Figli contesi e violati: liti e urla che finiscono nelle aule di Tribunale. Il giudice impone il “vigilante”

Due bambini ed una famiglia divisa dalla fine di una storia d’amore. Gli ex litigano per i due figli ed il giudice nomina un “vigilante”. Inedita ed insolita la sentenza di qualche settimana fa emessa dal Tribunale di Mantova, che ha deciso di imporre alla coppia l’intervento di un coordinatore genitoriale. Una sorta di tutore che dovrà vigilare sul corretto comportamento dei due ex coniugi nei confronti dei loro due figli, di 12 e 9 anni. Proteggendoli da una situazione divenuta intollerabile a causa delle tensioni e della accuse reciproche. Infatti, nelle motivazioni del Tribunale civile si legge – “per sorvegliare il comportamento della coppia”. Così per i genitori ed i figli arriva il coordinatore, che nasce negli Stati Uniti d’America, ma una figura professionale che da poco è entrata a far parte dell’ordinamento giuridico italiano. Il suo compito sarà quello di aiutare i due genitori nelle scelte riguardanti la formazione dei figli e dar loro una mano a gestire i conflitti. Ma dovrà, soprattutto vigilare sul calendario delle visite, prendendo lui le decisione se i genitori non riusciranno ad accordarsi. Spetta alla sentenza come in questo caso stabilire con quale cadenza si dovranno monitorare i rapporti e sino a quando. In molti casi il nome del professionista è scelto dal consulente tecnico nominato dal giudice, con la quale gli ex coniugi devono collaborare, senza comportamenti ostacolativi. La parcella del coordinatore sarà a carico di entrambi i genitori, infatti, la sentenza mantovana prevede che le spese vengano sopportate dalle parti nella misura di una spesa straordinaria. Amori che giungono al capolinea, matrimoni che finiscono, separazioni dolorose e conflittuali e se le storie d’amore finiscono per sempre, un legame resta invece per sempre: essere genitori. I bambini vengono utilizzati come scudo o arma di ricatto nelle liti matrimoniali, vengono usati come oggetto di scambio da genitori irresponsabili e prepotenti, ma anche vittime di un sistema giudiziario lento. C’è sempre uno dei due ex partner che non riesce a vedere i propri figli, che vive come violenza le norme e i giudizi. In tutte le vicende familiari di figli contesi, la sofferenza coinvolge in eguale misura entrambi i genitori ma i diritti violati sono sempre quelli dei minori, come raccontano anche la maggior parte delle carte processuali in tema di separazioni. Separazione spesso è sinonimo di querelle, insensibile e dolorosa che si sviluppa tra un padre ed una madre, molto più vicina a una rissa piuttosto che ad una riflessione matura tra ex coniugi nell’interesse della prole. Urla e porti che si chiudono in modo crudo e violento: voci di liti e di menzogne tra padri e madri che soffocano il pianto silenzioso e sommesso dei figli. Una porta che non si può richiudere,  a doppia mandata le istanze di chi ha diritto di crescere con serenità e  di non soffrire. E se la separazione o il divorzio è altamente conflittuale l’aula di un Tribunale diventa la sede di discussione e determinante sarà il ruolo dei Servizi Sociali che determineranno l’affidamento dei figli, e potranno anche prevedere percorsi di supporto alla genitorialità, come percorsi di mediazione familiare o anche il moderno coordinatore genitoriale. Supporti che servono a conciliare gli ex che non smettono mai di essere genitori ed educatori, per cui la costruzione di un rapporto fatto di collaborazione e di decisione diviene importante, specie dove la l’ex coppia ha un elevato livello di tensione che comporta inevitabilmente un’incapacità di gestire in maniera congiunta e condivisa il progetto di crescita dei figli. Nei casi di separazioni conflittuali, l’assistente sociale nell’immediato su mandato della Magistratura svolge un’analisi psico-sociale, che coinvolge la famiglia, la scuola e l’ambiente di vita del bambino. In casi immediati può predisporre l’allontanamento del minore o prevedere un affido esclusivo ad uno dei genitori nel frattempo che si predisponga un progetto di intervento per il nucleo familiare, in modo da convertire questo affido da esclusivo a condiviso, nel tempo e con un progetto di supporto alla genitorialità. Gli adulti dovranno spogliarsi dai panni di coniugi sofferenti e conflittuali, indossando quelli di genitori pronti al benessere dei propri figli, aprendosi anche all’aiuto e alla collaborazione di professionisti, e dovranno tener ben presente che le ragioni di un padre o di una madre non potranno mai essere superiori a quelle di un figlio.