Il viaggio di Seydou continua. La storia del giovane protagonista del viaggio di fortuna dal Senegal all’Italia, narrato da Matteo Garrone in “Io Capitano”, dall’Europa arriverà anche a Hollywood, perché “Io Capitano” è entrato nella cinquina finale dei film in lingua straniera in nomination per gli Oscar del cinema, che si svolgeranno il 10 marzo a Los Angeles. Un prestigioso riconoscimento che il film del regista romano, già vincitore del Leone d’Argento a Venezia e candidato agli Academy Awards (dove però alla fine non ha ottenuto premi), si disputerà con Perfect Days (girato dal tedesco Wim Wenders, ma di produzione giapponese), La società della nave (spagnolo, ma ambientato sulle Ande cilene), The Teachers’ Lounge del tedesco Ilker Çatak e La zona d’interesse dell’inglese Jonathan Glazer. Io Capitano racconta il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou appunto e il suo amico fraterno Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa.
Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare, tutti mostrati con un occhio e una fotografia lucida, talvolta onirica, capace di indugiare giusto il necessario sulle scene più scabrose: del resto Io Capitano non è un documentario, non è un film di denuncia per stessa ammissione dell’autore, ma intrattenimento, seppure impegnato. Una Odissea sconvolge chi non sa (le corse folli nel deserto stando attenti a non cadere dal pickup, perché non ci si ferma a riprenderti; i ricatti e gli abusi nelle carceri libiche, le tensioni e la claustrofobia del viaggio in mare), ma colpisce anche chi conosce già tutti i dettagli, perché per la prima volta li può vedere con gli occhi, immagini su pellicola. “Non volevo mandare un messaggio politico – aveva spiegato Garrone, in occasione dell’anteprima dei film al Cinema Sacher di Roma lo scorso settembre – Volevo semplicemente raccontare una storia, la storia di persone che vanno via per cercare un futuro migliore, per seguire le proprie aspirazioni”.