Francesco Daveri: I tre casi in cui si può sfondare il muro della flessibilità imposta dalla Germania

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… Ha detto bene il premier Matteo Renzi: l’Europa non finisce con la Brexit.

Ma il messaggio politico di continuità che i tre leader di Francia, Germania e Italia hanno provato ad offrire al vertice di Ventotene fatica a tradursi in un progetto europeo capace di mettere insieme – sempre per usare le espressioni del premier italiano – concretezza e sogno.

Fissati gli obiettivi comuni, gli interessi nazionali… resistono, in particolare quando si parla di economia.

… E così… intorno alla tomba di Spinelli, sono scomparsi i padri costituenti dell’Europa del futuro. Sono rimasti invece i leader politici dei due grandi paesi europei che nel secondo trimestre 2016 hanno fatto registrare una crescita zero con deficit e debiti pubblici non in linea con le regole europee.

E che ora si trovano alle prese con la cancelliera di un paese che cresce da anni senza infrangere il dogma auto-imposto di un persistente equilibrio nei conti pubblici.

In definitiva, la flessibilità consentita dalle regole europee… potrà subire uno sforamento… in tre casi.

Il primo è… il possibile scorporo di voci di spesa e investimenti pubblici dal computo del deficit. Un’estensione del finora impalpabile piano Juncker a nuove aree di applicazione (all’Italia preme la cultura, alla Francia l’Erasmus esteso agli apprendisti; a tutti – pare – la digitalizzazione).

La seconda ragione di flessibilità è quella che potrebbe derivare da un ulteriore peggioramento della congiuntura nella seconda metà dell’anno.

Infine… come terza ragione… la prosecuzione – qualsiasi sia l’esito del referendum costituzionale del prossimo autunno – nell’attuazione delle riforme.

L’Italia di Renzi può schierare riforme fatte (quella costituzionale, il Jobs Act e la cosiddetta “Buona scuola”), da completare (quelle su pubblica amministrazione e sulla giustizia civile) e ancora da fare (quella sulla tassazione dei redditi familiari e sul riordino del sistema delle detrazioni e deduzioni).

Tutti provvedimenti potenzialmente buoni per l’Europa e volti a modernizzare un’economia ingessata da troppo tempo. Quelli attuati hanno però finora fallito l’obiettivo ultimo: quello di ravvivare l’eternamente anemica crescita dell’economia italiana.

Lavoce.info