Fine vita, il rettore dI UniFortunato Scala: Verso una soluzione equilibrata ma c’è da lavorare

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Sul tema del fine vita la Corte Costituzionale ha aperto la strada verso “una soluzione equilibrata ma c’è ancora da lavorare”. È il commento del rettore dell’Università Giustino Fortunato, Angelo Scala, che all’ateneo telematico sannita insegna Diritto Processuale Civile, dopo la sentenza con cui la Consulta ha stabilito che non è punibile chi agevola il suicidio nei casi estremi come quelli del Dj Fabo. Sull’argomento, si è espresso di recente anche il Tribunale di Roma che, pronunciandosi sul caso di una donna di 62 anni in stato vegetativo irreversibile, ha stabilito che si può chiedere lo stop alle cure anche senza Testamento biologico ma con la volontà espressa. Per Scala “è un tema ancora aperto su cui, senza pregiudizi secondo me è possibile trovare un punto di equilibrio tra le diverse sensibilità religiose morali e giuridiche”. In prima battuta, ha rilevato Scala, “occorre osservare come la Corte Costituzionale sia intervenuta in una materia nella quale aveva più volte sollecitato l’intervento del legislatore, ponendo così il delicato problema di stabilire se in questa materia sia opportuno e necessario un intervento legislativo che, in quanto tale, rischia di frustrare i valori di una parte della comunità, ovvero non sia più opportuno affidarsi a una logica del caso per il caso, lasciando ai giudici la sensibilità di valutare sulla base dei principi generali dell’ordinamento le singole fattispecie, di volta in volta, sottoposte al loro esame”. In ogni caso, ha concluso, “è da apprezzare la prudenza della Corte che, pur ritenendo, in alcune circostanze non punibile colui il quale aiuti un soggetto a finire la propria esistenza, ha evitato di evocare i principi generali e assoluti che, se intesi in senso troppo estremo, possono condurre a rischi di vero e proprio abuso”.