“Oggi siamo in una situazione difficile perché ogni anno importiamo 155 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia. La sola Italia ne acquista 30 miliardi, il 20%. E questa dipendenza è stata scelta”. “Sappiamo benissimo qual è la situazione e bisogna avere un piano per fare eventualmente a meno del gas russo e sostituirlo, se necessario”. Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno, ha lavorato a un piano di contingenza che, attraverso un’articolata serie di interventi, permetterebbe di sostituire completamente i 155 miliardi di metri cubi di metano che l’Ue importa da Mosca. Serviranno però “misure estreme”, avverte il commissario in un’intervista a ‘La Stampa‘ nel giorno in cui arriva in Italia per una visita dedicata alla trasformazione dell’industria automobilistica: oggi sarà al Centro comune di ricerca di Ispra e poi a Torino per visitare lo stabilimento di Mirafiori in cui viene prodotta la 500 elettrica. “Io, in quanto responsabile del mercato interno, – spiega – ho il dovere di mettere a punto un piano per essere pronti all’evenienza. Nella speranza di non usarlo”. “Entro la fine dell’anno possiamo sostituire 50 miliardi di metri cubi di gas con l’aumento delle forniture di gas naturale liquefatto, anche se ovviamente bisogna incrementare la rigassificazione. Altri 10 miliardi via gasdotto, soprattutto a Sud, dal Nord Africa o dall’Est. Possiamo inoltre ridurre il consumo abbassando termosifoni e climatizzatori e accelerando il risparmio energetico: circa 14 miliardi. E poi spingere il biometano, così come i progetti per l’eolico e il solare: ulteriori 25 miliardi”. “In una situazione estrema avremmo bisogno di misure estreme. – afferma Breton – Penso alle centrali a carbone: si potrebbe decidere di non chiuderle oppure di riaprirle. Questo ci permetterebbe di sostituire 20 miliardi di metri cubi di gas, di cui 14 dalla sola Germania. Stesso discorso per le centrali nucleari, che garantirebbero l’equivalente di 12,5 miliardi di metri cubi di gas. Ovviamente dovremmo trovare il modo per redistribuire l’energia e aiutare, con spirito di solidarietà, quei Paesi che hanno scelto di essere più dipendenti dal gas e in particolare da quello russo”.