Giorgia: meglio all’estero che tra i “soci” del Governo

67
in foto Giorgia Meloni

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 12 settembre all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

Dalle missioni rientra sempre con buoni risultati. Prima per la persona e come si rapporta con i suoi autorevoli interlocutori (Capi di Stato o Premier), poi per i contenuti e gli obiettivi che espone. L’Italia conferma in tal modo il ruolo, europeista e atlantico, che ha sempre cercato di far valere, aggiungendovi nuovo prestigio e piena affidabilità. Così a Nuova Delhi per il G20.Posizioni italiane chiare su immigrazioni, difesa dell’Ucraina dall’aggressione della Russia, uscita soft dalla Via della Seta (gli itinerari terrestri, marittimi e fluviali lungo cui nell’antichità si snodavano i commerci con l’impero cinese). La premier afferma responsabilmente che “c’è vita oltre questa via”. Con la Cina ci sono tuttavia rapporti che “rafforzeranno il dialogo tra Roma e Pechino” (dove lei arriverà in ottobre).

IL RIENTRO A ROMA. Giorgia avrà pensato a Dante del “quivi comincian le dolenti note a farmisi sentire”. La prima nota (musicalmente si direbbe molto “dodecafonica”), “suona e stona” sulla legge di Bilancio che va approvata entro dicembre. I nodi da sciogliere sono molti. Le richieste dei partiti, a cominciare da quelli che stanno al Governo, ammontano a 40 miliardi. A metà settembre il Tesoro ne dispone solo di 8,5 (perfino Piero Fassino, che ha lamentato il modesto status retributivo dei parlamentari, rileva che sarà un “bilancio magro”). La premier costretta a rivolgersi ai partners in questo modo: ”Non facciamoci del male. Non diamo l’impressione che ognuno va per conto suo. Stringiamo le fila. Un Governo di coalizione non deve diventare per forza una rissa”. Con molta preoccupazione prevede che fino a Natale il big match della manovra “sarà lungo e tortuoso”. Perciò “niente finanza creativa”.

PAROLE POCO PENSATE. Il ministro Lollobrigida si lascia uscire di bocca che “i poveri mangiano meglio dei ricchi”. Poi precipitoso ricorso a correzioni (“sono stato male interpretato”). Succede sempre quando un pensiero non è stato ben pensato. Non bastasse, ci si mette anche Andrea Giambruno, compagno di Giorgia. Alle ragazze che vanno alla movida raccomanda: ”Se evitate di ubriacarvi e di perdere i sensi, magari evitate anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovate”. La premier costretta a raddrizzare il tiro: ”Ha parlato in modo frettoloso e assertivo. Alle donne voleva dire occhi aperti”.

SALVINI IL PIU’ DESTABILIZZANTE. Vice premier e ministro, è quello che crea più problemi alla Meloni. Vuole l’Autonomia differenziata (Nord più ricco, Sud più povero), perché “la Lega non può farne a meno” in vista delle elezioni europee. Inasprisce oltre misura la polemica anti-Bruxelles “scatenando fuoco” contro il commissario Paolo Gentiloni. Da sovranista bolla l’Europa come matrigna. Scoppia il caso Vannacci generale che ha scritto un pamphlet molto discutibile: mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto lo solleva dall’incarico (a tutela delle Istituzioni), lui vuole candidarlo per il Parlamento europeo. A Strasburgo, Meloni è a capo dei Conservatori, Tajani sta con i Popolari, lui è schierato con la Destra di Marine Lepen che sarà ospite d’onore dei leghisti al prossimo convegno di Pontida.

I GUAI DELLA “PITONESSA”. Così l’ex marito soprannominò Daniela Santanchè, ministro del Turismo. Assolta dal Senato per una serie di atti compiuti come manager, è ancora oggetto di attenzione da parte degli investigatori perché “i problemi contabili sono ancora intrecciati col suicidio di Luca Ruffini”. Intanto i nuovi soci di Visibilia la scaricano precisando di non aver nulla a che fare con lei. Non rispondiamo noi -affermano- alle contestazioni fatte dai periti del Tribunale di Milano (bilanci falsi, poste non corrette, perdite milionarie). Percentuale impietosa per la “Pitonessa”:le vacanze degli italiani quest’anno calano del 5,7.

SGARBI FUORI CONTROLLO. Sindaco di Arpino e sottosegretario alla Cultura, al MAXXI romano non si trattiene da battute sessiste come “c’è un momento della nostra vita in cui conosciamo solo il cazzo, organo di conoscenza e di penetrazione”. Poi vanta le sue 9 performance mensili, meno di Berlusconi “che arrivava a 100”. Duro rimprovero da parte del ministro Gennaro Sangiuliano: ”Sessismo e turpiloquio sono in ogni contesto inammissibili, ancora di più in un luogo di cultura e da parte di chi rappresenta le istituzioni”.