Fisco, tassa di soggiorno in 650 Comuni: a Napoli gettito di 4,5 mln nel 2015

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L’imposta di soggiorno e di sbarco, un’imposta facoltativa di carattere locale applicata a carico delle persone che alloggiano nelle strutture ricettive situate in località turistiche o città d’arte, nel 2015 ha generato un gettito per le casse dei Comuni di oltre 431 milioni, in aumento del 20,5%. E’ quanto emerge da un’indagine del Servizio Politiche Territoriali della Uil, ricordando che fu istituita nel 2010 nella Capitale per ripianare il deficit comunale. Fu poi introdotta strutturalmente per tutti i Comuni dal Governo Berlusconi, con il decreto legislativo sul fisco municipale, in attuazione del federalismo fiscale. L’imposta di soggiorno, da istituirsi con Regolamento Comunale approvato dal Consiglio, può essere applicata da 10 centesimi a un massimo di 5 euro per notte di soggiorno (fa eccezione Roma dove l’imposta puo’ arrivare a 10 euro per notte); mentre la tariffa per la tassa di sbarco sulle isole minori e’ di 1,50 euro a persona. Il relativo gettito e’ destinato a finanziare interventi in materia di turismo, di manutenzione, fruizione e recupero di beni culturali e ambientali locali, nonchè dei relativi servizi pubblici locali. Le modalità di applicazione sono diverse e vanno dal versamento di un importo fisso a un importo variabile a seconda delle stelle della struttura. La maggioranza dei comuni ha scelto di diversificare le tariffe in base alle “stelle” attribuite alle strutture. Si paga per una o piu’ notti in albergo, ma anche campeggi, bed&breakfast e agriturismi sono toccati dall’imposta.

Blocco degli aumenti
Se nel 2011, anno di esordio di tale imposta, prevista dal Decreto sul federalismo municipale, i comuni che avevano optato per l’imposta si contavano sulle “dita di una mano” (Venezia, Roma, Firenze, Catania, Padova, Vieste, Villasimius e pochi altri) nel 2016, secondo il Servizio Politiche Territoriali della Uil, sono 650 i comuni che applicano l’imposta di soggiorno, dato stabile rispetto al 2015 e in aumento del 14% rispetto al 2014. Per quest’anno, anche questa tassa, come le altre imposte locali, e’ soggetta al blocco degli aumenti decisi a livello nazionale con la Legge di Stabilita’. Non solo le grandi citta’, ma dal mare alla montagna, dalle localita’ termali alle localita’ sui laghi, vale a dire le cosiddette localita’ turistiche, i comuni hanno introdotto il balzello.

I dati
Secondo l’analisi, a Roma per una notte in un albergo 3 stelle si paga 4 euro, per un albergo di lusso 7 euro, in un B&B 3,50 euro, in agriturismo 4 euro e in campeggio 2 euro. A Firenze una notte in albergo a 3 stelle si pagano 3,50 euro e 5 euro per un 5 stelle, in agriturismo 3,50 euro, in B&B 2,50 euro e in campeggio 1,50 euro. A Venezia, per ammirare il ponte di Rialto, a secondo delle stelle che si scelgono, l’imposta in un albergo costa da 2 euro a 5 euro a notte, in B&B 3 euro a notte. A Rimini e Riccione si parte da 0,70 euro a notte per un hotel a 2 stelle fino ai 3 euro a notte per un hotel a 5 stelle. A Taormina si va da 1,50 euro in un albergo a 2 stelle fino ai 5 euro a notte per un hotel 5 stelle; a Courmayeur da 0,80 euro a notte a 3 euro; a Montecatini si parte da 0,70 euro a 1,70 euro; mentre a Viareggio si parte da 2 euro a notte (hotel 2 stelle), fino a 5 euro a notte (hotel 5 stelle).

Gli incassi comunali
A Roma nel 2015 l’imposta ha prodotto un gettito di 123,1 milioni; a Milano 61 milioni; a Venezia 27,5 milioni; a Firenze 26,7 milioni; a Rimini 7 milioni; a Torino 5,9 milioni; a Napoli 4,5 milioni. “In linea generale – osserva Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil – non siamo contrari a priori a questa imposta, preferibile all’aumento delle addizionali Irpef o della Tari e quindi meglio ricorrere a questa leva fiscale, purche’ essa sia propedeutica a disegnare un fisco locale piu’ equo e, soprattutto, se i proventi di questa ‘tassa’ siano utilizzati per creare, soprattutto in quelle localita’ ad alto impatto turistico, quel circolo virtuoso in grado di mettere in moto l’occupazione locale attraverso investimenti nelle opere infrastrutturali turistiche. Quindi una vera e propria tassa di scopo che dovrebbe essere finalizzata al miglioramento della qualita’ dei servizi della citta’”.