Giffoni, giorno 4: diaro del giurato

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Andando alla Cittadella del Giffoni, sotto le grigie nuvole che si sposavano alla perfezione con ciò che significa il Lunedì per molti (ovvero risveglio e stanchezza), ho incrociato subito Andando alla Cittadella del Giffoni, sotto le grigie nuvole che si sposavano alla perfezione con ciò che significa il Lunedì per molti (ovvero risveglio e stanchezza), ho incrociato subito gli sguardi ostinatamente vitrei e inespressivi dei fan(atici) che si erano accampati proprio sotto le transenne del blue carpet (già da quasi un giorno fra l’altro) per vedere la giovane star di “Teen Wolf” Dylan O’Brien. Inquietato, dal furore che leggevo nettamente negli occhi degli sfegatati seguaci dell’attore statunitense, mi sono diretto verso la splendida e incredibilmente comoda sala Truffaut dove abbiamo assistito alla proiezione del film in concorso sud-coreano ” Han Gong-Jun”, che trattava l’epopea adolescenziale, seppur in modo alquanto cervellotico e inutilmente complesso, di una ragazza (Han Gong-Jun, che appunto dà il nome al film) nello scenario di una corea del sud preda dello squallore urbano che ormai ha contaminato anche i suoi abitanti; questo scenario alquanto realistico della condizione giovanile riflette il grande disagio, spesso ignorato dalla maggioranza delle persone, che affligge e sta affliggendo questa generazione pronta sempre più a bruciar le tappe in qualsiasi campo e senza dubbio con molti soggetti di dubbia moralità. Dopo che questo pensiero pseudo-sallustiano aveva finalmente lasciato la mia testa, per spero mai più ritornarci, abbiamo assistito all’incontro con l’attrice e modella italiana Margareth Madè, che, molto aperta e disponibile, ha risposto a noi giurati da pari a pari anche a domande abbastanza inconcludenti e prive di significato senza però mai stizzirsi. Sulle poltrone rosse della sala ben condizionata, dopo aver ovviamente riempito lo stamaco, ho assistio anche all’incontro con Dylan O’Brien, dove penso si sia superato il record mondiale di urla fastidiose per un solo attore. Il 22enne americano ha dato prova di grande umiltà, non finta e costruita ma reale e percepibile dal tono di voce, dalle movenze e dagli innumerevoli “you know” detti per far prendere il tempo al cervello di elaborare una risposta. L’attore, con classica faccia del bravo ragazzo, ha anche accettato i doni che i fan gli avevano portato (fra cui quello di una ragazza qatariota). Dopo un’ abbondante ora di botta e risposta con l’artista, abbiamo aspettato l’arrivo in sala di Claudia Gerini, volto familiare al cinema italiano, che, molto disponibile, avrebbe concluso il mattino seguente la discussione che, per il tempo in cui si è portratta, ha toccato argomenti come la sua carriera nello specifico, l’inizio e l’esordio nel cinema italiano. Altro “guest star” ospite è stato Marco Bocci di “Squadra Speciale Antimafia” che, purtroppo in poco meno di mezz’ora, ha dato prova di essere un abilissimo oratore e una personalità spesso sottovalutata nel cinema italiano. Sulla via del ritorno, essendomi ormai rassegnato all’idea di aver perso il pullman per il ritorno, mentre le nuvole si addensavano e si scurivano sempre più sulla cima del monte Acellica, mi sono imbattuto in un gruppo di ragazzi, casualmente diretti dove io dovevo andare, che erano su un pullmino delle scuole elementari. di FABIO CRIMALDI