Giffoni, giorno 7: diaro del giurato

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Fra un’assordante sveglia (riff di pianoforte, non so se mi spiego) che mi ha bruscamente buttato giù dal letto e l’ennesima corsa per arrivare in tempo al bus che Fra un’assordante sveglia (riff di pianoforte, non so se mi spiego) che mi ha bruscamente buttato giù dal letto e l’ennesima corsa per arrivare in tempo al bus che mi avrebbe portato alla cittadella, è iniziata la mia settima giornata qui a Giffoni. Arrivato e avendo visto il tradizionale mucchietto di super fan(atici) accaniti sotto i divisori fra il blue carpet e l’umanizzazione della follia (stavano aspettando gli attori di “Braccialetti Rossi”), sono entrato in sala dove ho assistito alla proiezione, sempre (e fortunatamente) in sala Truffaut, del film in concorso “Mateo”, produzione franco-colombiana (un binomio assolutamente originale), che, nonostante la trama alquanto pronosticabile e i vistosi buchi di sceneggiatura (emersi poi nella loro interezza nel M&G, grazie agli interventi dei giurati in sala), non si prestava a una facile comprensione del complesso e si mostrava emblematico (oserei dire anche cervellotico) in alcune scene (come in quella finale). Dopo aver visto il film, sull’illuminatissimo palco della enorme sala è andata la regista (Maria Gamboa) che, sebbene sia stata tartassata da critiche incalzanti sul film, sempre espresse in modo molto cortese e adatto, ha saputo incassare i molti brutti colpi subiti e andare avanti. Dopo il “botta e risposta” (non esiste termine migliore per definire ciò che è avvenuto in sala), sono uscito a mangiare andando verso l’ormai meta internzionale di affamati giurati provenienti da ogni dove “Il Chicas”. Finito il panino e avendo preso un aperitivo nella piazza principale del paese, ho passato il tempo prima del concerto del salentino “Rocco Hunt” al parco Hollywood, passando di attività in attività, anche se limitato nella scelta da un fastidioso fango che era su tutto il prato. Ho sfidato Manlio, il presentatore del festival, a una partita ping- pong in cui sono stato annientato 11-4. Distrutto, in tutti i sensi umanamente possibili, mi sono diretto al concerto di Rocco Hunt che non ha deluso le mie aspettative ma che, anzi, mi ha sorpreso, ha stoffa dal vendere. di FABIO CRIMALDI