Formare per dare senso all’innovazione

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(foto da Pixabay)

di Ugo Calvaruso

Negli ultimi mesi, all’interno dell’ecosistema formativo gestito da Innovazione e Apprendimento, si è trattato il tema dell’innovazione. Non solo insieme a docenti e relatori, coordinati con Materias, sono state approfondite e trattate le differenti sfaccettature del tema, ma anche e soprattutto approfondite da tutta la comunità durante le attività di crowdsourcing e dei focus group.

Da un lato, è stato possibile individuare i tipi di innovazione (di prodotto e di processo, graduale e radicale, chiusa e aperta…), le caratteristiche che la distinguono e, allo stesso tempo, la rendono complementare all’invenzione, supportata dalla ricerca di base e dalla possibilità di generare nuova conoscenza; e, dall’altro, soffermarsi e riflettere sul delicato ruolo della formazione.

La formazione è un’attività che, all’interno della catena aziendale, produce “indirettamente” valore per le organizzazioni dei più svariati settori. Le attività formative servono sia per stimolare l’innovazione che per lavorare e colmare i gap di competenze, conoscenze e profili presenti nelle aziende. Ma, come molti professionisti appartenenti alla comunità hanno evidenziato, la formazione deve lavorare soprattutto sugli aspetti culturali. Anche se, il termine “cultura” ha molteplici sfaccettature e significati, quindi non può essere irrigidito in un’unica definizione o in un unico senso.

Nell’epoca delle grandi transizioni e dei cambiamenti continui sorge inoltre prepotente e fondamentale anche il “cambiamento culturale”, anche e soprattutto nelle organizzazioni. Questo porta a galla un’ulteriore responsabilità della formazione, e in particolar modo delle agenzie formative: far comprendere alle imprese che il miglioramento continuo, sia a livello di processo che di prodotti e servizi, non può semplicemente fermarsi all’innovazione o all’introduzione di nuovi macchinari, processi, tecnologie, ecc.; bensì, sviluppare una sensibilità ai piccoli sforzi per migliorare (continuamente) le relazioni e le organizzazioni, oltre a cogliere – criticamente – gli impatti sociali e ambientali che queste ultime hanno.

Il ruolo strategico della formazione deve diventare perciò evidente e svolgere così una funzione critica per garantire lo sviluppo sostenibile (in termini sociali, ambientali e non solo) delle nostre organizzazioni.

In breve, la formazione non genera solo valore, indirettamente, a supporto delle attività operative delle aziende. Ma è un’attività strategica dal momento che, oltre a colmare i gap e lavorare sui comportamenti taciti e manifesti, può aiutare le aziende a definire le nuove vision e le nuove mission.

Questo significa che diventa sempre più necessario investire seriamente in formazione (non solo in termini economici) per puntare a compiere realmente le transizioni di cui tanto si sta parlando. Questo implica una notevole sfida per il settore delle politiche del lavoro (di cui la formazione ne è parte “attiva”). Sfida che sarà trattata prossimamente dal nostro ecosistema.