Forex, si contano i danni del giovedì nero

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“Le perdite sono ancora in fase di conteggio, ma l’impressione è che siano miliardarie”, dicono alla Boston University, specializzata nella gestione del rischio. “Sono perdite che coinvolgono grandi banche, broker, hedge fund, fondi comuni di investimento a speculatori sul mercato valutario. Ci saranno ef etti a catena in tutto il sistema finanziario”. Lo tsunami provocato dalla decisione della Banca svizzera di abbandonare la linea Maginot del cambio a 1,20 contro l’euro – decisione, peraltro, adottata e comunicata a mercati aperti – ha causato danni ingenti tra i commercianti di moneta. L’onda valutaria del “Black Thursday” (giovedì nero) – così sarà ricordato il 15 gennaio 2015 – ha coinvolto e spesso travolto il Forex nella sua globalità. E si tratta di stime approssimate per difetto, quelle che intanto emergono, dal momento che crescono di ora in ora. Tra le vittime del terremoto valutario ci sono nomi importanti. Alcuni probabilmente saranno costretti a fallire. Alpari, uno dei broker più famosi, ha già dichiarato insolvenza. Certo, i clienti possono stare relativamente tranquilli, dal momento che i capitali, protetti dalla segregazione, sono salvi­ Ma i danni comunque restano. I clienti di Fxcm, il broker più importante degli Usa, hanno subito perdite per 225 milioni di dollari. Quotato in borsa al New York Stock Exchanges il titolo Fxcm è stato sospeso con un teorico ­88%. Invero, le azioni di Fxcm hanno perso il 90% in apertura a Wall Street il giorno successivo, venerdì 16 gennaio 2015. A spulciare la lista dei nomi delle vittime, man mano che arrivano i bollettini di guerra, ci sono però anche altre somme e nomi famosi. Secondo i primi calcoli ammontano a circa 400 milioni di dollari le perdite cumulative che Citigroup, Deutsche Bank e Barclays hanno subito dall’inaspettata decisione della banca centrale svizzera di far saltare il cambio a 1,20 contro l’euro e a di abbassare i tassi a ­0,75%. Citigroup, il più grande operatore in valute del mondo, ha perso più di 150 milioni di dollari. Stesso importo perso da Deutsche Bank. Barclays invece accuserebbe perdite per meno di 100 milioni, dopo che la Banca nazionale svizzera ha demolito una politica monetaria di tre anni di “capping”, del franco contro l’euro. Marko Dimitrijevic sta chiudendo il suo più grande hedge fund che a fine 2014 aveva attività in valuta per circa 830 milioni dollari, quasi totalmente azzerati per la decisione della BNS. E l’elenco è ancora molto lungo. Ma non tutti piangono, ovviamente. A fronte di perdite ingenti, c’è chi ha fatto guadagni stratosferici, giovedì scorso. Altro che giovedì nero, per questi fortunati. E’ il caso di chi, anche tra i privati, ha avuto la bravura di saper gestire i movimenti di valuta. Basta guardare i dati degli operatori, come quelli che fanno trading online con AvaTrade e altre compagnie per avere un quadro dettagliato della situazione. Borse asiatiche Nikkei positivo in avvio di settimana con i prezzi che hanno archiviato le contrattazioni odierne a 17014 punti in crescita dello 0,89% nonostante lo yen abbia recuperato terreno nei confronti di tutte le altre principali valute. Forte ribasso invece a Shanghai che perde più di 7,5 punti percentuali dopo la decisione da parte delle autorità competenti di una stretta sul margin trading, stretta dovuta ad un rialzo del listino considerato eccessivo e dif icilmente sostenibile. In calo anche l’Hang Seng che arretra dell’1,8% circa mentre Seoul ha chiuso in crescita dello 0,77%. Sul fronte macroeconomico la produzione industr iale del Sol Levante cala dello 0,5% in novembre su base mensile (dato rivisto al ribasso dal ­0,6% della lettura preliminare) dopo il progresso dello 0,4% di ottobre e contro lo 0,6% di calo atteso dagli economisti. Secondo la lettura finale dif usa dal ministero nipponico di Economia, Commercio e industria, su base annuale il dato segna un declino del 3,7% contro il calo dello 0,8% di ottobre. L’Uf icio di Gabinetto nipponico ha comunicato che nel mese di dicembre l’indice della fiducia dei consumatori è salito a 38,8 punti da 37,7 di novembre (38,9 in ottobre e 39,9 in settembre). Il dato, in progresso dopo quattro mesi consecutivi di declino, si confronta con attese degli economisti per una lettura a 38,5 punti. Secondo i dati dif usi dal ministero nipponico di Economia, Commercio e industria, il tasso di utilizzo degli impianti in Giappone è calato in novembre su base mensile dello 0,8% (lettura rettificata su base stagionale), contro il progresso dello 0,7% segnato in ottobre. Secondo quanto riporta l’agenzia stampa Xinhua, Song Guoqing, consulente accademico della People’s Bank of China, ha dichiarato che le attese per il 2015 sono per una crescita del Pil della Cina del 7,3% contro il 7,1% stimato in novembre dallo stesso istituto centrale e il 7,4% atteso per il 2014. Song, le cui stime secondo Xinhua sarebbero in linea con quella di Ma Jun (capo economista della Banca centrale di Pechino), prevede anche un progresso dei prezzi al consumo dell’1,6% nell’attuale esercizio. Pechino è atteso alla pubblicazione dei dati sul Pil del quarto trimestre, secondo Reuters attestatosi a una cresci ta del 7,2%, martedì 20 gennaio. I prezzi delle case sono calati significativamente anche in dicembre in quasi tutte le maggiori città della Cina, nel quarto mese consecutivo di declino causato da un eccesso d’of erta, anche se la fine del 2014 ha segnato un balzo delle vendite rispetto a un anno prima. In 68 delle 70 città monitorate dall’Uf icio nazionale di statistica cinese, in dicembre i prezzi delle case sono calati del 4,3% contro il 3,7% di declino registrato in novembre, secondo i dati elaborati da Reuters sulla base delle statistiche uf iciali pubblicate domenica. Complici le politiche accomodanti sui tassi d’interesse e l’accelerata da parte dei costruttori, le vendite di case sono però balzate del 9% rispetto a novembre, con gruppi come China Vanke e Country Garden che hanno registrato una crescita annuale del 129 e del del 167% rispettivamente. Borsa Usa A New York i principali indici interrompono la serie negativa e chiudono l’ultima seduta della settimana in netto rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato l’1,1%, l’S&P 500 l’1,34% e il Nasdaq Composite l’1,39%. Nel mese di dicembre la Produzione Industriale ha evidenziato un decremento dello 0,1% rispetto al mese precedente. Il dato e’ risultato inferiore alle stime degli addetti ai lavori (pari a +0,1%), in calo dal dato precedente pari a +1,3%. Il tasso di utilizzo della capacita’ produttiva si e’ attestato al 79,7%, inferiore alla rilevazione precedente (80%). La stima preliminare di gennaio dell’indice di fiducia dei consumatori statunitensi, calcolato dall’Università del Michigan e da Reuters, sale a 98,2 punti, in crescita rispetto alla rilevazio ne di dicembre (93,6 punti) e al di sopra delle previsioni degli addetti ai lavori pari a 94,1 punti, risultando sui livelli massimi degli ultimi 11 anni.. Europa Chiusura positiva per le principali Borse europee che hanno snobbato la situazione di Atene. Ma non per il listino elvetico. Le vendite si sono abbattute copiose sulla Borsa svizzera all’indomani della mossa della Swiss National Bank che ha deciso di togliere il tetto minimo di 1,20 al cambio euro/franco svizzero. La moneta unica ha continuato la sua discesa nei confronti del dollari violando al ribasso quota 1,15 per la prima volta dall’autunno del 2003. La prossima settimana porterà anche alle elezioni politiche in Grecia dove oggi Eurobank e Alpha Bank hanno chiesto accesso al fondo di emergenza della Banca centrale ellenica. A Francoforte il Dax ha guadagnato l’1,35% a 10.167,77 punti, il parigino Cac40 è avanzato dell’1,31% a 4.379,62 punti, il londinese Ftse100 è salito dello 0,79% a 6.550,27 punti mentre a Madrid l’Ibex35 ha mostrato un rialzo dello 0,56% a 10.038,90 punti. Italia Piazza Af ari ha chiuso in deciso rialzo, venerdì, con il mercato che attende sempre di più il lancio del quantitative easing da parte della Bce, previsto per giovedì 22 gennaio. L’indice Ftse Mib ha chiuso con un rialzo del 2,17% a 19.254 punti. Acquisti sui titoli del comparto bancario: Banco Popolare ha guadagnato il 4,46% a 9,61 euro, Popolare dell’Emilia Romagna l’1,20% a 5,04 euro, Popolare di Milano l’1,38% a 0,588 euro, Intesa Sanpaolo l’1,06% a 2,488 euro, Ubi Banca lo 0,82% a 5,545 euro, Unicredit il 2,26% a 5,195 euro. Ben comprati anche i due colossi pubblici dell’energia: Eni ha mostrato un progresso del 2,36% a 14,33 euro, mentre Enel è avanzata del 2,10% a 3,694 euro. Brillante Finmeccanica (+3,55% a 8,46 euro) in attesa degli ultimi sviluppi nella partita per la cessione del polo trasporti. FCA (+1,85% a 10,45 euro) ha sfruttato i dati sulle vendite di auto in Europa. Tonfo di WDF (­5,18% a 8,145 euro) all’indomani de lla presentazione del piano industriale 2015­2017.