Francesco Cardone: la fotografia come narrazione della realtà interiore

1954
In foto Francesco Cardone

Ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale

di Azzurra Immediato

Il racconto del reale affiora attraverso gli scatti di Francesco Cardone, la cui ricerca estetica si inabissa nelle pieghe del ricordo, nella volontà di scardinare i limiti del tempo e ritornare al passato, per comprendere il presente. Allo stesso modo, le immagini che gli si presentano dinanzi agli occhi, nei momenti in cui meno se lo aspetta, generano un compendio di scatti che si dipana come narrazione dell’universo mondano ed umano di valore metaforico ma anche filosofico. Immagini che giungono dall’osservazione di luoghi e individui durante i suoi numerosi viaggi, nel quotidiano, oppure facendo ritorno nella sua terra d’origine, la Basilicata. In una sorta di transfert visivo, coglie una sospensione d’animo, nei volti e nei gesti d’altre persone, come se tali soggetti potessero dar voce alle sue più profonde emozioni che in altro modo non riuscirebbe ad esprimere. Si tratta, dunque, di riconoscere, in maniera empatica, negli atteggiamenti o negli sguardi altrui, una nuova soggettività identitaria, un’alterità che porta con sé abissali evocazioni. Per Cardone, ogni progetto fotografico è inteso come atto catartico. Come non ricordare le opere afferenti al ciclo ‘L’Attesa’ o gli scatti di ‘Solchi Lucani’, protagoniste della kermesse VinArte, nel 2018 e nel 2019, a Guardia Sanframondi (Bn) ideata da Giuseppe Leone e con una sezione interamente dedicata alla fotografia, ospitante una corale visione di artisti. Abbiamo incontrato Francesco Cardone nella città in cui vive, Bologna, e fatto una chiacchierata con lui.

Francesco Cardone, la Sua ricerca fotografica è costellata di progetti nati da una intensa introspezione, pensiamo, ad esempio, a progetti come ‘L’Attesa’ o ‘Solchi Lucani’. Da quale riflessione essi sono nati?
‘L’Attesa’ nasce da una grande mancanza, quella di mio padre, andato via quando avevo 7 anni. Per molto tempo mi sono sentito in “attesa” ma sapevo di attendere invano. Con le parole non sono molto bravo, non riesco ad esprimere pienamente i miei sentimenti ed i miei stati d’animo, così, un giorno, ho iniziato ad utilizzare la mia reflex come una penna e, finalmente, sono riuscito ad esprimere le mie emozioni che, ovviamente, spero di trasmettere anche a chi si ferma a guardare un mio scatto. ‘Solchi Lucani’ invece, parla della mia terra d’origine, la Basilicata. Una terra che sembra ferma, cristallizzata, lì dove poco cambia. Vivo a Bologna ormai da 12 anni e, ogni volta che ritorno a casa, vedo questa netta differenza. Quindi “vivere” queste due realtà così diverse mi ha fatto pensare molto. Tutto questo progresso del nord fa bene alla singola persona? Sempre di fretta, mille cose da fare, tutti concentrati sulla carriera, tutti a rincorrere benessere e felicità. Poi, però, quando torno a ‘casa’, in Lucania, al contrario, mi basta fare due chiacchiere con un vecchietto incontrato per caso oppure perdermi in qualche campagna e, con poco, riesco a trovare tutto. Sensazioni che non provo ogni giorno, sensazioni che non sono presenti nel progresso ma nel mio passato e nel , nella storia della mia amata terra.

La narrazione della realtà, tuttavia, ha gemmato anche dei percorsi tesi a raccontare per immagini luoghi di viaggio, con una attenzione, però, all’elemento umano, ricorrentemente interrogato nel suo universo. Cosa la spinge a fotografare un soggetto invece che un altro? Quale sensazione, percezione, deve nascere?

Fotografare le persone è una delle cose che preferisco. Alcuni mi sembra di conoscerli da una vita. Di solito, ciò che mi colpisce è lo sguardo. Credo di essermi “innamorato” tante volte: basta un millesimo di secondo. Uno dei miei grandi amori l’ho incontrato anni fa a Granada, una ragazza meravigliosa: prima le ho scattato molte foto a sua insaputa, dopo mi sono presentato ed era come se davvero ci conoscessimo da sempre. Ogni volto, sguardo, è diverso da un altro, ogni lineamento, ogni espressione; trovo fantastico riuscire a fissare tutto questo in uno scatto, è straordinario immedesimarsi in un perfetto sconosciuto che, in quel momento, diventa quasi parte di te.

Progetti per il futuro?

Negli ultimi due anni ho esposto nella mia città, Lavello con piacere e i due progetti L’Attesa e Solchi Lucani, di cui abbiamo detto, sono stati ospitati a VinArte, il festival campano che ha unito il concetto di Arte & Vino, ideato dal Prof. Giuseppe Leone, con una peculiare attenzione alla fotografia. Occasioni che ho trovato molto interessanti e stimolanti, anche per avermi messo in contatto e confronto con realtà nuove e diverse, così come con altri artisti, italiani e stranieri ed i loro linguaggi o le loro visioni. Anche queste sono straordinarie ed inaspettate sensazioni che la fotografia regala. Per il futuro, si, ho diversi progetti in mente. Uno di questi parlerà di Bologna. Sono tornato ad abitare in città qui dopo diversi anni a Ferrara, e, perciò, mi sto immergendo di nuovo totalmente in questa città che può davvero dare tanto, in termini emotivi. Io, la mia reflex ed il mio caro amico Lucio [Dalla, ndr] nelle cuffie, stiamo cercando di raccontare la città di notte, quando tutto si ferma; e, ammetto che perdersi in queste strade con “Le Rondini” nelle orecchie è qualcosa di incredibile, qualcosa che tocca profondamente i moti dell’animo. D’altronde, siccome la musica, come la fotografia, per me è importante nella mia formazione e nel mio quotidiano, un altro progetto sarà dedicato proprio alla musica ed alla estetica musicale, anzi, per meglio dire, a quelle che ho definito le sue “peripezie”.

Ogni soggetto, d’un tratto, assume una inusitata identità, negli scatti di Francesco Cardone, racchiudibile nell’istante della catarsi, in grado di porsi, nel rapporto con il tempo, in un limbo sospeso tra l’attimo e l’eterno infinito. Nel segno di tali speranze, la costruzione fenomenica, l’uso del bianco e nero, rappresentano un abbecedario atto a traslare mediante lo sguardo di Cardone un pensiero che si perde nell’altrove, in riflessioni non altrimenti descrivibili, seppur profondamente umane. Augurandogli in bocca al lupo per i prossimi progetti, chiudiamo la nostra intervista con l’incipit del suo progetto “L’Attesa”, foriero di bei pensieri:
Attesa come Utopia, non ascrivibile ad una semplice caratterizzazione.
Attesa come caos e caso fatuo, invano atto dell’animo, quasi inconscio.
Attesa come sguardo al futuro, illusoria immagine interiore, reiterata.

In foto Francesco Cardone (Solchi Lucani)
In foto Francesco Cardone, L’Attesa
In foto Francesco Cardone, Solchi Lucani