Getra, Marco Zigon: Il futuro si chiama transizione energetica

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in foto Marco Zigon

Il suo pensiero su come ripartire dopo il lockdown e la crisi economica che ne è susseguita ormai è noto. Lo ha espresso ai primi di settembre sul Mattino, in un intervento che chiosava la lettera che il presidente Carlo Bonomi ha inviato il 28 agosto scorso a tutti gli associati di Confindustria. “Per ripartire – ha rimarcato a sua volta il Ceo del Gruppo Getra – è necessario anzitutto semplificare, sveltire, sburocratizzare: una precondizione imprescindibile per rendere concretamente cantierabili i progetti frutto del “debito buono” di cui ha parlato Mario Draghi, ex governatore della Bce, all’ultimo Meeting di Rimini. Più di recente il pensiero su come uscire dalle ricadute della pandemia sul tessuto produttivo italiano, e in particolare meridionale, Marco Zigon lo ha espresso in una intervista, resa ancora al quotidiano diretto da Federico Monga, che chiosava il dibattito emerso dall’Assemblea nazionale di Confindustria. “Agire per il riequilibrio territoriale del Mezzogiorno con il Nord – ha dichiarato al Mattino – non può che favorire tutto il Paese”. Un committment su cui insiste la stessa Unione europea, quando segnala che “gli investimenti nel Sud sono calati in maniera consistente e sono al livello più basso di sempre”.

Futuro da scrivere
Ma se il futuro post Covid è tutto da scrivere, le prime pagine Getra le ha affidate alla Fondazione Matching Energies, il braccio culturale in campo dal 2012 sui temi dell’energia come driver di crescita sostenibile e sullo sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno come leva per ricollocare l’Italia nel novero dei competitor degli scenari geoeconomici globali. I fattori abilitanti di un ritorno del nostro Paese ai primati economici che lo distinsero nel Dopoguerra, la Fondazione li ha espressi in un position paper intitolato “Per un’Italia credibile e autorevole in Europa come motore di crescita sostenibile, stabile e duratura”, scaricabile dal sito www.marchingenergies.it. Il documento riassume le considerazioni sulla transizione energetica, economica e sociale contenute in un saggio pubblicato nel marzo scorso sull’Energy Report 2020 di Studi e Ricerche del Mezzogiorno diretto da Massimo Deandreis, centro studi con cui la Fondazione collabora e di cui Zigon è componente del comitato scientifico, nonché le riflessioni espresse nel Forum che l’Associazione “Merita – Meridione d’Italia”, presieduta dal ministro del Mezzogiorno del Governo Gentiloni Claudio De Vincenti, ha dedicato al tema energetico il 14 luglio: “Una scossa per il Paese – pulita, verde, sostenibile: l’energia che serve”, a cui hanno partecipato tra gli altri il ministro dell’Università Gaetano Manfredi, il presidente di Symbola Ermete Realacci e l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace.

Primo: semplificare
“Debito buono”, dunque. Tradotto, vuol dire: progetti necessari e cantierabili, perché finalmente liberati dai freni di una burocrazia asfissiante, tempi di attuazione certi, monitoraggio trasparente. Ma in quali campi di intervento? Marco Zigon non ha dubbi in proposito: oltre a salute, istruzione, formazione, equità territoriale e di genere, bisogna puntare su transizione ecologica e infrastrutture green di nuova generazione, con particolare attenzione alle prospettive di sviluppo delle tecnologie di produzione e trasporto dell’idrogeno, che negli ultimi tempi hanno fatto notevoli passi avanti, come carburante che “incorpora, conserva e consente – si legge in una nota congiunta della Fondazione con l’Associazione Merita – di trasportare energia prodotta da fonti rinnovabili elettriche”. E ancora: dare il via una digitalitalizzazione 4.0 che coinvolga le grandi città non meno che le fabbriche della tecnologia avanzata, poiché nella visione della Fondazione smart grid, supergrid e circular city e transizione green fanno parte di un unico disegno strategico.