Fondazione Symbola, presentato il rapporto su soluzioni e tecnologie per i piccoli comuni e le aree montane

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in foto Ermete Realacci, presidente di Symbola

Soluzioni e Tecnologie per i Piccoli Comuni e le aree montane” è un rapporto che si inserisce nell’ambito dell’attività dell’Osservatorio di Officina Italia, promosso da Fondazione Symbola, Fondazione Hubruzzo e Carsa, con il patrocinio di Anci, Uncem, Touring Club Italiano, Fondazione Garrone, Fondazione Cariplo, Federparchi, Coldiretti, Legambiente, Ance, CNA PCC, CNI, CNGG, Mobility in Chain, Linfa, Andropolis, Comunità Montana Valle Trompia, Cgil, Cisl, Uil, ed è stato presentato oggi da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Enzo Bianco, presidente del consiglio nazionale Anci; Sergio Galbiati, presidente della Fondazione Hubruzzo; Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale; Vanessa Pallucchi, portavoce Forum Terzo Settore; Lino Gentile, responsabile Anci Aree Interne.
Il rapporto riprende e sviluppa l’esperienza decennale maturata nelle ricostruzioni dell’Appennino centrale prima con Officina L’Aquila per il sisma del 2009 e poi con Ricostruire il Piceno, Abitare l’Appennino per il sisma 2016/17 – affronta il tema delle aree del Paese interessate da processi di indebolimento economico, sociale e demografico. È un rapporto coerente con la filosofia della legge Realacci (158/2017) sulla valorizzazione dei piccoli comuni, che rimane ancora largamente inapplicata ma che indica proprio nei territori cosiddetti “marginali” un punto di forza per il futuro dell’Italia. La messa in sicurezza del territorio rappresenta infatti una condizione fondamentale ma non sufficiente per assicurare condizioni di abitabilità in contesti interessati da antiche e nuove vulnerabilità; da quelle sismiche e idrogeologiche a quelle ambientali conseguenti agli effetti della crisi climatica. Un territorio rappresentativo di realtà prevalentemente montane ed alto collinari – che interessa ben il 66,8% della superficie nazionale non riconducibile a periferia delle grandi conurbazioni urbane – chiamate a svolgere un ruolo decisivo nella risposta alle sfide poste dalle crisi climatica e pandemica; dalle politiche di mitigazione legate alle opportunità offerte dall’economia circolare a quelle di adattamento necessarie per continuare ad assicurare l’erogazione di servizi ecosistemici, fino alla costruzione di nuovi equilibri territoriali e sociali capaci di innalzare il livello di anti-fragilità delle nostre società.

L’Italia che sfida le crisi
“Nel grande mosaico di un’economia a misura d’uomo, come recita il Manifesto di Assisi, necessaria per contrastare le sfide che abbiamo davanti come la pandemia, la crisi climatica e la drammatica crisi prodotta dall’invasione dell’Ucraina – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – le 44 tessere presentate in questo rapporto confermano il contributo decisivo che può venire dai territori e dalle comunità. C’è un’Italia che sfida le crisi, compete e si afferma senza perdere la propria anima. I piccoli comuni sono parte importante della nostra identità. Mi sono battuto per avere una legge sui piccoli comuni e ora c’è. Un comune è il suo campanile, la sua comunità, i suoi servizi. Servono scuole, un nuovo modello di sanità, uffici postali, piccoli esercizi commerciali, banda larga anche per attrarre i giovani e creare nuove imprese:un’economia più forte proprio perché più a misura d’uomo. Un’Italia che fa l’Italia e si muove entro le chiavi proposte dal Next Generation EU per affrontare la crisi e rilanciare l’economia: coesione, transizione verde e digitale”.

Economia circolare, coesione sociale ed etica d’impresa
“Il Rapporto Tecnologie e soluzioni per i piccoli comuni, si inserisce nell’ambito dell’attività dell’Osservatorio di Officina Italia: iniziativa sostenuta anche da Hubruzzo Fondazione Industria Responsabile” – dichiara Sergio Galbiati, presidente della Fondazione Hubruzzo – “Con questa ricerca così come con altre sinora realizzate, intendiamo favorire e promuovere progetti di sviluppo locale, a partire dall’Abruzzo, con l’intento di essere d’ispirazione per tutte le regioni italiane. Le aree interne del nostro Bel Paese, oggi interessate da processi di indebolimento economico, sociale e demografico, dovranno rigenerarsi anche sulla base di nuove formule imprenditoriali capaci di coniugare economia circolare, coesione sociale ed etica d’impresa”.

La crescita e lo sviluppo delle aree interne e dei piccoli Comuni
“I piccoli Comuni sono l’ossatura, la spina dorsale che sostiene i nostri territori sempre di più messi a dura prova dalle grandi sfide globali: dai cambiamenti climatici alla pandemia, dalla transizione digitale e alle grandi crisi umanitarie, come quella che purtroppo stiamo vivendo con la guerra in Ucraina. In questo scenario, in cui i sindaci sono sempre più protagonisti, le politiche pubbliche devono andare nella direzione della tutela e della cura dei territori per renderli sicuri e vivibili. Solo così potremo garantire servizi fondamentali e contrastare lo spopolamento che investe i nostri borghi che dimostrano di non arrendersi mai”, ha sottolineato il presidente del Consiglio nazionale di Anci, Enzo Bianco. “Le esperienze presentate oggi – ha proseguito – sono la testimonianza che nei piccoli Comuni si sperimentano le soluzioni più innovative che vanno nella direzione della collaborazione con le comunità locali per rispondere alle crisi del nostro tempo. Cittadini, associazioni locali, piccole aziende e Università di concerto con l’amministrazione locale sono protagoniste di buone pratiche ed esperienze di cura condivisa dei beni comuni e del territorio mettendo in atto un nuovo modello di governance locale centrata sul ‘noi’ e sulla collaborazione. La crescita e lo sviluppo delle aree interne e dei piccoli Comuni – ha concluso Bianco – rappresenta dunque una sfida decisiva che investe il paese intero: dobbiamo mettere a sistema energie e risorse per rispondere in modo efficace e concreto al nostro tempo anche in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Le 44 buone pratiche relative ad 11 ambiti
Attraverso la presentazione di 44 buone pratiche relative ad 11 ambiti – prevenzione e sicurezza, gestione delle acque e servizio idrico, energia, agricoltura, foreste, agroalimentare, cultura e turismo, interconnessione e networking, servizi alla comunità, scuola e formazione e mobilità – dal rapporto emerge come l’innovazione sia una chiave per la trasformazione delle sfide in opportunità per contesti depositari di un immenso patrimonio storico, artistico, ed enogastronomico, della quasi totalità delle aree protette italiane, in cui abbondano risorse boschive ed idriche. Una nuova civitas che nasce da una visione circolare dell’economia e della società in grado di rivitalizzare territori e comunità, anche grazie al ripensamento e rafforzamento dei servizi al cittadino – primi tra tutti quelli sanitari, scolastici e di trasporto necessari a rendere migliore la vita delle persone – coerente con la visione e gli obiettivi della legge Realacci (158/2017) per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni.
Il rapporto è ampio sia dal punto di vista delle tecnologie che dei soggetti presi in esame: dalle strategie promosse da soggetti pubblici e privati, università, centri di ricerca e start up promotrici di innovazioni e studi, per arrivare alle realtà non-profit. Un panorama dal quale emergono il ruolo cruciale, la funzione rigenerativa – anche rispetto alle città – e la spinta verso il futuro dei territori. Sono state selezionate esperienze e soluzioni persino futuribili, come alcune applicazioni della blockchain o dei big data per il monitoraggio dei territori e la semplificazione dell’apparato burocratico o per migliorare la tracciabilità delle filiere agroalimentari. Tre i parametri chiave adottati: il primo territoriale relativo alla loro applicabilità nelle aree meno densamente abitate e urbanizzate; il secondo riguarda l’innovatività(digitale, tecnologica o di modello); il terzo attiene alla replicabilità. Si tratta di soluzioni human centered che vedono l’uso della tecnologia principalmente come fattore abilitante delle comunità, sostenibili dal punto di vista ambientale ma anche per facilità d’uso e convenienza. Elaborate e realizzate in larga parte nei piccoli comuni si tratta di soluzioni che possono trovare un’applicazione nei diversi contesti montani e in particolare nell’Appennino centrale interessato dal Programma unitario di intervento per le aree del terremoto del 2009 e 2016 previsto dal Fondo complementare al Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR). Molto significativo è anche il patrimonio enogastronomico: delle 293 DOP e IGP mappate da Fondazione Symbola e Coldiretti sul territorio nazionale, ben 270 coinvolgono i piccoli comuni (92,2%),filiere produttive locali valorizzabili attraverso l’introduzione di tecnologie, meccaniche e digitali, che contribuiscono a ridurre i costi, a fornire strumenti di tracciabilità e di valorizzazione, promozione e vendita dei prodotti. Una rivoluzione tecnologica che consente di reimpostare nuovi mestieri legati al contesto locale, aumentandone il valore aggiunto.