Fiumi di parole torbidi tendenti a esondare spesso e volentieri dagli argini della correttezza 

in foto Giuseppe Conte, Roberto Fico e Beppe Grillo

È accaduto anche quanto riportato di seguito, a fine della scorsa settimana e l’onda lunga che ha provocato prosegue ancora minacciosa la sua avanzata.. In una situazione di forte tensione socio economica del Paese, dove giorno dopo giorno montano di pari passo il disagio e la violenza, c’è chi, in maniera estemporanea, senza badare troppo a quanto dice, quindi a braccio, ha l’ardire e la dabbenaggine di fomentare una parte della società, quella più esasperata. Ha fatto ciò nel fine settimana, sabato per la precisione, un capopolo da teatrino parrocchiale, o meglio un improbabile aspirante a quel ruolo. Aggiungendo che lo stesso ormai da anni predica, a mo’ di capo di una setta, del necessario quanto indifferibile avvio di una sorta di viaggio espiatorio degli italiani attraverso spazio e tempo. Meta sarebbe una specie di societàpromessa che ricorda da vicino quella descritta da Lucio Dalla in una sua nota canzone. La politica, come la diplomazia che, a ben considerare, ne è una costola, sono materie estremamente complesse e delicate. Se messe in mani inadeguate, possono dare origine a situazioni estremamente sgradevoli. C’è un muro molto robusto eretto tra quelle due attività: in diplomazia si entra per concorso, previa una cernita dei candidati. Tanto per fare il possibile affinchè all’estero l’ Italia sia rappresentata nel migliore dei modi. Un tempo, lontano, ma nemmeno tanto, la selezione per entrare in quel corpo era fatta prevalentemente tra persone di sangue blù. Il motivo che spingeva in tal senso chi operava all’interno della Farnesina era che, agendo in tal modo, poteva ritenere con buona approssimazione di aver fatto così la metà del lavoro. Ciò perché, essendo la stoffa buona, c’era solo da affidarla a sarti all’altezza perchè ne facessero abiti come si deve. In tal modo, con poche eccezioni di rilievo, la diplomazia italiana funziona. Non così i rappresentanti del popolo, che lavorano in larga parte all’ interno dei confini nazionali. Bisogna fare un breve excursus sulla rappresentanza popolare italiana dal dopoguerra ai tempi attuali. Dopo la caduta del fascismo che aveva voluto lo scioglimento e la messa al bando dei partiti politici, l’ Assemblea Costituente disciplinò le modalità operative per l’ elezione dei componenti delle due camere. In uno definì l’essenza dei partiti politici. I movimenti non trovarono spazio in quell’occasione e cominciarono a prendere forma diversi anni dopo. Sia per appartenere a un partito politico che a un movimento, non c’e bisogno di superare nessuna prova culturale, né di essere di “chiara e indiscussa moralità”, formula generica e di difficile trasferibilità nel concreto. È così che sabato scorso a Roma, gli italiani e non solo loro hanno assistito a una performance di un personaggio che secoli fa, a Napoli, sarebbe stato un comprimario compatibile senza ombra di dubbio con quello, per ora più famoso, era per tutti Masaniello, espressione sintetica di Tommaso di Aniello, il padre. Non che la scena calcata ora sia molto diversa da quella di allora, ma è il tessuto sociale che si configura in maniera sostanzialmente diversa. Nel dettaglio, che si sia potuto osservare e ascoltare in questo inizio di millennio quanto è stato sbraitato (questa la qualità del pateracchio pseudo politico innanzi accennato) e quanto ha fatto scaturire nell’ opinione pubblica, è da considerarsi una prova del nove del grande disagio che sta vivendo il Paese. Con l’ aggiunta di una particolarità che lo accresce. Se taluni possono continuare a parlare e a agire in maniera così scomposta, è perchè ci sono quanti, fortunatamente in diminuzione, prendono per oro colato quelle dichiarazioni. Esse sono simili alla chiamata alle armi in un opera dei pupi: invettive, scontri fisici e confusione, vale a dire tanta aria fritta. Buona, quest’ ultima, unicamente per ingannare non lo stomaco, bensì il cervello di chi é attratto dalle loro sirene dal vociare quanto meno ingannevole. Cio che più colpisce è il consenso di chi si avvicina a tali castigamatti esodati dai palcoscenici dell’ avanspettacolo per aver ripetuto troppe volte lo stesso ritornello, tra l’altro più che stonato.C’è stato chi, a Roma, è voluto salire sul palco volendo imbonire buonismo da predicatore porta a porta o da programma televisivo di culti alternativi, senza stacchi musicali per fortuna, Oltre a sedicenti artisti prossimi al congedo che, anche in gioventù, non hanno prodotto niente che possa far si che la storia si ricordi di loro. Fin qui, esibizione per esibizione, il sentimento meno negativo che personaggi del genere possono innescare è la compassione. Più difficile diventa farsi un’ idea serena su chi tra il pubblico ha battuto le mani, pur essendo segretario di un partito, o meglio quanto è rimasto del sodalizio da cui pretende di aver preso origine. Per la precisione un epigono di molti suoi predecessori, importanti inquilini delle costruzioni politiche che hanno preceduto la attuale casa sempre più prossima alla inagibilità. Le stesse che, nel bene e nel male, hanno permesso di scrivere a chi visse al loro interno, pagine importanti della storia italiana, almeno dall’inizio del secolo scorso. In buona sostanza si può affermare che mentre in Inghilterra, a Londra, c’è uno spazio ben definito dove ci si può comportare in maniera analoga a quella innanzi descritta, lo Speaker’s Corner di Hyde Park, nel Paese è permesso farlo dappertutto. È difficile da accettare ma le cose stano realmente così, che mentre accade tutto ciò nel bacino del Mediterraneo, situazioni e comportamenti di tutt’ altra portata, gestiti con un approccio da manuale, hanno riempito il fine settimana e oltre in Cina. Il Segretario di Stato americano Blinken si è recato in visita ufficiale a Pechino, ben sapendo che non sarebbe stato accolto con squilli di trombe e manifestazioni di benvenuto. Ha cominciato a interloquire con il Ministro degli Esteri di quel paese, Qon Guizung, riuscendo a incontrare anche il Presidente XI Ĵimping. La sua è certamente un’ operazione di scouting propedeutico, almeno con questo spirito lo approcciano gli osservatori interessati e qualificati, a un incontro vis a vis tra Biden e il presidente cinese, probabilmente sul finire dell’estate. Un altro Segretario di Stato degli USA, a metá degli anni ’60, si cimentò in qualcosa del genere e ebbe successo. Era Henry Kissinger e alla guida di quello che era stato il Celeste Impero era un gigante, Mao Tse Dong . Richard Nixon, allora presidente degli USA, potè così recarsi nella capitale cinese e di lì prese il via la distensione tra le due grandi potenze. È bene che ogni tanto certi episodi clou vengano riportati alla mente, al fine di attingere da essi spunti sui comportamenti da adottare in situazioni del genere. Senza trascurare un’altra considerazione che può contribuire a che si abbassino i toni, a tutte le latitudini: repetita juvant.