Franzese, esplosioni su tela
vive il materismo metafisico

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L’arte, che nel passato si basava sulla capacità esecutiva, sulla perizia espressiva e sulla ricerca della bellezza formale, in seguito è stata superata dalle neoavanguardie, hanno L’arte, che nel passato si basava sulla capacità esecutiva, sulla perizia espressiva e sulla ricerca della bellezza formale, in seguito è stata superata dalle neoavanguardie, hanno prevalso forme espressive nuove che si ricollegano al Dadaismo e al Cubismo. Nell’ultimo Novecento l’arte pittorica si è indirizzata verso forme dove il lessico del colore è molto cambiato e i mezzi tecnologici hanno determinato uno sconvolgimento totale delle forme espressive. L’artista contemporaneo sembra essere guidato solo dalla mano, spesso manca in lui il pensiero, non ha idee; tutta l’opera si riduce in pennellate che non hanno nessuna scaturigine speculativa, esistenziale ed emotiva. Non appartiene certamente a questo tipo di artista Luigi Franzese, anche se in una prima fase attraversa anche certe neoavanguardie, il concettualismo in particolare e il figurativismo, in cui mostra le sue straordinarie capacità tecniche. Ben presto si allontana da questa pittura per affrontare una tematica che si riallaccia al pensiero scientifico del Novecento e soprattutto all’indagine da parte dell’uomo sulla materia come essere e sul cosmo da essa derivato. Comunque l’allontanamento dal figurativo non significa abbandonodel problema umano. Simbolo e protagonista nell’arte pittorica del Franzese è il Vesuvio-l’infanzia, la fanciullezza, la vita di fronte al Vesuvio hanno fatto sì che nell’io del Franzese si determinasse un abito mentale e psicologico che sicuramente ha tanto influito sulla sua arte. Il Vesuvio però non viene considerato quale seduzione turistica partenopea, come invece appare in molta pittura di artisti stranieri di fine settecento e ottocento ed anche in Goethe, ma diventa espressione, anche se in uno spazio e in un tempo ben determinati, di un big bang universale dove la materia esplode e si fa natura. E allora nella maggior parte delle opere, il Vesuvio, quale significazione della materia oscura, visto sempre nella sua vetta estrema e avvolto dal monte Somma diventa attraverso pennellate nere un momento significativo della nascita del cosmo, dando al termine il significato etimologico di ordine, di armonia, di forma, quindi, di natura. Il Vesuvio viene vissuto come momento particolare che nell’immaginario di Franzese diventa espressione di una esplosione della materia nella sua assolutezza.Non è certo “lo sterminator Vesevo” di memoria leopardiana. Nel Franzese, diversamente dalla concezione nichilista del poeta, diventa elemento creativo della vita e la sua lava, le sue ceneri, non sono “infeconde” ma portatrici di campi fertili e produttivi. I fiori che sembrano danzare sulla lava del Vesuvio a testimoniare il ritorno della vita e i fantasmagorici colori delle fiamme, sono significazioni di una vita nascente dalla materia esplodente. Ed ecco che accanto al tripudio dei colori e della vita di natura incipiente troviamo dei lapilli incastonati nella tela quasi che l’artista voglia rappresentare in quella piccola pietra come una “monade” il microcosmo a significazione di una materia informe, una sorta di ritorno al primitivo. Non appare l’uomo nelle tele di Franzese, ma se ne sente la presenza con la domanda sulle sue origini, sulla sua provenienza da una materia sempre più misteriosa. Franzese con la sua arte affronta l’eterno, concilia l’umano con la divinità della sostanza.