Fondazione Banco di Napoli riporta all’antico splendore l’orologio della torre del Convitto

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di Daniela Salvatore

“L’orologio della torre del Convitto riflessioni finalizzate al suo recupero”. Questo è il titolo di un articolo, della sottoscritta, pubblicato su di un libro edito in occasione del bicentenario dell’istituzione del primo nucleo del Convitto nel breve periodo francese di Napoli, nel 1808. L’articolo cadde nelle mani giuste del Vicepresidente della Fondazione Banco di Napoli, il compianto dott. Egidio Mitidieri, che subito offri l’intera cifra per il recupero, ben 36000 euro perché è stato un lavoro complesso, in cui sono stati coinvolti il compianto Maestro orologiaio Salvatore Riccio (che ha donato al CNR la collezione di orologi da lui recuperati nel Museo di San Marco dei Cavoti) coadiuvato dall’orologiaio Mario Monaco, la ditta Sebino di Genova e altri tecnici ancora. Forse la torre, aggiunta in seguito, rompe un po’ il magnifico equilibrio dell’originario palazzo Vanvitelliano, ma in compenso contiene un vero gioiello: l’EQUAZIONE DEL TEMPO, un quadrante sottostante quello tradizionale, che è li sin dal 1858. In che consiste l’equazione del tempo, già accattivante sin dalla sua definizione? Sinteticamente si può dire che segna gli anticipi e i ritardi, in minuti, dell’ora vera solare rispetto all’ora civile, quella che segnano i normali orologi. Da dove nasce questa differenza? Nasce dal fatto che l’intervallo tra due mezzogiorni non è sempre esattamente uguale, come per praticità facciamo finta che sia, ma varia di pochi secondi da giorno a giorno che però, sommati algebricamente, portano ad una differenza di circa 15 minuti in più o in meno massimo nel corso dell’anno. Allora dobbiamo ricordare perché la durata del giorno non è costante: non lo è perché l’orbita terrestre è ellittica; quindi, varia la distanza e con essa la velocita di rivoluzione della terra intorno al sole, e poi perché l’asse terrestre è inclinato. Solo se l’orbita fosse perfettamente circolare e l’asse fosse perfettamente perpendicolare al piano su cui ruota i giorni avrebbero perfettamente la stessa durata. La cosa incredibile è che questo orologio, unico al mondo, è un’ennesima chicca borbonica (aggettivo spesso usato con senso di arretratezza). La spinta ad avere l’ora solare esatta probabilmente è stata perché essa è legata alla longitudine che con la latitudine (calcolata con l’altezza del sole), permetteva di localizzare perfettamente la posizione delle navi della loro flotta.