diventare determinante perché dopo l’uscita del Regno Unito il nostro Paese può assumere una leadership e diventare, dal punto di vista economico, il centro di traffici commerciali e dello sviluppo.
A proposito di Italia, voi avete modo di vedere imprenditori di altri Paesi. Che pensano della situazione italiana?
Di sicuro all’estero ci vedono molto meglio di come ci consideriamo noi. Sanno che l’Italia è un grande Paese, dove peraltro ci sono tantissime aziende di grande qualità e dove c’è una produzione industriale che in Europa è seconda solo alla Germania e sappiamo bene perché. Noi certamente dobbiamo smetterla di considerarci inferiori o fanalini di coda, abbiamo un’economia forte e imprese che con coraggio affrontano, e nella maggior parte dei casi vincono, la sfida dei mercati internazionali. In questo contesto la Campania, con qualche intervento mirato sulle infrastrutture, potrebbe recitare un ruolo di primo piano. Magari come Hub dell’Area Med. È così? In Campania abbiamo una portualità che funziona benissimo e infrastrutture come l’aeroporto di Napoli che, grazie alla gestione di Gesac, hanno ormai una dimensione internazionale di primo livello. Su questa strada bisogna continuare con convinzione, una grossa mano allo sviluppo la daranno le Zes (Zone Economiche Speciali, ndr.) se ben governate e organizzate. Certo, poi c’è la politica che deve fare la sua parte e essere da stimolo, e non da ostacolo, alla crescita delle imprese. Se noi avessimo gli stessi costi dei competitor tedeschi sia in termini di approvvigionamento energetico che di tasse sul lavoro, tanto per fare l’esempio di due elementi che avvantaggia- no nettamente loro, potremmo es- sere la vera locomotiva d’Europa.