Fotografi, un napoletano racconta l’Africa della solidarietà

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Mauro Fermariello: fotografo professionista, 58 anni, 3 libri pubblicati e numerose collaborazioni con riviste scientifiche e non solo alle spalle, italiane e internazionali ha prestato la sua opera per documentare una bellissima realtà cresciuta in Uganda negli ultimi  50 anni da due medici (e coniugi) italiani, Piero e Lucille Corti. Si tratta del St. Mary’s Hospital Lacor, trasformato da piccolo presidio comboniano nel più grande ospedale non a scopo di lucro dell’Africa equatoriale. Oggi il Lacor è motore per lo sviluppo sociale ed economico locale, è il maggiore polo di formazione di professionisti sanitari della regione, ha 600 dipendenti tutti ugandesi, cura 250mila persone ogni anno, di cui l’80 per cento sono donne e bambini. Mauro si reca per la prima volta al Lacor Hospital nel 2007: è appena finita la guerra che ha martoriato il Nord Uganda per quasi 30 anni e 2 milioni di persone vivono ancora, per timore dei ribelli, nei campi profughi in condizioni di povertà estrema. Ora, a distanza di 10 anni ci è tornato ed è appena rientrato in Italia. Con le sue fotografie il suo blog ha raccontato a puntate la vita di questo ospedale, i volti delle persone che ci lavorano e dei malati che qui trovano assistenza.

I più deboli non sono soli
La storia del St. Mary’s Hospital Lacor è anche la storia dei coniugi Piero Corti, pediatra brianzolo, e Lucille Teasdale, chirurgo pediatrico canadese, che in 50 anni di lavoro hanno diretto e sviluppato la struttura, trasformandola da piccolo ospedale al grandissimo presidio che è oggi. Piero e Lucille giungono al St. Mary’s nel 1961 per un impegno di tutta la vita per offrire le “migliori cure possibili al maggior numero di persone e al minor costo”. Hanno curato, formato medici e infermieri ugandesi per rendere l’ospedale sempre più efficiente e autonomo grazie al personale locale. Oggi il ruolo dell’ospedale va oltre le cure mediche: è un motore determinante per lo sviluppo sociale ed economico locale ed è il maggiore polo di formazione di professionisti sanitari nella regione. Ogni anno oltre 450 studenti frequentano le sue scuole per infermiere, ostetriche, tecnici di laboratorio e anestesia, assistenti di sala operatoria. È sede di tirocinio per medici neolaureati dalle facoltà di medicina statali del paese ed è polo universitario della Facoltà di Medicina di Gulu. Per sopravvivere ai decenni di isolamento l’ospedale ha dovuto allestire officine per costruzioni, riparazioni e manutenzione che permettono a muratori, carpentieri, elettricisti e meccanici di apprendere un mestiere. Nei suoi 56 anni di storia l’ospedale ha affrontato innumerevoli emergenze, come l’epidemia di ebola che lo ha colpito nel 2000, ed è stato studiato come modello di successo in un contesto tra i più difficili caratterizzato da guerre, epidemia e povertà estrema.